Keiko Ichiguchi (source)
In questi giorni Bologna è più che mai ricca di eventi davvero interessanti, tanto che per seguire tutto mi sto cimentando in incastri di ogni tipo.Ieri pomeriggio, presso Palazzo d'Accursio, si è tenuto il primo incontro della rassegna Dia-logo, promossa dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Bologna e organizzata da Articolture. L'iniziativa mira a creare canali di conversazione tra la cittadinanza bolognese e le comunità straniere presenti nel capoluogo emiliano, partendo da spunti letterari per espandersi poi alla cultura in generale. Il tema su cui ci si è concentrati quest'anno è lo specchio, l'osservare l'altro per scorgere differenze e affinità, cercando di giungere a una comprensione reciproca.
La prima ospite di Dia-logo è stata Keiko Ichiguchi, mangaka e scrittrice attiva in Giappone e in Italia che, coadiuvata dalla professoressa Paola Scrolavezza, ha raccontato ai presenti la sua esperienza nel nostro paese, nel quale risiede ormai da anni. Ichiguchi rappresenta nelle sue strisce umoristiche e dal tratto volutamente naïf le prime apparizioni alle fiere, ai tempi in cui il fumetto giapponese era considerato dai più sinonimo di opera erotica, le difficoltà per ottenere il visto, i disservizi (primo fra tutti il ritardo dei treni) e molti altri momenti di incontro con la nostra quotidianità, riuscendo così a farci comprendere, in modo giocoso ma efficace, le prime impressioni di un giapponese davanti alla "normalità" italiana.
Le relatrici e gli ascoltatori di Dia-logo (source)
Dopo una prima parte spiritosa e accattivante, si è passati a un argomento particolarmente doloroso per la mia città: la strage alla stazione del 2 agosto 1980, sulla quale Keiko Ichiguchi ha scritto qualche anno fa un articolo bello e commovente per raccontare ai suoi connazionali un episodio tragico e mai chiarito, importante per comprendere una fase oscura ma fondamentale della nostra storia nazionale. Se si pensa che in Giappone noi siamo rappresentati (male) da Girolamo Panzetta, risulta tanto più evidente la necessità di spazzare via i luoghi comuni che ci vedono sempre allegri, caciaroni e pronti a fare baldoria, poco seri e impulsivi.
D'altra parte non mancano gli stereotipi nemmeno nel senso inverso (basti pensare a quanto spesso le geisha siano considerate prostitute): per cercare di chiarire le incomprensioni più frequenti, Ichiguchi ha scritto Anche i giapponesi nel loro piccolo si incazzano, nel quale con toni a volte seri e altre più spensierati descrive il vero Giappone, quello che spesso sfugge a uno sguardo superficiale e disattento.
Per avvicinarsi all'altro, che è immancabilmente in qualche modo "diverso", non devono mai mancare sensibilità e voglia di mettersi in discussione, capacità di adattarsi, curiosità, fame di nuove scoperte. Ritrovarsi con tante persone di età e nazionalità differenti a dialogare senza pregiudizi, anche se solo per un'ora, fa intravedere un sacco di possibilità insperate.
© Keiko Ichiguchi
© Keiko Ichiguchi