Che cosa succede alla vostra eroina durante questi meditabondi e taciturni giorni di apprendimento? Immagino abbiate perso il sonno cercando di elemosinare quanti più dettagli possibili sulla mia strabiliante esistenza, ma i vostri tempi di dolore e dubbio sono terminati ed io sono qui per raccontarvi parte della mia giornata tipo.
Da qualche mese lavoro in una cartoleria / copisteria in una zona piuttosto signorile del capoluogo meneghino, non vi dico dove, che poi venite a chiedermi gli autografi e magari io quel giorno non mi sono lavata i capelli e faccio cagare, mai che vi presentiate quando i miei capelli sono a posto oh! Che non mi vede mai nessuno in quei giorni e poi la gente si crede che io sia brutta, tsé, ma se sono di una beltà prepotente... .
Comunque, dicevo, raggiungo l'ameno luogo lavorativo muovendomi in direzione Sud-Sud-Ovest (che è anche il tragitto che faccio per raggiungere lo struccante, tra l'altro) con mezzo tranviario.
Il mezzo tranviario durante i giorni di pioggia si rivela essere una letale macchina dell'inferno perché puzza di cane morto, ma per il resto del tempo è un mezzo comodo e persino riscaldato. Scelgo sempre lo stesso posto. Prendo il tram al capolinea e ho l'ansia finché non riesco a sedermi al MIO posto, sono agitatissima e ricopro mentalmente di crudeli epiteti chiunque vi ci trovi seduto quando salgo sul mezzo. Se qualcuno c'è seduto, già è una giornata di merda. Poi, faccio circa quaranta minuti di viaggio con la musica nelle orecchie accorgendomi di tutte le maledizioni che a una a una mi vengono scagliate contro perché sembra che non mi debba alzare mai dal sedile per scendere - un po' ci godo, a dire il vero - e questa è la parte migliore, perché mi faccio un sacco di viaggi mentali, ve ne racconto qualcuno dei più frequenti:
In uno sono l'elegantissimo e impellicciatissimo sindaco di Milano e uno spietato serial killer uccide brutalmente i miei
In un altro sono un'attivista per i diritti umani, bionda, abbronzata e coraggiosa. Tendo a vestirmi sempre come se stessi facendo un safari, sono superfiga e, ci tengo a dirlo, con i capelli lisci e delle coscette polline magrissime. Giro il mondo, naturalmente scegliendo le zone più selvagge, povere e incivili del globo terracqueo. Aggiorno, quando la tecnologia me lo consente - ma io sono dotata di un ufficio mobile che è avantissimo - il mio profilo Facebook, Twitter, e il mio seguitissimo blog con tutte le foto di me con i bambini africani... poi di me che guido una rivolta di ribelli... poi di me che sfido addirittura non solo il clima monsonico, non solo l'acqua dello sciacquone che nell'emisfero australe gira al contrario, ma a un certo punto pure le autorità politiche tanto che alla fine faccio un medio ai Talebani, poi sovverto il sistema iraniano, uccido Ahmadinejad - ma nessuno mi fa niente perché si sa che quello è un super cattivo - e alla fine vengo osannata e portata in gloria e ricordata nei secoli dei secoli, Amen.
Poi va beh, ce n'è un altro ancora in cui sono una rock-star e mi sto esibendo su un palco, faccio bruttissimo e vi dico solo che, inaspettatamente, finisce con me che vengo osannata e portata in gloria e ricordata nei secoli dei secoli, Amen.
A un certo momento, il tram compie una curva stretta e senza strappi torno lentamente alla realtà negli ultimi cinque minuti del tragitto, ed è un momento molto triste questo perché mi rendo conto che in verità sui mezzi mi metto paura anche solo se un estraneo mi rivolge la parola, e qui assistiamo all'apogeo negativo della curva giornaliera della mia autostima.
Poi scendo dal tram e attraverso la strada e a questo punto possono accadere due cose: o resto addormentata davanti al semaforo e mi accorgo dopo almeno cinque secondi buoni che è scattato il verde e sto lì a ciondolare goffamente, solitamente inciampando nella mia stessa ombra, sentendomi mononeuronicamente dotata e desiderando fortissimamente di essere invisibile, o insceno competizioni mentali con gli altri sconosciuti attraversatori di strade e scatto come un puma di montagna. Inutile dirvi che arrivo sempre per prima anche a costo di lasciare un femore sul pavé e un metatarso su una rotaia e, niente, arrivo così, soddisfatta, all'altro marciapiede.
Prendo un cappuccino chiaro con tre bustine di zucchero e confido nella clemenza del mio metabolismo che non mi mandi un attacco di colite lì nel mezzo della Milanobbbene e inizio a lavorare.
Il mio lavoro mi piace un sacco, perché a tredici anni avrei dato via anche le mie inesplorate parti intime per lavorare in una cartoleria e incontro tante persone piacevoli, ma vi prego, vi prego, ve ne prego, un appello:
Se andate a fare le fotocopie, abbiatela almeno una fumosa idea di che minchia dovete fotocopiare, anche confusa, anche solo un accenno, ma abbiatela, non che vi presentate con novanta tomi e occupate il bancone, il pavimento, la vetrina, la fotocopiatrice, metà scala, nel mentre nella vostra giungla impazzita di carta abbiamo anche perso uno studente delle elementari particolamente basso che cercava il cancellino per la stilo, per trovare la vostra pagina da fotocopiare.
Quante fotocopie volete? Se avete due fogli in mano e volete fotocopiarli entrambi non mi dovete dire: "Due copie"! No, per Dio!
Oppure, se dovete stampare da file, sarebbe cosa buona e giusta che sappiate almeno il nome del file.
Ancora, se dovete laurearvi domani mattina, non presentatevi a stampare la tesi alle 18:29 della sera precedente.
Pure saper fare di conto è un’utile abilità.
Anche solo trovarvi il culo con due mani non è male.
E perché no, anche non chiamarmi "SIGNORA" sarebbe gradito, maledetti infami, che ho la vostra stessa età e ci sono talmente affezionata che sono almeno cinque anni che ce l’ho!
Lavoro accanto a un'università, ma si vede che ci deve essere vicino anche un istituto di moda perché la percentuale di persone odiose è davvero altissima. Sono detestabili perché sono ben vestite, meglio di me, è chiaro. Queste vogliono sempre un sacco di penne bianche e cartoncini neri e blu e fogli acetati e pagano 6 euro con la carta di credito e comunque le prenderei tutte a poderosi calci in faccia, che non fa ridere ma volevo dirvelo lo stesso.
Ogni tanto succede anche che arrivi gente che conosco ma che non ho voglia di incontrare e allora mi nascondo dietro la macchina fotocopiatrice con una mossa da acrobata, ma non ditelo a nessuno, che non credo AFFATTO che mi abbiano vista...
Finisco di lavorare, arrivo a casa, mangio compulsivamente come un guerriero norreno e poi crollo sfranta sul letto e per le quattro ore successive cerco la forza fisica e mentale per andare a struccarmi. Mentre raccolgo il coraggio per l’epico gesto, cerco appunto di apportare al blog le già citate migliorie, scusate l’attesa e la qualità ‘emmerda di sto blog. Sto lavorando pure per pagarmi i miglioramenti per l'unico, nobile e nient'affatto contestabile scopo di essere osannata e portata in gloria e ricordata nei secoli dei secoli, Amen. A tal fine: CERCASI MOTIVATORE PER STRUCCARSI, ASTENERSI PERDITEMPO.Grazie.
-S