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Dia-ferenze di Riccardo Dri

Creato il 14 maggio 2014 da Larazavatteri

Dia-ferenze di Riccardo Dri


Dia-ferenze” è il libro di Riccardo Dri dedicato a questo aspetto della filosofia che in sostanza identifica la separazione, la divisione. In questo concetto si possono ritrovare molte realtà concettuali che fanno parte del nostro vissuto, da maschio/femmina all’eterna differenza (e contrapposizione) tra il bene e il male, vero e falso, ma anche, all’interno della sfera del sacro, tra benedetto e maledetto.
Questa separazione è un concetto ma non esiste da sempre. Prima c’è stato un unico, un qualcosa, in sostanza, d’indifferenziato. Solamente con lo sviluppo del linguaggio si arriva alle dia-ferenze e quindi alla separazione. Il libro spiega di cosa si tratta e approfondisce il concetto indagando nel sacro, nel Cristianesimo e nei suoi errori, anche attraverso le figure di Adamo, Giobbe, Abramo e filosofi come Platone.
Tra i vari capitoli si legge che il Cristianesimo, tra i suoi errori, ha quello di non contemplare la parte oscura di Dio, che s’intrattiene indifferentemnete con demoni e con i santi, il Dio dei cristiani è unilaterale, ritagliato, come si legge, su sentimenti umani, che appunto non contemplano la possibilità di avere a che fare con la propria metà oscura. Si tratta di un libro che pone dilemmi, per esempio l’autore si domanda dov’era Dio ad Auschwitz e quale colpa doveva essere punita nei lager (una domanda retorica, non c’era nessuna colpa), si tratta insomma di un libro che parlando ampiamente delle dia-ferenze pone al contempo dei dubbi sia sull’interpretazione della religione, sia dei miti e in generale di molti concetti appresi come dogmi su cui forse bisognerebbe soffermarsi maggiormente.
CHI È RICCARDO DRI
Riccardo Dri, laureato in Filosofia, vive e lavora a Venezia ed è autore di vari testi tra cui “Dei tre tracolli” (Progetto Cultura 2007), “Nietzsche legge Platone” (Seneca 2009), “Il nichilismo” (Seneca 2010). Per conoscere meglio l’autore e le sue opere visitate il sitohttp://www.riccardodri.it/
TRE DOMANDE ALL’AUTORE1) A chi consigli il tuo libro? Io consiglierei il libro a qualcuno che volesse leggere qualcosa di "diverso", che inneschi una riflessione su di sé e sul mondo. Certo il lettore potrebbe anche essere deluso. Questo libro non è una soluzione, anzi apre i problemi. Non è la quadratura del cerchio, che la cultura scientifica di cui siamo circondati (e pervasi) si è incaricata di intraprendere al fine di dominare, ma al contrario è l'apertura del cerchio, quella che ci mette di fronte alla situazione umana che la scienza vorrebbe soccorrere. Nessuna scienza può porre rimedio a ciò che è connaturato nell'uomo, non ci sono né guarigioni (la scienza) né salvezze (le religioni). In questo libro vi sono diversi capitoli dedicati a figure particolari della letteratura biblica (Adamo, Giobbe, Abramo) e anche tragica (Edipo) per mostrare come una autentica comprensione dell'uomo e della sua esistenza sia pervasa dalla tragedia, che guarda caso il cristianesimo ha espulso dal suo governo. Il problema è uno solo, per essere brevi, e possiamo risentirlo dal primo fenomenologo (o, per meglio dire, sismografo) che è Nietzsche: "Manca lo scopo. Manca la risposta al 'perché'." (Frammenti postumi 1887-1888, § 9 (35) o Volontà di Potenza, I, § 2). Il libro descrive un contesto umano dove è stata letteralmente perduta la bussola, e la nostra vita è da noi interpretata in base alle descrizioni (che non sono spiegazioni) che ogni epoca si è data per costruirsi un'identità. Ora si scopre (alcuni scoprono) che tutte le identità che si sono susseguite sono fittizie e fragili, al punto che, come accaduto nel passato, i grandi rivolgimenti che vi sono sempre stati, oggi non ci sono più, se non quelli dettati dalla tecnica. Diverso, per esempio, il caso della rivoluzione francese: lì non si trattava di immettere nel mercato un prodotto od un altro, ma di sostituire l'ideale gerarchico con quello democratico. Questo è