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Dialogo di saggia troia e ladro di giovinezze – di Massimo Santamicone

Da Wsf

Poesia nella quale il poeta continua sul filone dell’insulto alle vecchie, rischiando di finire agli arresti per mano del naturale inganno

Oggi camminavo per le strade fischiettando
quando una signora vecchia e gialla mi ha detto
tu non puoi mica fischiare di allegrezza, bello
tu hai rubato la mia propria giovinezza.

Io ho smesso di fischiettare la canzone dei quin ché tanto non mi piace
me l’aveva passata l’acquaiolo passando mentre faceva il suo lavoro.
E io le ho detto calmo, ma perché?
E lei m’ha detto perché io una volta bella ero
e fregna assai
e ora mucchietto di robe rugose e ossipollo
ti pare giusto?

Sì, ho fatto io, perché le vecchie
nel merdo, è noto, vanno a sfarsi
ma io non rubai giovinezze, né stupide ilusiòn
la mia l’avevo giàe, testimone l’acquaiolo,
piuttosto ho visto fuggire poc’anzi un gazzoladro
biondo, svelto, transumanzo,
con una dolescenza sotto braccio
che sia stato lui, piuttosto?

E lei, faccia contrita, di giovenca all’alba che ha sgravato,
giovane  e muscolosso, quello làe?
non è, ti sbagli uomo, le giovinezze a rubarle
mica giovani si torna, né contenti
si fischietta solo, belli, come se.

Poesie da Decubito: http://www.decubito.org/


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