Essere disoccupati fa schifo.
E io lo so bene, perchè lunedì inizierò il terzo lavoro di questo duemilacredici. Ciò non vuol dire che non lo inizierò con entusiasmo, proprio perchè penso che la terza volta debba scaramanticamente essere quella buona, ma perchè ci sono stati negli ultimi cinque mesi lunghi, lunghissimi periodi in cui non mi sono alzata al mattino per andare a lavorare.
Siamo in tanti, troppi a condividere questa situazione, ma questo non cambia il fatto che faccia schifo.
Punto primo hai un lutto da elaborare ma non puoi farlo.
Ho già chiarito come l'elaborazione del lutto sia una roba da ricchi: ti devi prendere il tempo necessario per ripensare a quello che hai vissuto (fino a 24 mesi!), devi dare il giusto peso alle situazioni, ti devi far passare gli attacchi di panico e devi parlarne con qualcuno.
Tutta una serie di operazioni che richiedono un tempo che non hai, perchè ogni secondo libero, se sei una persona con un po' di sale in zucca, lo devi dedicare a cercare un nuovo lavoro e cercare un nuovo lavoro è di per sè un lavoro.
Quindi chiudi il tuo lutto in un cassetto e ti riprometti che lo risolverai tra un po', magari "l'anno del mai".
Punto secondo tutti ti chiedono "e il lavoro come va?".
E' naturale che incontri gli amici e questa ho scoperto essere una domanda che viene fuori fin tropo spesso. Incredibile: subito dopo il "ciao" sbuca il "come va il lavoro?".
Chiaramente tu non avevi certo gridato ai quattro venti "hey, gente, sono una fallita!" e il mondo intero non è tenuto a sapere che sei una sfigata. Come a dire che si tratta di una domanda piuttosto legittima, che però, proprio in un momento in cui magari ti stai rilassando con qualche faccia amica, ti sbatte in faccia il tuo fallimento. E tu a momenti ti strozzi con lo spritz, come se qualcuno ti avesse chiesto qualcosa di imbarazzante tipo "e a te come piace farlo?".
Nelle ultime settimane mi è capitato ogni volta di arrossire violentemente a chiazze e di rispondere cose come:
- Quale lavoro?Punto terzo i vicini.
- Oh, benissimo! Il lavoro non mi stressa per niente in questo periodo, visto che non ce l'ho.
- A che puntata sei rimasto?
- Scusa, ordiniamo un altro spritz e ti rispondo?
- Così e così. E la tua gonorrea è poi guarita completamente?
I vicini, qualsiasi vicino del mondo, è famoso per non farsi i [@##i propri. La vecchina del mio condominio in maniera particolare, tanto da bussarmi una bella mattina di sole per chiedermi "è un bel po' che non la vedo uscire al mattino per andare al lavoro: va tutto bene?". la mia risposta è stata "stia tranquilla, se stessi male sarebbe la prima a saperlo" e via di porta sbattuta in faccia.
Poi ci sono anche gli altri vicini, quelli meno sfacciati. Quelli che veramente si chiedono se vada tutto bene e te lo vengono a chiedere in faccia. E tu non sai che [@##° rispondere, letteralmente.
Insomma, la tua situazione fa schifo, ma raccontarla a dei perfetti estranei... C'è un senso di vergogna che ti pervade che non ha senso e tu lo sai benissimo, ma lui se ne frega e ti pervade lo stesso.
Non sta scritto da nessuna parte, ma in una società produttiva essere disoccupati è una cosa vergognosa, come essersela fatta addosso in un treno pieno zeppo di pendolari.
Punto quarto i genitori.
Non so come siano i vostri genitori, ma i miei mi chiedono continuamente se abbia bisogno di soldi. Come se a stare a casa qualche tempo possa diventare improvvisamente povera.
Non è piacevole sentirsi chiedere ogni volta "hai bisogno di soldi?" e sentirsi incoraggiare con certi "guarda che non devi vergognarti: chiedi aiuto se te ne serve!".
