Diario del cattivo papà. Volume 3 / Guy Delisle; trad. di Giovanni Zucca. Milano: Rizzoli Lizard, 2015.
Ed eccoci alla terza puntata delle avventure del cattivo papà Delisle, una saga che, a questo punto, potrebbe anche andare avanti all'infinito, con l'unico limite rappresentato dalla crescita dei due figli, Louis e Alice ;-)
Svanito l'effetto sorpresa (ormai sappiamo quasi tutto di questo papà sui generis, egocentrico, politicamente scorretto, infantile e pedagogicamente discutibile, ma assolutamente esilarante e tenero), resta la straordinaria capacità di Delisle di fare ironia e autoironia sul rapporto genitori-figli.
Anche in questa terza puntata Delisle ci fa sorridere e in alcuni casi ridere di gusto: penso per esempio alla spiegazione fonetica che papà Delisle dà alla figlia Alice che a scuola ha sentito dire a qualcuno "chepessa" di ca**o e non sa cosa voglia dire, ovvero alla sua incapacità di manovrare un elicottero telecomandato che è stato regalato a suo figlio Louis e che quest'ultimo non ha nessun problema a far volare a proprio piacimento (qualcosa del genere è capitata anche a me con i nipoti), al racconto della fiaba della buonanotte "Riccioli d'oro" che suscita troppe domande ed entusiasmi in Alice, alle marachelle con Louis nel negozio di elettrodomestici.
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Devo dire che, in questo terzo volumetto, ho avuto la sensazione che gli episodi più genuinamente divertenti siano quelli che hanno come protagonista la figlioletta Alice, forse perché è più piccola, mentre Louis - man mano che cresce - è più consapevole delle dinamiche del rapporto genitore-figlio ed è persino in grado di smascherare il padre, per esempio quando gli suggerisce di appuntarsi quello che è successo nel suo taccuino per la prossima puntata del Diario del cattivo papà.
In ogni caso, per chi ha amato il primo e il secondo volume, perdersi questo terzo sarebbe un delitto.