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Creato il 30 gennaio 2012 da Francosenia

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Il capitalismo non si ripete
di Robert Kurz

Uno dei tanti modi di approcciare la vita, è quello che viene chiamato nostalgia: il ricordo dei cosiddetti bei vecchi tempi, per esempio quelli del miracolo economico. Nella cultura pop, questo corrisponde al modo "retro":   i produttori a corto di idee, ricorrono a dei vecchi trucchi, in una forma leggermente modificata. E' come con "Tatort" [1], che oggi viene ritrasmesso su una piccola rete per l'ennesima volta, che si rischia sempre di cascare su qualche episodio che abbiamo già visto anni fa. Senza che si sappia né perché, né come, si sparge il credo che sia sufficiente dare un'occhiata al passato, per riuscire a trovare una ricetta da utilizzare nel presente. In quale altro modo si può spiegare il fatto che i politici, i media e gli economisti sono perennemente alla ricerca di paralleli storici per dare conto dello sviluppo della crisi? Ad aprire il giornale, spesso sembra di assistere ad una lezione di storia.
Che si sia interessati alle speculazioni finanziarie in modo sconsiderato, all'aumento dei fallimenti di stato, oppure ad una particolare unione monetaria che ha rovinato la nostra storia economica, c'è solo l'imbarazzo della scelta. La morale della storia? Tutto quanto è già successo prima, per cui non è così grave, tutto è gestibile.
Il padre del pensiero qui non è solo il desiderio [2], ma anche una certa visione del capitalismo come eterno ritorno. A volte l'economia decolla, altre sprofonda, questo è tutto; ogni anno, ogni secolo ha i suoi vincitori e i suoi vinti. Ma in linea di principio, credo - sostiene questo credo - tutto questo continuerà all'infinito.
Tuttavia, vi è un'aberrazione. Non siamo di fronte ad un sistema statico, ma ad un sistema dinamico. Il capitalismo non si ripete, non è circolare: è esso stesso un processo storico irreversibile. La valorizzazione del capitale non riparte mai da zero; al contrario, affinché continui la valorizzazione, essa deve costantemente oltrepassare, in tutta la società, il livello raggiunto precedentemente. Il grado di integrazione mondiale dell'economia non può tornare indietro, e lo sviluppo delle forze produttive lo può fare ancora meno. La concorrenza universale veglia.
Nondimeno, dal momento che la globalizzazione e la produttività crescono ad un livello sempre più alto, per quale ragione il carattere, la profondità e l'estensione delle crisi dovrebbero rimanere invariate? La storia della speculazione sui bulbi di tulipano alla Borsa di Amsterdam, nel XVII secolo, che si compiacciono tanto di raccontare, non ci dice nulla sulla bolla immobiliare del 2008 e sul crollo della Lehman Brothers.
Ci viene ripetuto, in ogni modo possibile, che i politici ed i manager hanno imparato a sufficienza le lezioni che provengono dalle crisi passate, ed ora hanno gli strumenti adeguati che permetteranno loro di superare le crisi future.
Ed ecco che gli estensori delle diagnosi disputano sul fatto che l'attuale crisi possa essere paragonabile a quella del 1872 o a quella del 1929, o semplicemente, piuttosto, a quella del 1973. Ma di quali lezioni si parla, quando i governi e le banche centrali ci mostrano ogni giorno che i loro concetti di politica economica e monetaria sono utili, all'incirca, quanto una cassetta degli attrezzi di una locomotiva a vapore per la riparazione di emergenza di un TGV? Quelli che, come la nostra élite, hanno sempre la parola "futuro" in bocca,  non dovrebbero essere poi così fieri dei cosiddetti "salvataggi" passati del sistema. Ad ogni modo, ciò che l'umanità più facilmente tiene a mente, sono i vecchi piani di salvataggio e le loro conseguenze, e non le catastrofi.

- Robert Kurz -


Note:

[1] Tatort : lett. « scena del crimine », serie poliziesca tedesca cult, a partire dal 1970

[2] "Der Wunsch ist der Vater des Gedankens" (il desiderio è il padre del pensiero) è un proverbio tedesco.


Fonte: http://www.neues-deutschland.de/artikel/213149.kapitalismus-im-kreis.html


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