Magazine Lavoro

Dialogo immaginario del 2020

Da Brunougolini
Scena: interno di un ufficio del personale, media azienda metalmeccanica nell'anno 2020.
Giovane - Sono qui per quella pratica di assunzione
Manager - Eccoti la copia di un bel contratto a termine.
Giovane - Nessuna ipotesi di un passaggio alla stabilità?
Manager - Non è al corrente? L'ultimo editto ministeriale ha abolito simili vecchiumi di stile sovietico. Ora siamo tutti flessibili e instabili.
Giovane - Va bene, firmo.
Manager - Deve anche firmare questa altra carta...
Giovane - Ma è bianca!
Manager - E' una facilitazione che ti facciamo. Nel caso che tu dopo dieci anni di apprendistato volessi ricorrere a uno di quei magistrati che si facevano chiamare giudici del lavoro, non dovrai più farlo. Chiameremo un mediatore, un arbitro di nostra fiducia. Sarà lui a stabilire una scelta equanime. Sui licenziamenti, ma anche su ferie, orari, sicurezza. Come avevano previsto a suo tempo cento giuristi contrari a moderni rapporti di lavoro. Certo se lei è ostile può dirlo ma non piacerà molto all'azienda...
Giovane - Un arbitro equanime, tipo Collina? Ma equanime per chi? Non è che poi sotto sotto non ci sarà un Moggi a manovrare?
Manager - E' un regalo che ti facciamo, così non dovrai aspettare i lunghi tempi dei processi. Anche il nostro presidente del Consiglio ha adottato nuove procedure che impediscono estenuanti attese processuali. Così come a suo tempo a furia di decreti si riuscì a snellire molto le elezioni per regioni e parlamenti. Le democrazia non deve essere una cosa complicata, nè in azienda nè nel Paese.
Giovane - E il parere dei sindacati? A me avevano detto che dovevano contrattare ogni cosa. Non ci sarebbero stati i licenziamenti facili, non si sarebbe toccato l'articolo 18...
Manager - L'articolo 18 è sempre lì, ma non serve più a nessuno. E i sindacati che contano siedono non nei consigli di fabbrica o nelle Rsu, le cosiddette rappresentanze aziendali. Ora siedono nei consigli di amministrazione o nelle commissioni bilaterali. Hanno i loro gettoni di presenza, sono nostri soci e complici, per usare un termine caro al nostro ministro al Welfare...
Giovane - E la Cgil? Forse facevo bene ad ascoltare il suo invito allo sciopero generale per il lavoro, il fisco e i diritti in quel venerdi 12 marzo del 2010...
Manager - La Cgil c'è ancora. Non pensiamo certo di pagare qualche squadraccia per bruciarne le sedi come facevano i nostri antenati estremisti. Intendiamo però separarla definitivamente da Cisl e Uil, ridurla lentamente alla clandestinità. Non si ricorda anche quel giorno, appunto, di dieci anni fa? Solo alcuni giornali di sinistra parlarono allora di quello sciopero generale... C'era un silenzio assordante. Fu l'inizio della fine...

Nota a margine di spiegazione. Ha dichiarato Mario Dogliani, professore emerito di diritto costituzionale, a proposito del nuovo dispositivo in materia di lavoro: "Se il lavoratore, al momento dell'assunzione, sceglie le modalità con cui il trattamento di fine rapporto verrà effettuato, è ovvio che la tutela legislativa viene svuotata. Il rapporto di lavoro è tutelato, in Italia dalla legge in primis, quindi dalla legge di fronte a un giudice. In questo modo si elude questo tipo di tutela". Mentre "il giudice è un soggetto garantito dalla legge, l'arbitro applica dei principi di giustizia indipendentemente da quello che stabilisce la legge, principi che in ultima istanza sono sue soggettive preferenze".

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