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Di traduzione e arte

Creato il 15 luglio 2010 da Giuseppemanuelbrescia

San GirolamoUn paio di mesi fa il mio talentoso collega, ideatore di No Peanuts! nonché star della blogosfera Wendell Ricketts ha scritto un interessantissimo articolo, Please stop talking about art, lamentando la fastidiosa tendenza di certi traduttori letterari che spesso parlano del proprio lavoro come una sorta di rituale mistico e sciamanico che soltanto alcune anime speciali possono portare a termine. Ovviamente una simile concezione non ci aiuta granché a presentarci come professionisti specializzati che hanno studiato tanto e continuano a studiare tanto, e che pertanto meritano un minimo di riconoscimento. Personalmente, credo che la traduzione letteraria spesso richieda abilità leggermente diverse dalla traduzione puramente tecnica. La lingua, in un romanzo o in una poesia, non viene usata soltanto per comunicare delle informazioni, ma è piuttosto uno strumento con il quale coinvolgere il lettore intellettualmente ed emotivamente. Quindi, certo, va da sé che che un traduttore letterario dovrà avere una sensibilità linguistica e una flessibilità leggermente diverse, ma il processo resta fondamentalmente lo stesso. Sono le abilità complementari che sono importanti se si vuol tradurre l’opera di  un grande scrittore anziché un manuale scritto coi piedi. Tuttavia, come sottolinea Ricketts (che spero mi perdonerà se lo traduco al volo):

la traduzione editoriale (ossia letteraria) costituisce meno del 10% dell’intero mercato della traduzione

Ora, parliamo delle abilità necessarie a tradurre tanto quel 10% quanto il restante 90%. Ricketts le descrive molto accuratamente:

Cioe, sul serio. Possiamo smetterla di parlare di arte, per favore?

Parliamo invece di abilità. Come la capacità di scrivere in maniera chiara e competente nella vostra lingua madre; la pazienza necessaria a capire quel che state leggendo; la padronanza di un vocabolario vasto e altamente flessibile, la sensibilità necessaria a riconoscere un’ampia gamma di registri linguistici; una vasta conoscenza di un particolare settore, se siete specialisti; un’ampia cultura generale, che siate specialisti o meno; familiarità non soltanto con quel che il testo “significa” ma con il come lo significa; competenza nell’editing; eccellente padronanza della vostra lingua madre.

Tutte queste non sono arti appena abbozzate, appannaggio esclusivo delle sacerdotesse delle Muse. Si tratta di capacità professionali che si affinano facendo pratica ed esperienza, e lavorando sodo.

E tutte quante si possono insegnare.

Esattamente. Fra l’altro, a tradire l’insegnabilità dell’arte, c’è il detto “Impara l’arte e mettila da parte”. Qui però ci troviamo davanti a un fenomeno affascinante. Uno slittamento semantico avvenuto nell’ultimo secolo, o forse anche solo negli ultimi sessant’anni e qualcosa. Quella concezione oscura e metafisica dell’arte. Quell’arte pretenziosa. Eppure l’arte è ed è sempre stata fondamentalmente qualcosa di pratico. Soltanto che, ad un certo punto, schiere di bohémien ubriachi, fricchettoni, e tossici punkettari, accomunati dal troppo tempo libero, hanno cominciato a spingere quest’idea secondo la quale era tutta una questione di ispirazione, mentre abilità e tecnica erano idee reazionarie da sfigati borghesi. Ancora non capisco perché prendiamo sul serio quest’idea. Ci sono addirittura accademie d’arte dove non si impara più a disegnare la figura umana, e questo mostra una sinistra tendenza a negare l’importanza dell’abilità tecnica. Ma allora cos’è l’arte? L’infinito ed infinitamente pretenzioso dibattito volto a definirla non è cosa per me, quindi ho semplicemente deciso di controllare un qualsiasi dizionario:

arte (s.f.)
1. Attività dell’uomo basata sul possesso di una tecnica, su un sapere acquisito sia teoricamente che attraverso l’esperienza; in tal senso, coincide anche con un mestiere che richieda un’abilità specifica [...] 2. Produzione di opere adeguate ai canoni estetici del bello [...] 4. Abilità nel compiere una data azione [...]

Il dizionario etimologico online (in inglese) parla di “abilità tecnica”, “capacità”, “modo”, “maestria”. Nulla che suggerisca significati del tipo “roba prodotta un po’ a caso da fannulloni arroganti ed incompetenti che non hanno voglia di imparare alcunché e, terrorizzati dall’idea di lavorare, tentano di convincere abbastanza persone che sono in realtà dei geni.”

Ovviamente Wendell Ricketts, assai pragmaticamente, dà per assodato questo slittamento semantico, e accetta che, se quella è l’immagine che prende forma nella mente della gente quando sente la parola “arte”, potrebbe essere saggio smettere di parlare di arte e usare invece la parola “abilità”. E la cosa ha molto senso. Tuttavia non riesco ad ignorare il bisogno di riappropriarsi della parola “arte” e di restituirle il suo significato. Dovrebbe essere una questione di abilità e di capacità tecniche, di maestria a fare il proprio mestiere. Io è questo che intendo quando parlo dell’arte della traduzione. E poi, ammettiamo il vezzo estetico, “l’arte della traduzione” suona proprio bene…

IMMAGINE: St.Jerome – Ink Drawing, di Philip Bitnar

  • 1 Attività dell’uomo basata sul possesso di una tecnica, su un sapere acquisito sia teoricamente che attraverso l’esperienza; in tal senso, coincide anche con un mestiere che richieda un’abilità specifica: a. del fabbro; a. del ferro || a. marziali, tecniche di difesa personale che non prevedono l’uso di armi ma solo abilità fisiche | a regola d’a., alla perfezione | fatto ad a., deliberato, voluto dall’uomo | l’a. del Michelaccio, il non far nulla
  • 2 Produzione di opere adeguate ai canoni estetici del bello, prevalenti nei diversi periodi storici; l’opera stessa così prodotta (spec. se di tipo figurativo); l’insieme di tali opere di un autore, di un periodo: l’a. del Rinascimento || a. maggiori, architettura, scultura, pittura | a. minori, miniatura, ceramica, oreficeria, falegnameria ecc. | a. sacra, destinata ad arredi, edifici di culto | in a., espressione che introduce il nome usato pubblicamente da un artista e diverso da quello anagrafico
  • 3 Attitudine mimica e interpretativa: a. drammatica || figlio d’a., figlio di persone che lavoravano nello stesso ambiente, in partic. nello spettacolo
  • 4 estens. Abilità nel compiere una data azione

Tagged: Abilità, Etimologia, L'arte della Traduzione, Maestria, Tecnica, Traduzione, Traduzione letteraria, Wendell Ricketts

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