“Non sa resistere a tutto quello che può prendere, sedurre o portare via…”
L’ultimo appuntamento del 31 luglio 2014 della retrospettiva dedicata a Mario Bava dalla Mediateca Regionale Pugliese di Bari è “Diabolik“.
Questa volta il regista ligure può dedicarsi ad un vero e proprio divertissement anche se come sempre deve faticare non poco: ancora un budget relativamente esiguo rischierebbe di limitare abbastanza pesantemente la messa in scena se non fosse per il talento artigianale di Bava.
E il Maestro del Terrore non avrebbe potuto divertirsi se non trasportando il mondo psichedelico, pop, acido e irriverente creato dalle sorelle Giussani, affettuosamente definite le “Regine del Terrore”: “Lotta disperata”, “L’ombra della notte” e “Sepolto vivo!” sono i tre episodi della serie a fumetti creata dalle intraprendenti “ragazze della Milano bene”.
Bava sapeva bene che nel mondo di carta il fascinoso ladro inafferrabile e diabolico aveva un piglio decisamente più violento: Dino De Laurentiis timoroso di censure e critiche impose, però, un taglio più “commerciale”. Difatti la critica si divise: chi vedeva l’amalgama ben riuscita di “avventura, farsa, sadismo e nudità” concorrere a creare un film “di moda”, chi – specialmente in Francia – riconosceva la pellicola “di una bellezza prorompente”.
Certamente bisogna riconoscere che ancora una volta Bava ha saputo restituire con gusto e ironia una trama talvolta incline a disperdersi a causa dell’interpretazione troppo algida e grottesca di Marisa Mell e dello stesso John Phillip Law, entrambi decisamente patinati, ma forse proprio per questo adatti a rendere due personaggi fumettistici come sono Eva e Diabolik.
Le inquadrature psichedeliche e futuriste, quello stile vagamente kitsch – nel senso più pregnante del termine – e tutte le inquadrature e i movimenti di macchina fortemente improntati dalla optical art, quel filtrare grottescamente attraverso una lente anamorfica le azioni del ladro in calzamaglia nera aderente, fanno del film un incredibile e spiritoso omaggio alle sorelle Giussani. La fotografia curata come sempre dal regista e da Antonio Rinaldi è perfettamente aderente allo stile pop avanguardistico: tinte fortemente “wohroliane”, colori accesi tendenti al verde, al rosso e al blu elettrici.
Si tratta di una narrazione che appare inizialmente poco coerente nelle coordinate spazio-temporali e caratterizzata da scene che sembrano spezzarsi, invece coese tra loro saldamente dal ritmo sempre sostenuto degli avvenimenti: anche lo spettatore è costretto a seguire le mosse dell’abile truffatore inseguendo il corso degli eventi, esattamente come l’ispettore Ginko (Michel Piccoli) in perenne affanno per impedire rapine e “colpacci”.
Tra i personaggi decisamente interessanti c’è Ralph Valmont interpretato da Adolfo Celi: un prototipo esemplare di uno degli antagonisti del celeberrimo James Bond.
Le musiche originali composte da Ennio Morricone seguono la psicologia dei personaggi con la stessa ironia farsesca che il regista lascia trasparire dai movimenti di macchina e dalle soluzioni adottate. Il tema principale della canzone “Deep Down” è fortemente caratterizzante: declina al meglio quel gusto kitsch da commedia all’americana che sottende l’intera pellicola.
Sicuramente una conclusione interessante per questa retrospettiva nell’auspicio che anche i più giovani possano avvicinarsi al Cinema e conoscere il talento di Mario Bava prima ancora di “incontrare” i più famosi cineasti americani che si sono fortemente ispirati al regista ligure come Martin Scorsese, Quentin Tarantino, Tim Burton o Roman Coppola.
Written by Irene Gianeselli