Diabolicamente donne

Creato il 11 maggio 2012 da Nonchiamatemiborgia @nonsonoBorgia
E quindi il famigerato lavoro è arrivato, con le sue 40 ore settimanali che, dal precedente stato di inattività totale, ti sembrano il doppio. Senti di essere per un attimo felice, anche se non è quello a cui aspiravi, perchè alla fin fine è un lavoro, e dopo tanto cercare è arrivato; l'occasione di avere uno stipendio per almeno tre mesi ti fa sentire temporaneamente indipendente, o perlomeno in grado di pagarti qualche aperitivo e, se sei in giornata, di offrirlo a qualcun altro.
Insomma il lavoro è in un negozio di abbigliamento maschile. Che per inciso è molto meglio rispetto a un punto vendita per sole donne. Eh sì, perchè sebbene noi donne siamo delle creature uniche nella loro delicatezza e sensualità, siamo anche esseri capaci di procreare un totale marasma tra gli scaffali. Vogliamo vedere tutto, toccare tutto per criptare ogni singolo tessuto esistente sulla faccia della terra; vogliamo spiegare maglia per maglia per confrontare le varie taglie e, alla fine, capire che la differenza è di soli tre millimetri. Non me n'ero mai resa conto, nemmeno quando lavoravo da Zara, se non che tra la giornata di venerdì e quella di sabato ho registrato un particolare risultato sociologico: se l'uomo fa shopping da solo, di norma (sì, devo essere politicamente corretta), chiede aiuto alla commessa, evitando così di disfare tutto l'assortimento. Se invece l'uomo è accompagnato dalla compagna/sorella/amica allora la frittata è fatta, perchè l'aiuto della commessa non serve più; lei lavorerà pure lì, ma non saprà mai ciò di cui l'uomo in questione ha davvero bisogno.
Quando l'uomo fa shopping, di solito, sa cosa sta cercando e sa cosa vuole; se c'è bene, altrimenti pace. La donna, invece, molto spesso esce di casa con il proposito di farsi un giro. E proprio perchè si sta facendo solo un giro, senza un particolare obiettivo, si sentirà obbligata a perlustrare tutti i reparti di un negozio, spulciando ogni parete e tavolo.
Tra le altre cose, poi, c'è da dire che nella categoria delle shopping-women si inseriscono due sottospecie: la donna ordinata e precisina e la donna distruttrice. Per capirci: la prima è quella che, se vede una pila di maglie e la taglia che le serve sta proprio in fondo, farà in modo di alzare con molta cautela la pila e sfilare dolcemente l'articolo; la seconda, invece, non ci tiene proprio all'ordine, e quindi se deve provare quella maledetta maglia che (cazzo!) sta sempre sotto tutto, se ne sbatterà, e tirerà la t-shirt facendo crollare quella magnifica pila finita di piegare due minuti prima dalla commessa sconsolata.
Credo davvero che noi donne siamo degli esseri speciali, in quanto pure portatrici di vita e sensualità; e in più siamo, a detta di studiosi ed economisti, quelle più capaci (nel genere umano, si intende) nella gestione del denaro. Se non mi credete leggetevi il libro di Muhammad Yunus, “Un mondo senza povertà”. Ma noi donne, splendidi esseri vitali, siamo anche capaci delle peggiori cose: basti pensare che ci sono alcune che si trascinano il proprio ragazzo in giro per il centro commerciale. Di venerdì sera. Alle dieci. E l'unica cosa che ti vien da pensare è: sarai anche vitale, ma tu donna non hai pietà. Né per me (commessa) né per il tuo ragazzo. E già che ci siamo non hai pietà neanche per quelle polo, sì, proprio quelle che mi hai appena rovesciato sul tavolo. A soli due minuti dalla chiusura, ovviamente.

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