A bordo della Nicobar, 5 marzo 2015
Alle tre del pomeriggio ho controllato il GPS, eravamo piu’ o meno a meta’ del tragitto. 128 gradi Sud Est, velocita’ 12 nodi. Ho cominciato a immaginare di essere in barca a vela.
Per i tre giorni della traversata mi sono portata una borsa con biscotti, panini dolci, due samosa e della gelatina di mango.
All’inizio bevevo l’acqua da dei rubinetti dove c’era scritto “drinkable water”. Poi da quando la comandante mi ha spiegato che l’acqua viene caricata a terra (io pensavo ci fosse un dissalatore!), che non c’e’ nessuna certezza che sia potabile era tutta in un un’unica cisterna, ho iniziato a comprare le bottiglie, anche se a malincuore, perche’ non mi va di consumare plastica. L’acqua e’ razionata ed e’ quindi disponibile solo in certi orari della giornata che sono affissi allo sportello delle ‘informazioni’. L’ho scoperto soltanto ieri sera quando prima di andare a dormire volevo fare una doccia.
Stranamente non c’era nessuno nei bagni, mi sono spogliata, ho tirato fuori dal beauty case tutti l’occorrente, e poi ho aperto il rubinetto...e niente... Mi sono poi lavata i denti nei lavandini della “drinkable water” dove alcuni si erano appena sciacquati i piedi.
Le condizioni dei bagni della categoria ‘bunk’ meritano un capitolo a parte, perche’ se no, non si capisce perche’ la Lonely Planet definisce “infamous” questa nave. Non eravamo ancora partiti che i lavandini erano pieni di vomito. Il buco delle latrine era coperto da una grata (forse per impedire di buttare degli oggetti che costruissero le tubature). Quindi anche con diverse scariche di sciacquone gli escrementi non scendevano. Negli infissi della porte e nelle tubature erano infilati assorbenti sporchi, ma in file ordinate, con una certa razionalita’geometrica, quasi un'opera d'arte. I lavandini non hanno tubo di scarico, quindi l’acqua ti scorre sui piedi e dopo un po’ l’intero bagno e’ allagato. I bambini ci sguazzano e ci fanno la pipi’.
Di fronte a questo spettacolo, la mia filosofia “di viaggiare con la gente normale” ha vacillato e – lo ammetto - ho ceduto. Sono salita di due piani e, facendo finta di nulla, mi sono intrufolata nel bagno riservato alle cabine di seconda classe. Che sono piu’ o meno sono la stessa cosa, ma senza allagamento. Ho deciso che d'ora in avanti userò i cessi e le docce della seconda classe anche se c'è sono vietati alla mia 'categoria' sfruttando i miei privilegi di donna dalla pelle bianca e straniera.
La cuccetta, invece, tutto sommato non e’ cosi’ male , a parte uno scarafaggio che ha fatto capolini stamattina da una fessura del tetto. Sono in una cuccetta superiore, e dopo aver legato dello spago agli estremi del letto, ci ho messo uno scialle a mo’ di tenda. Intorno a me ci sono solamente dei giovani indiani, probabilmente andamanesi, che non sanno una parola di inglese. Mi guardano incuriositi, ma per ora non mi hanno mai importunata. Dopo le nove di sera,sono tutti a nanna, ma alle cinque comincia un baccano infernale . I gargarismi degli indiani al mattino sono uno dei grandi misteri di questi Paese. Non ho mai capito cosa gli indiani devono vomitare appena svegli emettendo dei suoni che ti fanno pensare a una gravissima intossicazione,oltre che ti fanno perdere l’appetito.