Diario de Sevilla: Il successo turistico di Siviglia a Natale 2013, basato sugli stereotipi
Da Rottasudovest
Il Puente de la Constitución, che unisce il 6
dicembre, Festa della Costituzione, all'8 dicembre, Festa dell'Immacolata
Concezione, è uno dei ponti autunnali più attesi dagli spagnoli, l'ultimo prima
delle vacanze natalizie. Per questo le città d'arte e le agenzie di viaggio lo ricordano e lo promuovono dalla fine dell'estate. Nelle scorse settimane Siviglia ha spedito decine di volontari a Madrid, per
rendere reale il suo nuovo slogan turistico: We love people. Così i madrileni
sono stati circondati da decine di sivigliani entusiasti, che abbracciavano
chiunque e sorridevano a tutti (e io davanti alle espansive dimostrazioni di
calore meridionale penso sempre a Luis Miguel e ai versi di una delle sue
canzoni più belle, No me fio, Non mi fido). Tanto impegno sembra aver dato un
bel risultato: in questo ponte sono arrivati a Siviglia 200mila turisti,
secondo le prime stime; così tanti che ieri il centro storico è stato
praticamente paralizzato e la Polizia ha dovuto bloccare il traffico
automobilistico per far defluire le folle (la stessa cosa è successa Madrid, nei
pressi della Puerta del Sol).
Il successo è dovuto a varie ragioni. Siviglia è tradizionalmente una delle
mete predilette degli spagnoli, durante le vacanze brevi permesse dai ponti:
l'AVE ha accorciato le distanze e rende possibili in poche ore e a prezzi
vantaggiosi i movimenti in buona parte del Paese; per 33 euro si va da Madrid a
Siviglia in 2 ore e mezzo, quando in auto o in autobus ce ne vogliono almeno 4
o 5, senza contare le possibili code. E' una delle città con l'immagine più
definita e potente: il flamenco, le tapas, il Guadalquivir, la Giralda, il Sud,
l'ideale, insomma, per una vacanza di pochi giorni. Per queste vacanze
natalizie, l'Amministrazione Pubblica non ha lesinato mezzi per conquistare
l'attenzione mediatica e, dopo We love people è partita la campagna che esalta
le luci natalizie, tornate a illuminare con tutto il loro splendore le vie del
centro cittadino. I sivigliani, entusiasti, stanno rilanciando le immagini
nelle reti sociali, orgogliosissimi, come sempre, del fascino della loro città.
Al leggerli penso sempre che non ci sia miglior venditore di se stesso e della propria città di un sivigliano. E che sia chiaro che non è un rimprovero, anche
perché la maggior parte delle volte, al sentirsi figli orgogliosi di una città
speciale, hanno assolutamente ragione. Però.
C'è sempre un però quando si parla della Siviglia che è e che potrebbe essere.
Oggi il sito web del Diario de Sevilla, uno dei quotidiani più letti della
città, di simpatie decisamente conservatrici, pubblica un articolo piuttosto critico sull'immagine della città che si sta vendendo al turismo nazionale e
internazionale. "Dice il sindaco Juan Ignacio Zoido che Siviglia lavora per
essere la città che il mondo vuole che sia. E qual è questa città? Quella dei
4mila bar?" si chiede l'articolo a mo' di esordio.
E così sono venute alla mente le decine di conversazioni sivigliane. Con chi è
orgoglioso della triade Semana Santa-Feria de Abril-Rocio e non uscirebbe mai
dallo schema di una città dai ritmi scanditi dalle feste e dalle Cofradias perché 'Siviglia è speciale così'. E con chi sente stretto questo modello di sviluppo, che
cristallizza le potenzialità della città e impedisce di esaltare il suo patrimonio, la sua storia, la sua cultura e di esercitare un ruolo di primo piano, come Madrid, Barcellona o Bilbao, nei dibattiti culturali e strategici spagnoli.