un obiettivo umanistico. Ora di umanistico non c'è rimasto più niente, tant'è vero che il libro va a rispolverare figure "vecchie" di millenni per tentare di re-innescare con il lettore un dialogo umanistico. Solo  che è una battaglia perduta, e che l'ultimo I-Pod  è considerato molto più utile di un libro di filosofia. Ci riconosciamo dal possesso delle cose, perché diversamente dovremo metterci in questione e provare a chiederci qual è lo scopo, per scoprire poi che il nichilismo ha divorato tutti gli scopi, e che perciò la riflessione su di sé si annuncia scomoda e troppo impegnativa per essere presa sul serio. Dia-ferenze è una critica, appunto, alle differenze, cioè a quel misconoscimento organizzato che non ci fa vedere l'origine (la quale ultima, essa sola, potrebbe farci re-intravvedere lo "scopo"). Nel libro, non a caso, si parla molto anche di "dèi". Gli dèi non sono che ciò che comunemente chiamiamo "Valori", e che appunto si sono svalorizzati, perché quelli decaduti non sono stati sostituiti da altri. Quindi: vuoto. Tante Dia-ferenze, mille cose attorno e dentro di noi: però questa quantità non riesce più a tramutarsi in qualità. Perciò: vuoto. Quello che abbiamo dentro è il vuoto, non più riempibile con nulla se non con le idiozie che il mercato ci invita a possedere, e di cui siamo anche molto contenti (nessuno teme di perdere le catene se non le avverte). Certo che è una lettura impegnativa; la consiglierei a chi vuole andare veramente a fondo (in tutti i sensi), perché è proprio del fondo che qui si discute.
2) Puoi fare un esempio di Dia-ferenze nella nostra società odierna e come la condizionano?Il primo che mi viene in mente è l'assenza più assoluta di qualsiasi etica, che è possibile solo differenziando il bene dal male. Ma quando si scopre, come ho mostrato nel testo, che Dio stesso (il valore più alto in cui, un tempo, credevano gli uomini) dice di sé: "Sono io che formo la luce e creo le tenebre, che faccio la pace e creo il male. Sono io, il Signore, che fa tutte queste cose" (Isaia 45, 7), allora qual è il riferimento per l'etica? Se in Dio bene e male sono coesistono, e non potrebbe essere diversamente visto che ciò che differenzia è la ragione e solo l'uomo, non il Dio, ne è dotato; allora il massimo riferimento valoriale è associato al caos, al non saper e poter distinguere. Dunque resta l'etica di Aristotele, quella di Kant e quella di Hans Jonas. Non ce ne sono altre. A noi la scelta, ma non ci troveremo bene con nessuna delle tre. Un esempio un po' più terra-terra per una comprensione fulminea: quando diciamo che 2+2=4, diciamo una cosa esatta, MA NON VERA. Quando mai nella realtà, o in natura, abbiamo incontrato una cosa uguale all'altra? Un uomo uguale all'altro, un albero uguale all'altro? In natura nulla è uguale a qualcos'altro. Dunque le differenze ingannano, e come! (E non credo sia un caso che le scienze, prima tra tutte la matematica, siano in crisi, come mostra Husserl). Il problema è: la realtà e la descrizione fittizia della realtà sono lo stesso? C'è coincidenza? Per nulla, ma se vogliamo sopravvivere dobbiamo pensarlo, dobbiamo crederci. Il regno dell'indistinto, quello che viene prima che la ragione si sia messa in moto per distinguere, è per noi invivibile. Infatti solo Dio vive nel caos, è il caos.
3) Hai altri progetti di scrittura, puoi anticipare qualcosa?Sì. Entro la fine dell'anno sarà concluso un progetto molto pretenzioso, e non a caso è un libro a quattro mani, scritto in due. Dunque non porterà solo il mio nome. Il libro si occuperà di psichiatria, quindi di medicina (ἰατρεύω) dell'anima (ψυχὴ). Il volume vuole investigare perché l'anima possa ammalarsi. La psichiatria è nata nell'800, ma la malattia mentale è sempre esistita. Come mai questo scarto di tempo?
DOVE TROVARE IL LIBROhttp://www.ibs.it/code/9788865372104/dri-riccardo/dia-ferenze.htmlehttp://www.amazon.it/gp/offer-listing/8865372109/ref=sr_1_1_olp?ie=UTF8&qid=1393138044&sr=8-1&keywords=riccardo+dri&condition=new

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