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Dialogo tra Miriam e sua madre

Creato il 08 dicembre 2011 da Alboino
-   Succede, Miriam, di restare incinta senza accorgersene. Noi donne d’Israele siamo fertili più della nostra terra. Noi donne d’Israele siamo così, o sforniamo figli a cucciolate o ci toccano gravidanze rare e avventurose. La tua è la più speciale. -   Era fine d’inverno, uno degli ultimi giorni di freddo. Avevo addosso tutti i panni possibili, pure il mantello di lana che uso da coperta per la notte. -   Ma quel messaggero: com’era? Che età poteva avere? Gli hai visto il colore degli occhi, dei capelli? -   No, madre mia, ho guardato subito in terra, come si deve fare danti agli uomini. Ho solo ascoltato le strane parole che ho già troppe volte ripetute: “Shalòm Miriam”, e tutto il resto. -   Ma proprio non hai avuto la curiosità di guardarlo in faccia? -   Vi assicuro di no. Sarei diventata rossa come una foglia secca della vite. Non so fingere, madre mia. Ero presa da un odore. Era buono da sentire, mi piaceva. L’ho respirato e mi è venuta una perfetta calma. E neanche più freddo: quell’odore mi ha messo un caldo in mezzo al corpo. Il calore è entrato dal naso e si è fermato sotto l’ombelico. In quel momento ho saputo di essere incinta. L’ho saputo nei fianchi. -   A proposito com’era il suo ebraico? -   Era quello delle scritture sacre, non il nostro aramaico moderno. -   Sei così cambiata, figlia mia. Sembra che non t’importi del mondo. Non hai guardato in faccia il messaggero e invece sai dire di preciso la sua voce, l’odore. Fai come i ciechi. -   E’ così, madre mia: cieca all’esterno e illuminata dentro. Così sto adesso. Più avanzano i giorni e più sulla mia pelle affiora il chiaro di luce che ho in corpo.     
Dialogo tra Miriam e sua madre
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