Lo so che ho la fortuna di avere un paio di genitori che si farebbero espiantare anche tutti e quattro i reni in una volta se questo servisse a rendermi felice e di questo devo ringraziare il cielo, solo che... Non so, tutta questa faccenda della vergogna e del fallimento sono già abbastanza pesanti per poter sopportare anche il peso di un Eastpack di commiserazione.
Punto quinto quelli che al posto tuo...
In qualsiasi situazione c'è sempre quello che al posto tuo avrebbe agito diversamente e, di sicuro, avrebbe avuto il successo che tu non hai avuto. Ci sono i tuttologi, i geni delle vite degli altri che, nel momento in cui racconti quello che ti è accaduto, scopri avrebbero avuto la soluzione a tutti i tuoi problemi: se solo avessi chiesto loro un consiglio!
Il tuo capo ti insultava? Avresti potuto rispondere così.
Il tuo contratto faceva schifo? Di sicuro loro ne avrebbero negoziato uno migliore e ti spiegano anche come avrebbero fatto.
Ti hanno licenziata? Avresto potuto fare così e così prima di arrivare a questo punto.
In parole povere: te la sei praticamente cercata e chi è causa del suo mal pianga se stesso. Oltre al danno anche la beffa.
Peccato che statisticamente la maggior parte di questi tuttologi siano disoccupati quanto te o abbiano un posto più fisso del papa procurato da un genitore influente. Insomma, si tratti di persone che quanto a successo e modi intelligenti per guadagnarselo dovrebbero solo cucirsi la bocca.
Least but not last il fallimento dei sogni.
Pochissimi lavorano perchè a loro piace lavorare tanto quanto al resto del mondo piace farsi uno spritz o fare sesso. Il resto delle persone (quelle normali) lavorano perchè ne hanno bisogno e lavorano per realizzare i propri sogni. Non avere un lavoro o non avere alcuna certezza che questo lavoro continuerà ad esistere anche la settimana prossima significa cancellare quella crocetta sul calendario che stava a significare un traguardo che ci eravamo ripromessi di raggiungere (una famiglia? un figlio? Un viaggio?) e spostarla a... boh, più in là.
Che poi ci sono sogni che potrai avverare anche quando avrai sessant'anni (tipo una Corvette viola), mentre ce ne sono altri che sono come un treno e mentre li guardi passare dal binario c'è già qualcuno che dallo scompartimento ti fa "ciao ciao" con un fazzolettino bianco al posto tuo. Tu ti illudi di spostare semplicemente quella "x" da un giorno ad un altro del calendario della tua vita, ma sai benissimo che questo significa che non arriverai mai a quel traguardo, solo che sarebbe troppo doloroso ammetterlo.
Siamo bravissimi, noi disoccupati, a raccontarci bugie. Forse perchè non sono rimasti in tanti a dirci "andrà tutto bene" e dobbiamo quindi fare da soli anche questo.
Tutto ciò per dirvi che lunedì riprenderò a lavorare e ce la metterò tutta perchè questa sia la volta buona.
Sono stufa di iniziare lavori e sentirmi diventare improvvisamente idiota affrontando un modo di lavorare a cui non sono abituata e nel quale non so nemmeno dove sia la carta igienica. Ho così tanti ex colleghi che ci potrei riempire uno stadio.
Me la sono messa via che devo essere più flessibile di un giunco se voglio sopravvivere e mi sono ripromessa di far dire una messa ogni anno in ricordo del caro estinto "lavoro sicuro", solo che ogni anno passa un anno, come ama ripetere mio padre, e io lo sento. Quindi se c'è un momento in cui devo tirare fuori la mia anima zombie, quella che fa in modo che mi si debba staccare la testa se mi si vuole abbattere davvero, mandare in cul il mio lutto e dare il massimo, è proprio questo.
I will survive!
La Redazione