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DIARIO DALLE ANDAMANE - Havelok, tra sub e Suv

Creato il 10 marzo 2015 da Mariagraziacoggiola

Havelok, 10 Marzo 2015
   Tra le nove isole delle Andamane aperte al turismo straniero, Havelok e’ la piu’ famosa e – ahime’ – anche quella piu’ affollata soprattutto perche’ qui ci sono le scuole di sub. Purtroppo si sta sviluppando in fretta e penso davvero che tra un po’ di anni faccia la fine del nord di Goa.
DIARIO DALLE ANDAMANE - Havelok, tra sub e Suv Le guesthouse, quelle indicate sulla mia vecchia Lonely Planet, si sono trasformate in ‘resort’ con cottage in muratura, vetri oscurati e aria condizionati. Quelli ancora sopravvissuti invece sono diventate le abitazioni stagionali del personale dei resort, tipo insegnanti di sub, yoga, massaggiatori, ecc.
   Quando sono sbarcata, dopo circa tre ore di traghetto da Port Blair, c’erano circa 400 turisti. All’arrivo a ogni isola, gli stranieri devono mostrare il permesso di 30 giorni (rinnovabile di 15 giorni, ma solo se si mostra un biglietto di ritorno in continente) e sono registrati. Lo stesso permesso e’ necessario per alloggiare. Quindi in ogni momento, la polizia ha il controllo dei turisti. Penso sia a causa della presenza delle rare tribu’ indigene che sono “protette” come Tigri del Bengala, e anche per le installazioni militari (che pero’ sono nelle Nicobare, quindi off limits).
   Havelok e’ abbastanza grande e quindi per gli spostamenti ci vuole un veicolo o una bicicletta. Nel mio caso ho optato per quest’ultima, dato che non ci sono grosse salite. I prezzi, probabilmente, sono in forte aumento, anche se ora non e’ alta stagione. Lo sara’ tra aprile e maggio quando ci sono le vacanze indiane. Non ho trovato nulla di decente al di sotto delle 500 rupie. Mi sono sistemata in un ‘hut’ (una capanna, o meglio una baracca) nel resort El Dorado, ma il condizionatore del cottage sul retro (cottage di ‘lusso’ di solito per famiglie indiane) mi ha impedito di dormire.
   Ho quindi trovato un’altra capanna al Green Valley (c’era ancora sulla mia vecchia Lonely Planet), in mezzo a fitto palmeto, poco distante, ma dall’altro lato della strada, non sulla spiaggia quindi. E’ assolutamente deserto, i miei vicini di capanna non ci sono quasi mai, di giorno le porte sono chiuse con il lucchetto, la sulle verande ci sono panni stesi, fiori, lampadari. Probabilmente lavorano da qualche parte.
   Il proprietario, il cui nonno era un profugo indu’ del Bangladesh a cui il governo indiano ha assegnato della terra, e’ un po’ scorbutico, ma poi quando gli ho chiesto se aveva un’amaca disponibile, l’ha subito piazzata davanti alla mia capanna.
   La principale attrazione di Havelok, e anche tragedia in un certo senso, e’ Radha Nagar Beach, definita dal Times una delle dieci piu’ belle spiagge dell’Asia. Ed è vero, confermo.
E’ a circa 10 km dal villaggio principale e al tramonto ci sono decine di turisti, quasi tutti indiani, che ci arrivano con i taxi, quasi tutti Suv. E qui e’ il dramma. Sull’isola penso che ci siano piu’ veicoli che abitanti. Gli stranieri preferiscono gli scooter o le bici, ma le famiglie indiane vanno in jeep con aria condizionata.
   Mi sono trovata in bicicletta al pomeriggio prima del tramonto sulla strada per Radha Nagar, una piccola striscia di asfalto, e non e’ stato proprio un piacere. I tassisti hanno le stesse pessime abitudini delle citta’ indiane. Vanno come dei pazzi, probabilmente perche’ devono portare piu’ gente possibile, usano il clacson appena vedono un essere vivente che possa intralciare la loro corsa, sono arroganti come tutti coloro che hanno un Suv sotto il culo. Lo so bene, perche’ e’ esattamente quello che avviene a New Delhi .
   Ma mentre lo posso accettare in una metropoli di 18 milioni di abitanti, in un’isoletta di 4 mila persone, in mezzo all’oceano, mi diventa piu’ difficile sopportarlo. E cosi’ sono andata a lamentarmi alla polizia, chiedendo che facessero rispettare i limiti di velocita’, se non altro per la gente dei villaggi che attraversano. Servira’? Boh, non lo so, forse sì perché sono una straniera e per di più giornalista.

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