Dialogo interreligioso e interculturale /Per non perdere ulteriori occasioni

Creato il 14 settembre 2012 da Marianna06

Quello che sta avvenendo in Libia e in Egitto a causa di un video che offende l’Islam, e che circola indisturbato in rete, non avrebbe dovuto essere affatto  nel rispetto delle differenti confessioni religiose, che hanno tutte, nel mondo conosciuto e abitato, pari diritto e uguale dignità in quanto ciascuna strettamente rapportabile alla cultura di riferimento di un popolo e/o di una comunità da cui non si può prescindere. Oltre ancora che costituire, nella concretezza della propria quotidianità, per tanti uomini ,donne ,anziani e bambini , eccezione fatta per gli agnostici, un’insopprimibile esigenza del cuore umano, in merito alla quale nessuno ha il diritto d’intromettersi.

Cambia molto il discorso  quando però la religione si fa politica e il potere religioso si trasforma purtroppo in elemento destabilizzatore della società.

Di questi tempi l’esigenza maggiore  dell’Europa occidentale e, in particolare, dell’Europa mediterranea (ma anche degli USA con la loro instancabile ambasciatrice Hillary Clinton) è quella di arginare, se non addirittura fronteggiare con ogni mezzo, anche bellico se è necessario, il fondamentalismo islamico (leggi terrorismo), che nasce appunto da una lettura malintesa del Corano, come non diversamente  accade ancora, a casa nostra, con certe  letture “oscurantiste” della Bibbia, le quali  i  loro “danni”, in altro modo certo ( magari all’apparenza senza troppi morti e feriti sul terreno), li fanno  ugualmente.

Perché si possa ottenere dei risultati, cioè la pace, (e il discorso è anche egoistico considerando la vicinanza geografica) è stato ripetuto, più volte  e da più parti, dell’importanza di un dialogo “serio”.

Un dialogo in cui occorre duttilità di tutte le parti in causa e mai irrigidimenti. Meno che mai da parte di un Occidente mosso da preconcetti.

Preconcetti che, guarda caso, cadono immediatamente però  se solo, con  il vicino Oriente o con l’Africa settentrionale, c’è da fare affari (vedi petrolio).

Un dialogo,quello che si auspica di necessità cui, ci piaccia o meno, è essenziale che dobbiamo prepararci tutti.

Ma questo “parlare”,almeno al momento, e nonostante tanta letteratura di maniera ed eventi culturali in merito, parrebbe che è come un  praticarlo con i sordi.

 Specie quando, e questo è  ovunque, gli animi attendono  un minimo pretesto per accendersi rapidamente, peggio di una torcia ben alimentata.

E così , in un attimo,“addio”...pace.

E inoltre non c’è solo l’Africa settentrionale con le “ primavere”arabe , lette forse dall’Occidente con troppo superficiale ottimismo.

 Il vicino Medio Oriente è ancora peggio e lo sappiamo bene, e ahimè,  anche negli ultimissimi dettagli (Siria).

Il mondo, nell’era della globalizzazione, sta cambiando rapidissimamente .

E, sotto i nostri stessi occhi, l’oggi  non è più l’ ieri.

E la cosa è chiaro che non riguarda solo l’economia e la grande finanza, che hanno dettato ultimamente a tutti, Stati Uniti inclusi, nuove regole,producendo parecchi cambiamenti di stili di vita.

 Investe piuttosto e sopratutto la cultura, quella con la”C” maiuscola, quella che forma le coscienze, che deve gradualmente, da entrambe le parti in causa, aprirsi al "nuovo" per comprendere il momento storico e collaborare, cioè lavorare insieme.

Pena una conflittualità permanente e insanabile su tutto il pianeta con esiti non difficilmente immaginabili.

Se la diffusione del filmato di qualche giorno fa è stato un pretesto per uccidere o condannare come, a suo tempo, lo furono le vignette satiriche sulle t-shirt contro Maometto o il film che costò la vita al suo regista in Olanda, necessita assolutamente fermarsi a riflettere da ambo le parti per parlarsi e, anzitutto, stare ad ascoltarsi e  farlo assolutamente in maniera costruttiva.

 Senza prevaricazioni di sorta.

Occorrono tentativi di dialogo attraverso una seria  conoscenza reciproca delle parti e mai, assolutamente, mediante demonizzazioni aprioristiche.

Quelle riguardano frange estreme di popolazione plagiabili, e quindi strumentalizzabili da parte di chiunque, presenti dappertutto.

In ogni paese o città del mondo.

Bisogna apprendere, nonostante la rapidità  che connota in tutto e per tutto il nostro tempo, la filosofia dei tempi lunghi. Dare tempo al tempo, insomma, per costruire quei “ponti”(la scuola ovviamente è chiamata fortemente in causa), che adesso auspichiamo e che ci paiono (e forse lo sono) ancora troppo lontani.

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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