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Pochi clienti, tanti ospiti (uso alternativo di un hotel)

Creato il 10 maggio 2013 da Aletonti

Pochi clienti, tanti ospiti (uso alternativo di un hotel)

Abbiamo ufficialmente aperto il 24 aprile ma la situazione è assolutamente tranquilla. Vige una calma portatrice di tristi presagi.
Dei ponti non c’è stata traccia. Troppo lunghi da attraversare (25 aprile di giovedì; 1 maggio di mercoledì) e sotto un cielo che non prometteva nulla di buono. In effetti non ci contavamo, la decisione di aprire rispetta perlopiù una tradizione: abbiamo iniziato sempre in questo periodo e, dato che avevamo terminato sia i lavori che le pulizie…

In questa situazione desolata, spiccava un evento importante: il battesimo di mia nipote.
Era stato programmato proprio in questi giorni per poter ospitare amici e parenti in albergo, non soltanto per il rinfresco ma anche per il pernottamento. Molti venivano da lontano dato che mia cognata non è di queste parti e servivano camere per sistemare il seguito di parenti e amici. Naturalmente, siamo stati più che felici di metterle a disposizione. A parte il letto, che si rifacevano da sè, per il resto la macchina alberghiera si è messa in moto e ha proceduto per qualche giorno a pieno regime. La sola differenza è che, a parte il giorno del rinfresco in cui abbiamo chiamato una collaboratrice a dar man forte, eravamo senza personale.
Si mangiava tutti insieme e noi della famiglia eravamo ad un tempo commensali, camerieri, cuochi….Però devo dire che sono stati tutti molto gentili e collaborativi.
Sia l’interno che l’esterno dell’albergo sono stati addobbati con decine di palloncini, pupazzetti di cartone e festoni. Sembrava la Notte Rosa o Ferragosto, almeno per il fermento che animava l’ambiente. Chi non fosse a conoscenza dell’evento, avrebbe potuto pensare che quell’albergo lavorasse alla grande mentre tutti gli altri stentavano….

Il giorno della cerimonia, domenica, mi ero portato il vestito in albergo perchè sapevo che non avrei avuto il tempo di passare da casa. Dopo pranzo abbiamo iniziato a preparare il rinfresco per essere pronti subito dopo la fine della funzione, fissata alle 17,00. Avevamo ordinato il necessario in pasticceria ma una buona parte era stata portata dagli ospiti direttamente da casa: pasticcini, torte, salami di cioccolato, focacce, ciliegie sottospirito, pesche sciroppate, una porchetta spettacolare, fave fresche, formaggi, salumi…tutto fatto in casa o colto nell’orto. Una cosa ai limiti della commozione. Io mi sono messo a preparare i cascioni con rucola e stracchino, un cavallo di battaglia qui in Romagna (infatti sono andati a ruba e abbiamo dovuto fare un secondo giro).

Gli unici due clienti dell’hotel sono partiti la mattina quindi abbiamo potuto chiuder bottega per un’ora (dalle 17 alle 18), tantopiù che la chiesa dista solo una trentina di metri. Data la scarsa frequenza con cui squilla il telefono in questi giorni, dubito che ci siamo persi delle chiamate.
I bimbi da battezzare erano una decina, un record a detta dello stesso sacerdote officiante.
“Don, oggi avrai da lavorare” gli ho detto quando mi si è avvicinato per salutarmi nella mia postazione di padrino, poco prima dell’inizio della funzione.
” Non è un lavoro, è una gioia!” mi ha risposto. Ma appena dieci minuti più tardi fissava l’assemblea con un preoccupante sguardo assassino, come se avesse voluto sprangare i portali e dar fuoco alla chiesa! E io gli avrei dato volentieri una mano perchè ho assistito a scene incredibili.
A causa del brusio ininterrotto, non si riusciva a capire nemmeno una parola proveniente dall’altare. Prima di ottenere un silenzio accettabile, ha dovuto attendere cinque minuti con lo sguardo fisso nel vuoto. C’erano persone che passeggiavano serafiche lungo le navate o tra le panche, come se si trovassero ad un brunch. Per tacere di quelli che scattavano foto a ripetizione. Anzi, non taccio per niente ed espongo i fatti.
Per tutto il tempo ho dovuto schivare braccia che spuntavano ovunque intorno a me e che impugnavano fotocamere o cellulari. C’era un tizio che, per aspetto e abbigliamento, somigliava ad un comico di Zelig: girava con un tablet tra le mani e scattava foto con questa specie di padella che ruotava di sopra e di sotto. Era al seguito di una coppia vicino a me e sicuramente mi avrà immortalato insieme a loro. Immagino che mi avrà fatto sparire con il photoshop a causa della mia espressione di condanna e minaccia.
Naturalmente, c’erano anche dei fotografi di professione che volteggiavano intorno al sacerdote sparando scatti e flashate ma si notava benissimo il loro smarrimento in mezzo a tanti concorrenti privati.
Tirando le somme, quelli che si sono comportati più civilmente sono stati i piccolini e le piccoline che hanno ricevuto il battesimo e ho detto tutto!

Subito dopo la fine della funzione siamo scappati in hotel per completare l’allestimento del banchetto. La sala piena, il buffet imbandito. L’ho presa come un’occasione per immergermi nella frenesia lavorativa dopo la pausa invernale. Non ho quasi toccato cibo per tutta la sera perchè sono stato concentrato sul da farsi. Ho avuto qualche piccola defaillance ma niente di serio. E’ la ruggine che durante l’ inverno si deposita sui miei riflessi di albergatore.
E’ stata una bella giornata, con molte persone, tante cose squisite da mangiare e una nipotina incantevole che sorrideva a tutti. L’unica differenza è che, per una volta, abbiamo pagato per lavorare!


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