Forse ho fatto male a far passare così tanto tempo tra il ritorno dalla Polonia e queste mie considerazioni post-viaggio.
Non avevo e non ho dimenticato la possibilità che mi fu offerta di vivere un’esperienza simile , purtroppo però in questo periodo non riesco a trovare il giusto tempo da dedicare a questo mio blog e in gran parte me ne dispiace.
Ad ogni modo , cerco di riprendere come se non fosse passato più di un mese da tale evento ..
Prima di partire scrissi di quanto un uomo solamente con la sua presenza mi fosse entrato nel cuore.
In quelle tre giornate , non solo mi sono entrate nel cuore altre persone ma luoghi , esperienze , eventi , cattiveria , ricordi e sopratutto tanto dolore. Dolore gratuito che come ci spiegano gli storici , gli scritti e direttamente i sopravvissuti stessi è stato semplicemente inutile. Non vi era nessun fondamento particolare a tale sterminio , solo voglia di eliminare.
Sono parole che pesano e me ne rendo conto ma spero che in futuro siano ben altre parole quelle che riusciranno a rimanere impresse nella mente di chi ancora oggi ha il coraggio di negare tanta distruzione.
Sono le parole di persone come Tatiana Bucci quelle che mi lasciano inerme di fronte alla sua persona.
Sono le parole di Andra Bucci , ricche di commozione.
E sopratutto quelle di colui il quale è stato per me protagonista indiscusso di tale viaggio: Samuel Modiano.
Lui oltre alla commozione , visibile e palpabile nell’aria , mi ha riempito i ricordi di un’infinita tenerezza.
Ma prima di lasciarvi a tali parole , sarà forse meglio spiegarvi il programma che abbiamo strettamente seguito.
L’organizzazione avuta dalla provincia di Roma posso a mio parere considerarla alquanto soddisfacente , la pecca che ha rovinato l’intero viaggio è stata la fretta mista ad un’enorme confusione subita da qualsiasi cittadino polacco nei dintorni del nostro gruppo. Con questo intendo includere sopratutto i dipendenti dell’hotel.
Ad ogni modo , nella mattinata di domenica siamo andati a visitare il quartiere ebraico , da non confondere con ciò che abbiamo visitato nel pomeriggio , il ghetto nazista. Sono due cose profondamente differenti e per questo le guide tendono sempre a sottolineare l’errore che fa l’essere umano medio nel confonderle.
La giornata di lunedì l’abbiamo interamente dedicata alla visita dei campi di concentramento : Birkenau ( Auschiwitz II ) e Auschwitz ( I ).In questo momento posso tranquillamente confessare la mia ignoranza riguardo a questi campi. Sono dell’opinione che se non fossi partita per questo viaggio avrei sempre creduto che fosse Auschwitz il campo di sterminio più terrificante. Non è così.
Ve lo posso garantire , anche se è da Auschwitz che è partito tutto , anche se è lì che vi ricordiamo la presenza di personaggi come Primo Levi , qui lo dico e qui lo ripeto io non potrò mai dimenticare l’immensità del campo di Birkenau. È una cosa che lascia senza fiato , mi avevano avvertito e avevo creduto alle parole che mi erano state dette ma nulla è servito. Sono arrivata lì e sono rimasta semplicemente a bocca aperta.
Per chi non lo sapesse ( come me prima del viaggio dopotutto ) Birkenau è 30 volte più grande di Auschwitz.
Solo questo dato dovrebbe farvi immaginare quello che ho visto : un’immensa desolazione , immensa.
L’ultimo giorno invece , sotto una leggera pioggerella , abbiamo fatto gli ultimi giri per la città di Cracovia. In tal modo sono venuta a sapere quello che non avrei neanche immaginato. Cracovia è particolare , di fatto è una città tutt’ora fondata su numerose leggende. E chi se lo sarebbe mai aspettato?
Di certo non io e allo stesso tempo non mi sarei mai aspettata di avere così tanta fortuna. Perchè?
Ricordate le parole di prima? Intendo dire quelle dei sopravvissuti che vi ho preannunciato lasciandovi col fiato sospeso.
Bene , le parole che riporterò qui ora me le tengo aggrappate forte ai ricordi , perchè sono parole importanti , dette sì dai sopravvisutti ma perchè dette a me e non all’ennesimo ragazzo che ha voluto fare la domanda nelle conferenze organizzate la sera.
A me , me soltanto.
Avrei voluto chiedere , esaurire i miei dubbi e le mie lacune ma quando mi decisi a farlo il presidente della provincia decise che era tardi e che ci saremmo dovuti preparare per la giornata successiva.
Così , da impertinente ho chiesto alla prof che ci accompagnava quale fosse l’occasione migliore per prendere di persona i sopravvissuti. Il tempo era poco e di fatto durante tutta la mattinata siamo stati occupati. Fortunatamente in aeroporto ho notato un signore anziano , seduto su una sedia tutto solo.
Sono andata , ho chiesto.
Quello che mi si è presentato davanti era un omino dolcissimo , di fronte al quale non sono stata in grado di trattenere i miei sentimenti. L’ho abbracciato e gli ho stampato sulle guance 4 grossi baci , come fossi stata una bambina piccola di fronte al nonno e di fatti nel momento in cui mi parlava , mi guardava negli occhi , io lo vedevo davvero come mio nonno. Strano? Forse neanche troppo.
La sua umanità è disarmante.
“Ci sono frasi di personaggi come Gandhi e addirittura Primo Levi che richiamano il tema del perdono. Com’è possibile parlare di perdono in questi casi?
La giustizia risiede solo nel ricordare la vostra esperienza?”
La sua risposta è stata questa :
“Perdonare queste persone? Io non posso perdonare le persone che mi hanno fatto tanto male ma devo pur sempre ricordare a me stesso che esistono nuove generazioni che guardano avanti e non è giusto che io provi rancore verso queste generazioni che nei miei confronti non hanno fatto nulla. Ti posso dire che provo addirittura più facile andare a fare lezione nelle scuole tedesche perchè i ragazzi che ho di fronte si sentono tutti indistintamente in colpa e io non posso fare altro che consolarli.”
Andra e Tatiana si sono aggiunte in seguito e sentendo Sami parlare mi hanno fatto un’ulteriore regalo , la loro opinione.
Tatiana in particolare mi ha voluto rispondere con queste parole :
“Io non posso dimenticare quello che mi è successo , non posso perdonare le persone che mi hanno fatto questo. Quello che posso fare non è altro che cercare di conciliarmi col dolore.”
In tutto questo non voglio per nessuna ragione al mondo dimenticare la presenza di Shlomo Venezia. A dirla tutta per colpa sua mi sono anche sentita male nel campo di Birkenau ( ‘nnagg! eh Arthur? ) . Shlomo era lì , con noi , a spiegarci passo passo il suo cammino e le tappe da lui affrontate in quel campo.
L’impassibilità che sembrava contraddistinguerlo dagli altri la ricordo ancora perfettamente.
In conclusione , vi lascio anche un’immagine simbolica per me che ho lasciato che entrasse nel concorso di Flavia.
La vostra esperienza ci ricorda quanto l’uomo ancora oggi debba essere considerato un essere fallibile e tristemente soggiogato dalla smania di potere e supremazia.
Non lasciamo che la vostra esperienza finisca per essere ricordata in bianco e nero.