Quando Sam solleva Frodo ("Then let us be rid of it... once and for all! Come on, Mr. Frodo. I can't carry it for you... but I can carry you!") devo togliere gli occhiali: comincio a piangere e vado avanti anche dopo aver messo via il DVD. Non parliamo del libro: rischio sempre di allagare l'ultima parte.
...ed eccomi. Si parla de Il Signore degli Anelli, e io ricompaio. Sono ferma ancora alle Miniere di Moria, o meglio, alle sue porte. Qualcosa mi trattiene fuori, e io so benissimo di dover dire "Amici" ed entrare. Risolverò il problema quanto prima. Mi riallaccio al discorso di Frodo e Sam. Devo dire che, negli anni passati, questi due personaggi erano quelli che amavo di meno, in un certo senso. Frodo mi sembrava...troppo, da sopportare. Troppo lamentoso. Troppo debole con Gollum. Troppo esposto. Troppo "incapace" di essere uomo (oppure Hobbit). E va bene che l'Unico era una seccatura in edizione Deluxe, ma reagire con un po' di forza in più?
Sam mi sembrava funzionale solo nel suo rapporto con Frodo: l'amico fedelissimo, fino in fondo, fissato con gli Elfi, e basta. Nelle ultime due letture, la tredicesima e la quattordicesima, quella attuale, è venuto fuori con prepotenza. Il suo senso di descrizione delle cose e delle persone, per esempio. E il senso di missione, che si vede bene in questa citazione fotografata dal libro. Sono parole semplici, che ciascuno di noi potrebbe dire, per spiegare cose che sono troppo al di fuori e troppo grandi rispetto a noi. E per la forza d'animo che tira fuori nel momento più buio di tutti, quando Frodo è fuori uso, prima ancora del Monte Fato. E' agli sgoccioli, quasi divorato dall'Anello, mezzo ucciso dalla mostruosa Shelob. L'unico che può reagire è Sam, e lo fa.
Ma nemmeno lui può sostituirsi a Frodo, anche se trova il modo di sostituirsi ad un intero esercito di cavalleria porta-salvezza, seminando sgomento e parecchia preoccupazione tra i nervosi Orchetti in casa loro, a Mordor. Il Male ha un certo senso dell'ironia...sceglie proprio uno dei suoi araldi, per annientarsi da solo, con l'invasato Gollum.
Dicevi di Tom Bombadil e Barbalbero. Anche questi sono due personaggi cui non ho reso completamente giustizia. Il primo è...un dio sfuggente. Svampito all'apparenza, preoccupato solo di cantare ed esternare gioia. Potentissimo e parecchio tempista, in pratica. Con lui, gli Spettri dei Tumuli non reggono. E' la dissimulazione del Bene. Mentre il Male ama mostrarsi nella potenza dei suoi eserciti oscuri, il Bene si nasconde nei boschi e nelle creature di luce, apparentemente semplici. Quando è necessario raddrizzare una situazione che scivola nel buio e nell'angoscia, però, questo vestitino leggero sparisce, e la Luce arriva inarrestabile, con Bombadil che salta e canta, senza fermarsi, per far arretrare e annientare il Buio.
Lo stesso si può dire di Barbalbero e degli Ent. Custodi semplici e disadorni di forze primordiali come quelle della Natura, che una volta offese rivelano tutta la loro potenza. Non è facile farlo, senza lasciarsi cogliere dall'autocompiacimento per la propria forza...e forse è questo uno dei motivi che spinge gli schieramenti positivi del libro a nascondersi dietro facciate dimesse. Nel film, Barbalbero urla contro Saruman, accusandolo di essere venuto meno al suo ruolo di custode della Natura, ed è stato un momento che mi è piaciuto particolarmente, e che ha segnato la rivalutazione di questo personaggio. Quando ci arriverò, vedremo cosa salterà ancora fuori...