Questo sabato il consueto articoletto dedicato alla parlata vernacolare dell'Umbria attinge doverosamente alle condizioni del clima. Già ieri Neve, caos e proverbi parlava dei detti popolari sulla neve e oggi è ancora la neve, che cadendo copiosa, ha fatto rispolverare espressioni particolari, alcune più diffuse altre meno conosciute.
Tra le tante ne ho scelte cinque che mi paiono maggiormente calzanti:
: nevica e nevicare. Al tempo imperfetto ninguìa, nevicava. Deriva direttamente dal verbo latino ningit.
Prima ha fatta 'na scaciatella , ma mo nengue co' cèrti fiocchi! All'inizio c'è stata una leggerissima nevicata, ma adesso nevica con certi fiòcchi! (La scaciatella è la piccola grattugiata di cacio).
Bufa, buficchia, bufare: nevicare con il soffio del vento di tramontana. Bufa come n'accidenti, pare che te penetra llà l'ossa. Nevica a vento con tanto impeto, che il freddo sembra penetrarti nelle ossa.
Rifirina: grosso cumulo di neve spazzato e sagomato dal vento, simile a una duna. Ho sentito anche la variante bifirina. Quanno stamatina me so arzata, le rifirine non m'hanno fattu scappà da lu cancèllu! Quando stamattina mi sono alzata, i cumuli di neve non mi hanno fatto uscire dal cancello di casa.
Peacchie: pedate, orme. Co sta neve non c'è bisugnu de li telefonini pe' rtroà li cristiani, basta che vai appressu a le peacchie. Con questa neve non c'è bisogno dei telefoni cellulari per ritrovare le persone, basta andare dietro alle loro orme.
Branculite: intorpidite dal freddo. Le mani pe fa le faccenne ce ll'hai branculite, ma su lu computere ce stai lo stesso a divertitte! Per fare i lavori di casa le mani dici di averle intorpidite, ma sulla tastiera del computer si muovono bene!
( Continua. Appuntamento a sabato prossimo. Leggi il post precedente su Dialetto umbro: tratufani, statarecci, caciòle e callafredda )