Parto con lo scatto di un tempo, ossia quasi nullo, ma sempre quello di un tempo è, nessun peggioramento.
Parto con quello scatto e ripenso, sorridendo, che ho le scarpe slacciate, come sempre.
Perchè le ho sempre avute slacciate, in ogni età e in qualsiasi luogo.
In tutti gli anni scolastici "Armellini, hai le scarpe slacciate, allacciale"
Nei campi di calcio "7, lei così non può giocare, allacci quelle scarpe"
Persino in quelli di tennis dove, fortunatamente, nessuno poteva rompermi i coglioni.
In Chiesa, finchè ci sono andato, no, chè lì si stava tutti appiccicati e io il rischio di dover far cadere una vecchietta venuta a ripulirsi 60 anni di vita piena di nulla mica ce l'avevo.
E poi finchè ti richiama il bidello o l'arbitro o.k, ma se a farlo fosse il Signore meglio di no.
Le allacciavo quindi.
Che poi alla fine, alla faccia di tutti, io non ci sono mai caduto nei miei lacci. Anche perchè cadere nei lacci è una delle cadute più imbarazzanti che si possono fare perchè mix tra esplosione ed implosione, il corpo non riesce nemmeno a cadere per bene in avanti perchè l'altro piede lo tiene ancorato indietro. Insomma, un disastro.
Adesso ne ho un paio con lacci talmente corti che nemmeno arrivano a toccarsi, figuriamoci abbracciarsi tra loro.
E ci sto meglio, magari il piede mi pende come una torre di pisa verso l'interno ma tanto i versi strani che hanno preso i miei piedi piatti in questi anni non si contano. E se ancora cammino bene, cribbio, riesco ancora a fare una partita a calcetto e, volendo, a restare in posizione eretta allora tutti i presunti danni a piedi e postura che mi paventavano a 10 anni o non si sono avverati o arriveranno domani.
Faccio lo scatto e mi accorgo che sono quella frazione di secondo davanti a lui.
E in questo gioco o perdi subito oppure perdi dopo un pò, difficile che ci siano vie di mezzo.
O.k, sono avanti, non perderò subito, magari vinco pure.
Inizia la fase due.
La bandiera svolazza lì davanti.
E tienila ferma! vorrei gridare a colui che la tiene, non deve svolazzare!
No, perchè poi ci sarà un momento in cui l'angolo di inclinazione la porterà più vicino a me e poi, inevitabilmente, a lui, cavolo no, questo è il gioco democratico se ce n'è uno, un gioco di tempi e distanze, cose da conquistare e poi riportare a casa.
Sani e salvi.
Mentre riesco nell'incredibile impresa di tenere un occhio sulla bandiera e uno sul mio avversario in una specie di funambolismo ottico che porterebbe allo strabismo...
(a proposito, un mio amico raccontava di una sua parente con gli occhi completamente storti, uno guardava in giù, l'altro in su. Questo amico non era un genio ma geniali erano tutte le massime che diceva, massime che venivano da terre aride durissime da lavorare, terre che sebbene lui non le avesse mai viste direttamente erano dentro le sue ossa e di tutti quelli che lo avevano preceduto.
"La mi zia" diceva "c'aveva du occhi storti. Allora quando faceva la frittura di agoni in cucina na volta gl'ho detto "Zia, co n'ochhio friggi le lasche (agoni in Umbria) e co uno guardi ta Cristo (riferendosi al crocifisso messo lì in alto in cucina).-
Ecco, me la sono sempre ricordata sta cosa insieme a un'altra, sempre dello stesso ragazzo che, sempre riferendosi agli strabici, diceva che avevano un occhio vigile e uno urbano, vabbeh...)
Insomma, ho l'occhio vigile sul mio avversario e quello urbano sulla bandiera.
E mentre stiamo in quella fase di nervosissimo impasse, quell'impasse che sarà rotto solo repentinamente, mi viene una metafora. Mi sembra che quella bandiera sia un bellissimo sogno. Uno di quelli che poi suona la sveglia e interrompi all'improvviso con due,tre bestemmie annesse. Ma sono là, cavolo, sono ancora là, ti fluttuano davanti come questa bandiera. E tu provi a riafferrarli ma il tuo avversario, l'oblio, è forte quanto te e vuole prenderli per sè. Riuscirai a richiudere gli occhi, portarlo a casa e farlo vivere ancora un pò? oppure ti sarà strappato via per sempre?
Cazzo, lascia perdere le metafore, guarda la bandiera cristo, siete 6 pari, potrebbe essere il punto decisivo.
Ma probabilmente il mio avversario si era accorto che la mia testa era in metafora.
E in questi casi ci sono solo due possibilità.
O prendeva la bandiera e se la portava a casa senza sforzo oppure restava così stupito da perdere per un attimo l'attenzione.
(poi mi diranno gli altri "Giuseppe, ma cosa ti era successo?" "Niente perchè?" "Ti sei fermato 10 secondi a guardare il vuoto, assente" "Ero in metafora" )
La seconda.
Dico, la seconda accade, lui resta per un attimo stupito.
E io me ne accorgo.
La prendo,
E va tutto bene, riesco ad afferrarla.
Mica è scontato.
Quante volte ci è capitato di chiudere la mano nel nulla, sfiorare soltanto la bandiera e poi ripartire con niente nel pugno? mentre l'altro ridendo come avesse fatto un fuori campo a baseball si fa il suo giro di pista indisturbato?
Ma io la prendo.
E comincio a correre.
Sì perchè sono il numero 8 e la mia casa è lontana.
E qua quando si corre si corre. E basta.
Non è possibile dare un'occhiata indietro, qualsiasi occhiata vuol dire farsi raggiungere, matematico.
A meno che l'avversario in quel momento non sia in metafora, attonito, fermo lì pensando che il sogno se ne è andato via.
Io corro corro corro, faccio quegli 11 metri in 1,8 secondi che sembrano lunghissimi.
E arrivo alla base.
"L'ho toccato!" urla l'avversario.
"Ma che cazzo dici?" rispondo io
"T'ha toccato Giuseppe" dice l'uomo della bandiera
"Ti giuro di no" dico io mentre mi giro verso i miei compagni a cercar conferme.
Ma vedo 4 teste basse, una che sorride e due che in maniera molto timida ma decisa annuiscono con la testa.
"T'ha toccato" dice una di quelle due teste annuenti.
M'ha toccato.
7 a 6 per loro
Eppure l'avevo fregato con la metafora.
Eppure avevo corso velocissimo.
Saranno le scarpe slacciate.
Saranno quelle.