Intanto, chiariamo subito le cose: si dice IL selfie e non LA selfie, e non l'ho deciso io, l'ha detto wikipedia. Vuoi metterti a contraddire wikipedia? Io non credo.
Comunque dicevamo, a tutti piacciono i selfie, poi c'è chi è nato fortunato e viene sempre bene, e chi purtroppo deve spararsi quaranta scatti di fila e perdere l'ultima metro prima dello sciopero per tirarne fuori uno che, una volta messi diciotto filtri vintage, abbassata la luminosità, aumentate le ombre e soprattutto inserito il tilt-shift, possa essere vagamente pubblicabile.Io, da nasona aspirante bidimensionale, sono tra queste folte schiere. Vi svelo un segreto, riconoscete una nasona dai selfie che pubblica, sono tutti così:
Mozzatele la teeeeeeesta!
O così:
Telefono davanti al naso, il trucco più vecchio del mondo.
Quando cominciano a nascondersi dietro ai gatti, o abbiamo un grosso problema di autostima, o il livello di cessezza è veramente senza ritorno.Comunque il problema della disparità selfica si palesa in tutta la sua discriminante crudeltà quando una nasona (o una dentona, una brufolona, insomma, una selfie-repellente) è invitata ad un evento con un certo grado di spessore sociale. Tipo un aperitivo, un compleanno, una festa di Natale. Eventi che notoriamente stimolano ad una grossa produzione di selfie selvaggio da parte delle selfie-compiaciute, ovvero le amiche fighe delle selfie-repellente. Che lì ragazzi l'amicizia non c'entra, non è che lo fanno per cattiveria. E' che tu rovini il selfie. Lo abbiamo imparato alle medie che a stare con le amiche carine si sembra più carine tutte, e ad accompagnarsi alle cesse agli occhi dell'universo maschio ci si incessisce. Teorema applicabile anche ai selfie, nonostante il target di riferimento con gli anni sia cambiato, e ce ne si sbatte di piacere ai maschietti, quello che interessa a noi è il like delle donne, specialmente delle donne fighe.
Comunque, questo post è di disagio e parla dell'infinità desolazione del sentirsi escluse dall'universo selfie. Io vi comprendo, però poverina. Il mese scorso, quando mi sono licenziata, i miei (ormai ex) colleghi hanno organizzato una festa d'addio alle Fonderie Milanesi. Posto figo. Una festa d'addio PER ME. Con tanto di dress code tutti in black and white che era una figata. Con la torta personalizzata alla Buddy Valastro ma molto più buona fatta dalle mani d'oro della mia ex collega Momi (che già che ci siamo ne approfitto e vi spammo la pagina Facebook, è bravissima, se avete da festeggiare e volete qualcosa di bello e anche buono andate qui). Insomma una figata. Beh io non ci sono neanche in una foto. Alla MIA festa. Con ottomila foto della serata sparse su ottomila social network, io, come se non fossi mai stata invitata. Ed era la mia festa! Non è una storia triste?
L'unica che mi capisce davvero su quest tema è la mia amica Yangwawa, con cui condivido una desolante sorte di naso. Lei in realtà è uno di quei casi ancora più disperati che non sono letteralmente in grado di produrre un selfie uno che non sia sfuocato. E infatti noi ci avevamo anche provato a produrre una testimonianza della nostra partecipazione, alla festa. Ma è venuta sfuocata, non si vede un cazzo! E allora crepa (crèpa, alla milanese capito?). Mentre gli altri si flashano di selfie cosa facciamo noi, le grandi assenti? Limoniamo coi nostri compagni? Ovviamente no, invece beviamo e ci imbuzziamo di torta. Che se ci pensi forse quella delle nostre amiche veramente non è cattiveria; viste le condizioni, mi verrebbe piuttosto da chiamarla pietà.