Diario da Vancouver, il blog

Creato il 26 gennaio 2013 da Wally26

Da: Il Fatto Quotidiano

Lavoro, la nuova Mecca è il Canada” titola il Sole 24 Ore di domenica. Il Canada, secondo il quotidiano della Confindustria, è alla ricerca di 20.000 ingegneri, architetti, medici e avvocati e non riuscirebbe a trovarli. La realtà, come al solito, è decisamente più complicata. Se prendiamo, ad esempio, gli avvocati, come potrebbe mai esercitare la professione un avvocato che ha studiato solo in Italia? Le differenze tra i due sistemi giuridici sono siderali: per esempio, qui la diffamazione non è un reato, chiunque sia maggiorenne e respiri può fare una notifica e le sentenze sono immediatamente esecutive.

Se avete intenzione di cambiare aria vi consiglio di lasciar perdere Il Sole e di leggere il blog Diario da Vancouver.

Il blog e la pagina facebook sono un’idea di Diego Marchi e di Jle Zago. Diego ed Jle sono due ragazzi di Udine che, stanchi del sistema Italia, si sono trasferiti un anno fa qui in British Columbia. Il blog era nato come un modo per tenersi in contatto con parenti e amici in Friuli ma, a poco a poco, è diventato un punto di riferimento per tutti quelli che vogliono trasferirsi a Vancouver. Rileggendo quello che scrivono Diego ed Jle si ripercorre quello che si prova quando ci si trasferisce all’estero. Le gioie (il nuovo lavoro, le nuove amicizie, le nuove esperienze), la nostalgia (i genitori, il cibo, gli amici) e le frustrazioni (l’inglese, le maniere, le abitudini) sono tutti dettagliatamente descritti. Quello che sorprende del blog è la franchezza. Qui a Vancouver non sono tutte rose e fiori e, se la gente fa la fila e gli autisti degli autobus sono gentili, è anche vero che è molto ”cool” sputare per terra e cospargere di parmigiano qualsiasi pietanza. Se è vero che la benzina costa la metà è anche vero che il vino costa più del doppio e se è vero che tutti sono gentilissimi è anche vero che è difficile fare delle amicizie non superficiali.

Quello che di importante traspare dal blog è la tenacia e la voglia di mettersi in gioco e di non arrendersi mai dei nuovi arrivati, anche quando, nel colorificio in cui lavora, chiedono ad Jle degli occhiali di sicurezza (goggles) e lei si chiede: “che c’entra Google adesso?”

Diario da Vancouver è una ulteriore prova di quanto la politica italiana abbia ignorato i ragazzi italiani: mentre il Parlamento dibatteva lodi, legittimo impedimento, intercettazioni, Cirami, ex-Cirielli e Ruby-nipote-di-Mubarak migliaia di giovani facevano le valigie.

In Italia restano (e prosperano) veline, meteorine, letterine, tronisti, il Trota ed Er Batman, da noi a Vancouver arrivano Diego ed Jle.

Il Canada, sentitamente, ringrazia.

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E’ proprio cosi’, molti di noi hanno deciso di lasciare l’Italia, stanchi e disgustati da una politica e da un sistema che si replica come un virus pestilenziale per cui nessuno vuole trovare le giuste cure. Ma c’e’ un conto altrettanto salato da pagare, come accenna Salvi in questo articolo. Non esiste l’Eldorado e i sacrifici richiesti sono grandi. Per questo molti coetanei preferiscono alla fine, a malincuore, rimanere in Italia o tornarvi. Anche io spesso sarei tentata di fare i bagagli e tornare, ma la fantasia mi passa immediatamente appena leggo qualche giornale o guardo le tv italiane online e confronto le difficolta’ presenti con quelle che mi attenderebbero in Italia. Non solo. Il clima e il dibattito culturale e politico italiano nelle sue forme e retoriche, funge da potente magnete che si oppone fortemente ad ogni mio impulso di moto verso la rotta orientale. Non di meno continuo a sperare in un futuro e in una Italia migliore, soprattutto, in un “popolo” migliore, piu’ unito, consapevole e rispettoso della sua storia e delle sue tradizioni, piu’ attaccato alla “cosa pubblica” e pronto a sprovincializzarsi un po’.


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