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Di scrittori e di ideologie

Creato il 31 marzo 2010 da Mirco
Di scrittori e di ideologieLa cosa strana è che certe prese di posizione mi fanno prudere il cervello e sono costretto a grattarmelo finché non trovo qualcosa da dire o da ridire.
Quindi ho letto il seguente messaggio di Silvana De Mari che parla di accuse di "diseducazione" sul suo blog (proprio come le avevo formulate io qualche ora prima)
http://www.silvanademari.splinder.com/post/22431391e ho pensato che ognuno in fondo ha le proprie idee, estremiste, progressiste o conservatrici che siano, e che questo blog (dedicato alla fenice di carta, bella, elegante, allusiva ed eterea) non è nato per parlare di ideologie ma di me soprattutto, e di me ultimamente ho poco da dire, e dei libri che leggo, quelli sono tanti e se dovessi elencarli tutti mi ci vorrebbero due Anobii.
Il mio pensiero è volato quindi a quel grande scrittore che era Michael Ende e che a differenza di altri è venuto qui in Italia per cercare libertà.
Nella sua Germania, è chiaro, non c'era libertà.
Michael Ende ha sofferto di una certa critica sessantottina che considerava la letteratura per ragazzi e la letteratura fantasy (anzi fantastica) un sottoprodotto culturale, troppo sradicata dalla realtà storica e dai cambiamenti sociali e culturali ritenuti necessari che invece un certo altro tipo di letteratura doveva prendere in considerazione.
Quindi, a causa di questa incapacità di collocare la letteratura fantastica in un contesto culturale più ampio, Tolkien è stato suo malgrado ideologizzato dalla destra del tempo: i neofascisti che videro nell'epico Il signore degli anelli l'occasione di ricerca di una nuova weltanschauung conservatrice che saccheggiava dal tomo icone e slogan. Michael Ende invece, che con Le avventure di Jim Bottone aveva vinto premi prestigiosi e ottenuto una certa fama, dovette accontentarsi di essere considerato dalla critica bolscevica (così la chiamerebbero adesso) uno dei tanti scrittori di serie B le cui narrazioni mancavano di realismo e di verità storiche ed erano quindi escapistiche.
Ende sentiva l'alito marcio della critica ideologizzata sul proprio collo e si sentiva in qualche modo prigioniero in patria. E da questa prigione fuggì nel 1971 quando, con sua moglie Ingeborg Hoffmann, decise di venire proprio qui in Italia, precisamente a Genzano di Roma, in un bel casale di campagna chiamato Villa Liocorno.
Ende pensava che la vera rivoluzione dovesse partire dall'interno, dal rapporto del sé con il fantastico e la fantasia. Non voleva lanciare messaggi a differenza di altri, anzi, voleva che i libri da lui scritti non fossero confusi con manuali pedagogici e ideologici e voleva che l'invenzione dei suoi "anti-mondi" fosse considerata una necessità, non una fuga.
Ende confessava, riferendosi ai bambini: << [...] Non importa se ciò che amano e trovano "bello" sia reale anche agli occhi di un adulto, poiché anche le bambole e l'orsetto con cui giocano sono fatti "in realtà" solo di un mucchietto di segatura e un po' di stoffa.>>

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