Magazine Scienze
di Antonio Bruno*
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Più di 250 persone ieri sera 11 dicembre 2010, nella sala Convegni del Consorzio di Bonifica “Ugento e Li Foggi” hanno palpitato per la foresta degli ulivi del Salento leccese malata di lebbra! In questa nota le annotazione di un Dottore Agronomo.
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Un dubbio mi frulla nella testa ed è se sia opportuno raccontare di un Convegno che ho organizzato? Che faccio? Scrivo? Non scrivo? …e poi alla fine decido di scrivere, di dire la mia, di getto, come sempre, quello che esce, come quell’imperdonabile attribuire il nome di “Pan Cafone” al “Pan Terrone” del mio amico Fernando Natale di San Cesario di Lecce dato in dono al Preside della Preside Facoltà di Agraria di Bari Prof. Vito Nicola Savino o al Micologo Prof. Franco Nigro del Dipartimento di Biologia e Chimica Agro-Forestale ed Ambientale dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro.
Devo scriverlo che è grazie all’intuizione dell’Avv. Vincenzo Provenzano, Direttore Generale del Consorzio di Bonifica “Ugento e Li Foggi” , che ho contattato la Facoltà di Agraria di Bari ed è grazie al Preside Savino che ho potuto organizzare insieme alla facoltà il Convegno ad Ugento di ieri 11 dicembre 2010 e quello di oggi 12 dicembre a Martano presso la Cooperativa Nuova generazione.
Erano 250 persone assiepate nella sala convegni del Consorzio di Bonifica ad Ugento, una sala che ne può ospitare massimo 100, perché sono questi i posti a sedere. Tutti li sino alla fine, per due ore che sono volate come se fosse un secondo in un Sabato a sera che in genere non si propone come giorno adatto ai Convegni. Vi sfido a dirmi quale convegno si sia tenuto negli ultimi 10 anni di sabato a sera alle 18.00 e abbia registrato la partecipazione di più di 250 persone. Come dici? Non ci credi? Allora guardati i servizi delle TV locali che sono intervenute e le foto che ho pubblicato.
Perché? Dimmelo! Perché più di 250 persone sono rimaste inchiodate in una sala, al caldo, in piedi, per sentire una relazione di un professore universitario su un fungo che sta distruggendo la produzione di olive nel Salento leccese? Perché?
Ecco la domanda che mi faccio e che faccio a te che mi leggi. Non c’era il complesso dei Negroamaro, non era nemmeno la “Notte della Taranta” , non c’erano Vip né uomini e donne del Grande Fratello! C’erano le persone che sono rimaste inchiodate per ore, che sono intervenute, hanno dimostrato amore e passione per il territorio del Salento leccese.
E che dire dei miei collaboratori Perito Agrario Luca Negro e Sig. Cosimino Casciaro che di ritorno dai frantoi del Salento leccese mi hanno riferito le frasi che riporto: “Era ora che qualcuno si occupasse del nostro territorio”; “Verrò certamente, sono interessatissimo” e così via! E non erano frasi di circostanza, perché le persone “in carne ed ossa”, stipate nella sala Convegni del Consorzio di Bonifica, c’erano veramente! Non si tratta di realtà virtuale, né di un sondaggio del buon Professor Piepoli! Sono uomini e donne del Salento leccese che hanno a cuore i loro alberi di olivo, che amano le olive che pendono da quegli alberi, che combattono ogni giorno la buona battaglia per smentire, ridicolizzare e vedere sparire per sempre da questo territorio, chi ha già decretato la “morte” dei loro olivi, di chi profetizza lo sterminio della foresta degli ulivi del Salento leccese.
Non ho atteso l’alba, come faccio ogni giorno, non ci ho dormito su, scrivo di getto, quello che esce, come sulla veranda dieci anni fa, quando raccontavo la mia vita e ascoltavo la tua vita.
Sono più di 200mila i proprietari del Paesaggio rurale del Salento leccese e 60mila di essi sono proprietari di un pezzetto della foresta degli ulivi. Che cosa devono fare? Lo chiedono a qualcuno, si aspettano delle risposte, vogliono delle indicazioni pratiche.
Si tratta di trasmettere il saper fare e non le opinioni o i pensieri o, come sempre più spesso sono costretto a subire, i paradigmi o per meglio dire i “modelli”! C’è troppo virtuale e poco reale! Belli i modelli, ma sono come i video game, se ti uccidono al video game puoi risorgere! Ti danno un tot di vite e puoi ricominciare a combattere! Se ti uccidono nel reale invece, non ti alzi più!
Ma questi valorosi che hanno partecipato ieri sera, non li ammazza nessuno, nemmeno tu che stai facendo quel movimento della testa e te la gratti. Già! Perché non c’è riuscito l’Islam né Napoleone, non ci sono riusciti i Borboni e nemmeno i Savoia, e non ci riuscirai nemmeno tu che sei “sfigato” da quando esisti, che vedi nero, che porti Jella, che speri nei disastri degli altri! E lo sai perché? Perché sino a che esisteranno uomini e donne come te, che non fai nulla, che saboti i lavori degli altri e che speri nell’altrui fallimento, questo popolo del Salento leccese, orgoglioso, laborioso e gentile, prevarrà sempre. Voglio ringraziare il perito agrario Franco De Los Reyes, modello di laboriosità e abnegazione per il Salento leccese, uomo che ama la natura e l’ambiente, vera risorsa e grande vanto per questo territorio! Grazie Franco! Senza di te quest’impresa sarebbe stata impossibile!
*Dottore Agronomo
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