dio li fa e poi
(purtroppo!)
non li accoppa
In dieci anni di matrimonio non eravamo litigati mai.
Forse siccomeché i nostri dialoghi non è che si spingerebberessero poi tanto in là
«Come si chiama…»
«Chi»
«Boh»
«Ah»
Non sorgevano fra noi dispute di carattere artistico
«Tosto il nuovo spot del coso»
«Figata! »
«Uau»
«Cioè»
né culturale
«Guardiamo zelig, alla tele? »
«Ahahah! »
«Mica è cominciato»
«Mi porto avanti ahahah! »
né di attualità generale
«Eh, la gente non sa più cosa sia»
«Tipo… cosa?»
«Tipo… boh»
«Assolutamente!»
o politica
«Ci vorrebbe la pena di morte»
«Per chi»
«Così»
«Ah, okèi»
Nessun problema di ménage coniugale…
«Dove cazzo l’avrò messo»
«Cosa»
«Boh»
«Ah»
… e perfetta unità di vedute sulle uscite sabatoserali
«In che disco andiamo a divertirci?»
«Shokki Makaki o Shokki Makaki?»
«Shokki Makaki, vah»
«Uau»
Ma soprattutto nessuno tentava d’imporre all’altro le proprie idee
«Se rimango incinta come lo chiamiamo?»
«O come mio padre… o come tuo padre»
«Quindi Marco?»
«Se è femmina, Marca»
Poi ci si è messo il maledetto spread, a farci litigare.
Io ero favorevole
Lei era contraria
O viceversa
Una parola tira l’altra
Un calcio in culo tira l’altro,
Abbiamo divorziato
E il bello è che nessuno dei due
Ha ancora capito
Cumminchia jè, stu spread.