Diabolik ha un vissuto tutto particolare e per questo si rende personaggio atipico e originale rispetto a tutti gli altri. Già dai suoi primi anni di vita è costretto ad affrontare vicissitudini insormontabili: ancora in fasce sopravvive ad un naufragio e finisce su un’isola misteriosa dove viene preso e accudito da un manipolo di malviventi che lo inizia all’arte del crimine. Da loro il nostro apprenderà anche l’arte del travestimento e soprattutto a confezionare quelle maschere che gli serviranno a trasformarsi ne “l’assassino dai mille volti”. Tanto è anomalo il personaggio che all’inizio non ha nemmeno un nome ed è costretto a mediare il nome “Diabolik” da quello di una pantera imbalsamata che vede nella villa del capo dei criminali. Ma il nostro è determinato a farsi una posizione, seppur nell’ambito della criminalità, così lasciata l’isola senza nome si trasferisce in Oriente per approfondire materie come il lancio di coltelli e l’uso della cerbottana per sparare aghi intrisi di cianuro. Ed è in quest’epoca che Diabolik si impossessa dell’identità dello spregevole uomo d’affari Walter Dorian appropriandosi inoltre della cosa che più gli invidia: la famosa Jaguar E-Type nera. Da qui in poi è tutta una serie di crimini dedicati a svaligiare le ville più ricche della cittadina di Clerville in compagnia dell’eterna amante Eva Kant, fascinosa eroina che sin dalla sua prima apparizione salva Diabolik da fine certa mentre sta per essere ghigliottinato. Ovvio che in storie di crimine ci sia sempre un alter ego e Diabolik e la sua affascinante compagna lo trovano nell’ispettore Ginko persona integerrima che cerca in tutti i modi di ostacolare i crimini dei due ma con scarsa efficacia. Va da sé che il rispetto reciproco che i due nutrono a vicenda è inevitabile in storie in cui due caratteri così forti e combattono. Di più, se vogliamo Diabolik e Ginko sono le due facce della stessa medaglia: si somigliano, anime gemelle contrapposte incapaci di adattarsi al mondo circostante: sporco e vizioso. Tant’è che nelle storie raccontate dalle sorelle Giussani a spaventare non sono le figure dei criminali quanto la società; una società meschina e cinica dove i ricchi sono nobili decadenti e uomini d’affari senza scrupoli, che hanno costruito la loro fortuna nelle maniere più spregevoli. Sono queste le prede perfette per Diabolik, attenzione però, egli non è un Robin Hood moderno, non toglie ai ricchi per dare ai poveri, bensì serve a vivere la sua vita agiata insieme alla sua compagna. E’ lo stesso Diabolik a ribadire questo concetto: le sue gesta mirano a sfidare la società, a imporre la propria legge, a sentirsi solo contro tutti.
Sono cresciuto con le storie di Diabolik e devo dire grazie ad un mio parente lontano che da bambino mi passava gli albi appena usciti in edicola e ne sono rimasto oltre che sorpreso dall’azione dell’eroe dal fascino che emanava su di me e sulla sua compagna. Eva Kant poi per un lungo periodo è stata un modello di donna sognata e irraggiungibile, una donna che insieme alle donne dei fumetti di Milo Manara mi hanno fatto sognare a lungo e crescere con un ideale di bellezza veramente estremo.
E allora Buon Compleanno Mr. Diabolik e lunga vita!!!