"A questo governo piacciono i record, le cose mai viste. Siviglia è unica,
ripete Zoido tutte le volte che può. Unica per cosa? Per ricrearsi in se
stessa, per esempio. E per guardarsi allo specchio, che sono adesso le reti
sociali, e vantarsi" scrive ancora il Diario de Sevilla "Vero è che
Siviglia è una città bella, con un patrimonio storico e cultura che molti
invidiano (perché gli spagnoli hanno questa mania di doversi sentire invidiati?
Non si può parlare semplicemente di ammirazione per il patrimonio storico
sivigliano, invece di andare direttamente all'invidia? Ah, come le idiosincrasie
di un popolo escono dalla semplice scelta delle parole!), e con un clima senza
uguali per godere della strada". Le strategie turistiche, continua il
giornale sivigliano, devono essere riviste di tanto in tanto, bisogna
reinventare l'offerta, capace di attrarre nuovi visitatori, "anche se poi
si dice che il marchio Siviglia si vende da solo".
Il problema è cosa si cerca di vendere e quale immagine si vuole dare della
città. Possibile che non si possa uscire dalla triade Semana Santa-Feria-Rocio?
Possibile che la città debba essere sempre quella del flamenco e delle tapas?
Tempo fa Arturo Pérez Reverte affermava che se Siviglia la piantasse di essere
così narcisista e di guardarsi l'ombelico, potrebbe vivere di soli turismo e
cultura, dati la sua storia, i suoi monumenti e il suo patrimonio. Per esempio.
Sapevate che la pinacoteca più importante di Spagna, dopo il Museo del Prado di
Madrid, è il Museo delle Belle Arti di Siviglia? Sapevate che Siviglia è la
città in cui si svolgono le storie di Carmen, di Don Giovanni e di Figaro, che
hanno ispirato opere liriche, quadri, letteratura? Sapevate che Siviglia è la
città che ospita il più importante Archivio storico spagnolo sui rapporti con
le colonie americane? Sapevate che il Centro di Arte Mudéjar di Siviglia è il
più importante dell'Andalusia e uno dei pochi dedicati in Spagna alle influenze
della cultura araba dopo la Reconquista? Sapevate che Siviglia conta su una
nutrita schiera di disegnatori di abbigliamento e di scarpe, apprezzatissimi
soprattutto per i matrimoni e le feste? Difficile che chi vende l'immagine della città in patria e all'estero punti anche su questi aspetti culturali e creativi. Sembra più facile ricordare lo stile di vita meridionale, la passione per la notte e per le tapas, il fascino dei tablaos, gli stereotipi più comuni, in fondo, che impediscono a Siviglia di essere poi se stessa, molto più affascinante di quanto l'immagine cristallizzata permetta di scoprire.
Anche Canal Sur, la tv pubblica andalusa, sembra voler vendere l'immagine di
sempre, della Siviglia folkloristica e ancorata al passato: non solo non
mancano mai le dirette dalla Feria de Abril, ma uno dei programmi di maggiore
successo è Se llama copla, un talent-show che cerca nuovi cantaores e
cantaoras, ancora flamenco.
I turisti intervistati in tv, sottolinea il Diario de Sevilla, erano d'accordo
nell'affermare che "Siviglia va bene per un ponte e, per esempio, per fare
una foto sul cammello nell'Alameda, uguale a quella che si fa nella Plaza Mayor
di Madrid. Il problema è che tutto o quasi tutto è stato inventato. Alla fine
quello che perdura è l'essenza. La città dovrebbe sfruttare quello che è unico a Siviglia. E questo non sono le luci né il mapping, lo spettacolo di luci e
suoni sulla facciata del Comune. Questa è una moda appiccicata ed effimera". Un concetto perfettamente condivisibile, perché Siviglia, molto più enigmatica, fredda e distante di quanto gli stereotipi lascino intravedere, è una città decisamente affascinante, proprio perché tra le più inafferrabili, nonostante dotata di immagine potentissima.
Ma negli anni della globalizzazione, in cui si
riempiono tutte le città d'Europa degli stessi negozi e dello stesso
arredamento urbano, risulta più facile puntare sul conosciuto, sul
comprensibile, sul già visto che sull'essenza. Un segno anche questo della
mediocrità culturale dell'offerta e della domanda, in fondo.
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