Diamo nome alle situazioni

Da Chiara Lorenzetti

In questi giorni ho visto alla tv un programma di nome “Cat fish”. Nulla di che, lo premetto: due conduttori vengono chiamati da persone che ritengono essere vittime di truffe online, nello specifico, relazioni con falsi profili, inganni e meschinità varie. Le “vittime” hanno intessuto rapporti anche importanti, ma spesso sotto i profili fake, si nascondono uomini invece che donne e viceversa; grassi invece che magri e via dicendo in un sequel di finzione, inganni e tradimenti. Lo scopo del programma è di fare ricerche online, contattare le persone e smascherarle, spesso cercandone il motivo e tentando di capirlo.
Una di queste puntate trattava di una donna che creava falsi profili per dialogare con persone di successo. All’inizio instauravano un rapporto, via via più serrato e confidenziale fino ad arrivare all’ossessione del seguirli su ogni social network possibile; fino a fare amicizia con tutti i loro amici; fino a creare altri profili finti per avere sempre la situazione sotto controllo.
La persona famosa veniva tenuta stretta a sé fingendo addirittura la morte di un’amica virtuale comune, rivelatasi un profilo fake creato all’uopo. Veniva generato un senso di colpa, e la persona veniva incatenata a sé nella morsa del vittimismo, incapace di lasciarla.

Le parole usate  sono state: ossessione, paranoia, pericolo, ansia, paura, sensazione di essere spiati, inquietudine.

Spesso online si sente di persone che creano diversi profili, tutti riconducibili alla stessa persona, che aprono e chiudono con velocità sorprendenti; non se ne capisce il motivo se non quello di 1) non avere molto da fare nella vita; 2) fuggire dalla realtà;  3) incapacità di gestire emozioni e presente; 4) curiosità, invidia e gelosia; 5) desiderio di essere sempre informato di tutto e tutti 6)insoddisfazione e noia.
Molto spesso questi soggetti si accaniscono su di una vittima fino a portarla allo sfinimento, per poi passare ad altra vittima, con la quale seguono la stessa tipologia d’azione, non avendo compreso nulla dalla prima esperienza, anzi, uscendone rafforzati.

Ho avuto modo per altri motivi di parlarne con un avvocato e il capo della polizia postale di queste situazioni e mi hanno entrambi detto che queste persone  sono persone annoiate ( per la maggior parte donne non più giovanissime, spesso casalinghe e non occupate e quindi con parecchio tempo libero e una vita non molto spesso appagante). Riversano sul web le loro delusioni, spesso con lamentele e vittimismo acceso; entrano nella vita degli altri con curiosità morbosa, immaginando troppo spesso vite irreali e da lì perpetrano il loro scopo di distruggere tutto ciò che è sano. Sono persone che si scoprono frustrate, paranoiche e con comportamenti ossessivi.

Non è facile il mondo, quello virtuale ancora di più; un imbuto ove riversare nel silenzio di maschere e profili finti, rabbie e delusioni che si è incapaci di risolvere da sé.
Quando entriamo nel web, occorre sano discernimento e un po’ di intuito. E se ciò non basta, chiudiamo tutto e apriamo un buon libro ( non senza aver prima bloccato chi ci rompe le palle su tutti i profili possibili!)

Chiara 


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