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Diada Nacional de Catalunya: una catena umana di 400 km contro un progresso politico nullo

Creato il 19 settembre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

Posted by   19 settembre 2013  

Che significato ha per i catalani, oggi, essere nazionalisti ed indipendentisti? La “Giornata Nazionale delle Catalunya” si celebra l’11 settembre di ogni anno.

La Diada de Catalunya, l'11 settembre scorso (delitfrancais.com)

La Diada de Catalunya, l’11 settembre scorso (delitfrancais.com)

Stando al sondaggio realizzato dall’Osservatorio di MyWorld per la radio Cadena Ser, il 52% del campione intervistato voterebbe la secessione, mentre solo il 24 voterebbe contro. Otto catalani su 10, poi, si dicono a favore della celebrazione di un referendum per decidere se la Catalogna, o qualunque altra comunità autonoma, debbano continuare a far parte della Spagna. Il 59,7%, inoltre, sarebbe a favore della consultazione popolare, anche se questa fosse dichiarata incostituzionale.

L’11 settembre scorso, insieme ai tradizionali eventi culturali indipendentisti, è stata formata una catena umana di 400 km, convocata dall’Assemblea Nazionale Catalana, che ha attraversato simbolicamente da nord a sud la regione, per esigere la convocazione di una referendum popolare nel 2014. Il viaggio attraverso 80 comuni ha collegato alcune centinaia di migliaia di persone: a Barcellona, ​​la catena è passata da alcuni luoghi simbolo della Catalunya come la Plaza Sant Jaume, la Sagrada Familia e il Camp Nou.

Però, se da una parte la maggior parte dei catalani si batte per l’indipendenza, dall’altra sembra che le istituzioni della Catalunya, come in questa occasione, lo facciano solo “a parole” nei comizi. Infatti non hanno partecipato all’iniziativa popolare due tra gli esponenti politici catalani più importanti per svariati motivi: Josep Antoni Duran Lleida, a capo della formazione di centro catalana, che l’anno scorso era stato bersaglio di una grave contestazione da parte dei separatisti, ed inoltre non era presente neanche il presidente del Parlamento catalano, Nuria De Gispert, che, però, aveva invitato tutti i catalani a partecipare.

La Senyera catalana

La Senyera catalana

Ma perché i catalani vogliono l’indipendenza? Il sentimento catalano è qualcosa di più che una lingua, un territorio, una danza; è qualcosa che si porta e si sente a pelle e si vede rinforzato ogni volta che qualcuno lo discute o tratta di bloccarlo o di distruggerlo. Facendo così, invece, provoca l’effetto contrario perché i catalani prendono ancora più coscienza di quello che significa e lo “difendono a morte”. Insomma, l’esser catalano è qualcosa che va ben oltre i numeri, i soldi e le tasse che non tornano. La Catalunya si sente Nazione, e qualcuno addirittura la sente già come Stato, tanto da aver organizzato la selezione nazionale di Catalunya, che, giusto per precisare, sarebbe composta per la quasi totalità da quei giocatori che, nel 2010, si sono laureati Campioni del Mondo in Sudafrica. Uno stato a sé, o federale, poco conta. Quello che conta davvero, per loro, è che qualcosa avvenga, che questa manifestazione inneschi qualcosa di più grande che un semplice dibattito politico. Altri due aspetti indipendentisti sono, poi, la lingua catalana che vorrebbero diventasse quella ufficiale della regione e il rapporto economico finanziario della Catalunya rispetto alla Spagna: più del 20 % del PIL iberico è prodotto in Catalunya, nonostante essa occupi solo il 5% circa del territorio spagnolo e che la sua popolazione non superi il 15 % della popolazione totale. Questa predominanza, però, è utile ricordare che deriva anche da fattori ambientali, oltre che umani e storici, difatti la posizione geografica affacciata sull’alto Mediterraneo e protesa verso l’Europa mediterranea, ha aiutato molto lo sviluppo industriale e soprattutto il terziario, essendo durante l’autarchia franchista una delle mete preferite per l’immigrazione interna, ed ora mondiale.

Artur Mas, eletto presidente della Generalitat de Catalunya nel 2010 (blogs.lse.ac.uk)

Artur Mas, eletto presidente della Generalitat de Catalunya nel 2010 (blogs.lse.ac.uk)

Dopo la cerimonia ufficiale della Giornata Nazionale, il presidente della “Generalitat de Catalunya”, Artur Mas, ha parlato della possibilità di internazionalizzare la lotta per l’indipendenza della Catalunya, dicendo che “la protesta che si svolgerà per tutta la giornata ha l’intento di aprire gli occhi al mondo perché ne abbiamo bisogno. Il nostro impegno sarà quello di mantenere una road map e di impostare il 2014 come data per i catalani che chiedono lumi sul futuro politico della regione.” Dal canto suo, invece, il ministro degli Esteri José Manuel Garcia Margallo si è espresso dicendo che “bisogna trovare le cause che hanno portato a questa “disaffezione” della Catalunya verso il resto della Spagna. In quegli ambiti importanti come le infrastrutture, la lingua, la cultura e le tasse, dobbiamo riflettere sull’organizzazione territoriale che dovrebbe portare ad una riforma della Costituzione perché si tratta di un patto sociale tra tutti i cittadini spagnoli ed un patto multilaterale non può essere unilateralmente interrotto dalla Catalunya: la secessione potrebbe essere estremamente dolorosa quanto per la Spagna, tanto per i catalani”. Il ministro degli Interni Jorge Fernandez Diaz, poi si è detto ha detto “aperto al dialogo” con il governo catalano, ma sempre “secondo la legge”, anche se è in “disaccordo radicale” con la pretesa indipendentista della Catalunya.

La Diada Nacional de Catalunya è festeggiata dalla comunità catalana che commemora, al Fossar de les Moreres, gli strenui difensori della città, come Rafael Casanova e Moragues, che, dopo 14 mesi di assedio alla città di Barcelona, si sono arresi a Filippo V di Borbone di Spagna, durante la Guerra di Successione, l’11 settembre 1714. Durante tutta la giornata, solitamente, ci sono manifestazioni indipendentiste ed eventi culturali in parecchi quartieri della città. Una particolare tradizione appartiene a quei catalani, che sbandierano la Senyera e la Estelada, due tra le bandiere indipendentiste più antiche della storia spagnola.

Rimane il fatto, con tutti i pro e i contro dell’occasione, che questa pretesa di indipendenza deriva da una potenziale rivisitazione storica della Catalunya. Prima dell’arrivo di Filippo V di Borbone, dopo la conclusione della Guerra di Successione, la regione, con capitale Barcelona, non è sempre stata indipendente come dicono, e sembra proprio si ricorra ad un passato immaginario nella quale lo era. La Catalunya, giusto per precisare, è stata indipendente solo dall’801, quando il conte di Barcelona, Berà, la conquista dalle mani del conte di Tolosa ed emiro arabo, Sa’dun al-Ruayni, fino al 1137, quando Raimondo Berengario IV decide di sposarsi con Petronilla di Aragona. Questo matrimonio fa decadere la contea di Barcelona nella mani degli aragonesi prima e dei castigliani poi

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