27/01/2011
Ore 08.01, GMT +00.00
Ed eccoci qua, svegli, pimpanti, in attesa della colazione e pronti ad affrontare una nuova giornata in quel di Londra.
See you!
27/01/2011
Ore 12.30, GMT +00.00
Regent’s Park
Pace,
natura,
acqua che scorre,
ricordi di giovinezza.
Tra gli alberi,
secolari abitanti del parco,
l’infante sepolto in me,
riaffiora in un tripudio di gioia
e passioni ormai dimenticate.
Ah, come sarebbe pacifico il mondo
se solo ogni uomo
si sentisse pacifico come mi sento,
seduto e contemplante,
io ora.
27/01/2011
Ore 19.47, GMT +00.00
Amo profondamente questa città. Sono sincero.
Sì ok, lo dico da turista, ma sono anche ben conscio del fatto che viverci sarebbe un altro paio di maniche.
Non lo so che mi prende, è la seconda volta che mi trovo in questa magica città, ma girando per le strade, fermandomi ad un chiosco anche solo per mangiare uno di quei famosissimi e fantastici cookies (magari bevendoci dietro un buon cappuccino) o semplicemente sedendomi per fumare una sigaretta su una panchina di Regent’s Park, mi sento come se fossi a casa. Per dire, per ora non ho avuto problemi neanche col famoso carattere burbero e snob dei londinesi in quanto, vedendomi straniero, tutte le persone che ho incontrato e con cui ho scambiato un paio di parole si sono dimostrate estremamente cordiali e disponibili a venirmi incontro; infatti mi trovo qui a sfatare il mito che dipinge l’inglese come una persona che se ti sente dire una parola non pronunciata nel loro perfetto English RP fanno finta di non capirti, per ora è successo l’esatto opposto e di questo non posso che compiacerne.
Devo dire che il grande passo di oggi è l’aver preso quella spigliatezza nella lingua che tre anni di informatica, senza un viaggio all’estero, mi avevano fatto perdere… e questa è cosa buona e giusta. A riguardo, oggi mi sentivo sicuro di me come non mai e intriso di un’energia vitale senza confronti (cosa non fa la necessità di farsi capire).
Scusate, ma i miei pensieri tornano allo scoiattolo cicciobeso che ho avuto il piacere di conoscere oggi in Regent’s Park (in compagnia della mia donna) mentre gli altri compagni di viaggio andavano a vedere il museo di Madame Tussaud. Mi piange in cuore per non essere andato a vedere uno dei più famosi musei delle cere, ma 28 pounds a biglietto sembravano essere veramente troppe, anche per un noto “spendaccione” come me.
Che dire su Regent’s Park, semplicemente fantastico… anche se sono convinto che tornarci in primavera o in estate debba essere un’esperienza ancora migliore di quella fatta oggi. Eh sì, un parco come piace a me: enorme, ben tenuto, pieno di animali e che ti isola per qualche ora da quel mondo caotico qual è la città. In quell’ora e mezza in cui ho girato tra alberi ed animali mi sono sentito in pace con me stesso, cosa che mi ci voleva proprio dopo le scorse tre settimane di studio matto e disperatissimo. Mi sono sentito coccolato da quelle verdi fronde e trasportato verso la quietudine dai ruscelli e da quella piccola cascatella che tanto mi è piaciuta, un angolo ideale per la scrittura (che alla fine ha dato i suoi frutti ripagandomi con pochi ma buoni versi).
Mirando quei piccoli angoli di paradiso, sorgenti in contrasto alla fumosa urbanizzazione londinese, mi sono sentito di nuovo quel bambino di 6-7 anni che con tanta meraviglia correva, giocando e amando profondamente, quegli stessi angoli di paradiso di cui è tutt’ora costellata l’Isola Margherita, Margit-Sziget, a Budapest (altra città che rimarrà sempre nel mio cuore).
Ah, è appena partito un brano della colonna sonora del film Novecento, The Goodbye Between Nineteen Hundred and Max, scritta dal Maestro Ennio Morricone; un pezzo assolutamente spettacolare, una di quelle musiche che ti aprono il cuore tirandone fuori tutte le emozioni riguardanti pace e tranquillità.
Mi piace questo impegno che mi sono preso, quello del diario intendo. Mi fa sentire come un novello Jonathan Harker, scrivente da un paese straniero nell’intento di imprimere su carta ogni sua impressione sulle cose che durante la giornata lo avevano particolarmente colpito. Ma non è facile, e lo ammetto con tutta sincerità: passare giornate intere a visitare posti nuovi e a parlare una lingua che non sia la tua ti lascia così tante cose nel cervello che poi è difficile sedersi e cominciare subito a scrivere di quello che si è fatto, ci vuole concentrazione ed una capacità non da poco nel mettere ordine ai propri pensieri.
Mettere ordine ai pensieri, cosa impensabile quando mi siedo dinnanzi ad un foglio bianco e ad una penna o ad un computer, in quanto mi sono reso conto di seguire una scrittura molto istintiva (come penso debba essere la scrittura in sé) che poi vado a rivedere, correggere e mettere a posto in generale solo in un secondo momento. Ma allo stesso tempo sono anche uno di quelli che sono capaci di sedersi alla scrivania e ragionare per ore e ore su una singola frase anche solo per renderla perfetta. Forse quando scrivo un racconto mi rispecchio nel secondo caso, non certo però quando si tratta di diario.
Ecco, appunto. Ero preoccupato di non riuscire a scrivere molto durante questo soggiorno a Londra, ma mi trovo già alla seconda facciata di quaderno. Non riesco ancora a credere alla facilità con cui le parole si riversano sul foglio bianco quando tu scrittore imbocchi il vicolo giusto.
Dannazione, mi sono reso conto solo ora che sono le 20.50 e che sono ancora qui a scrivere (dopo aver fatto una buona doccia ristoratrice) senza aver tuttavia parlato del pomeriggio.
Dopo la visita a Regent’s Park ci siamo recati a Camden Town per cercare un buco dove mangiare. Vista l’ora tarda ci siamo accontentai del primo Burger King che abbiamo trovato; eh sì… stavamo proprio morendo di fame.
In seguito abbiamo optato non per un giro per i negozi di Camden, ma abbiamo preferito prendere la metro per andare a fare anche solo una veloce visita alla zona circostante il Tower Bridge. Dopo un quarto d’ora di metropolitana eccoci alla stazione di London Bridge dove, trovato un chiosco, ci siamo fermati a mangiare un po’ di cookies… che dire, veramente spettacolari e burrosi come nient’altro (forse solo le sfogliatine di Villafranca si avvicinano a quel grado di appagante burrosità). I gusti scelti da me ed Eleonora sono stati: cookies con pezzetti di cioccolato al latte, cookies al cioccolato con pezzi di cioccolato nell’impasto e, per finire cito i migliori, cookies con lampone e cioccolato bianco… autentici pezzi di paradiso.
Pochi minuti di lavoro di mascella e ci siamo trovati davanti ad un viale sovrastato da edifici moderni e alla fine del quale, tra i contorni lucenti di vetro dei palazzi, si intravedeva il Tower Bridge: che spettacolo! Non so quanto freddo abbiamo preso in riva al Tamigi, ma ne è decisamente valsa la pena tanto era lo spettacolo offertoci dal ponte, dalla London Tower e dalla Hms Belfast (nave che partecipò allo sbarco in Normandia e che ora fa parte del paesaggio di Londra). Peccato solo per il buio (dico per le foto), ma forse è meglio così, le luci erano veramente spettacolari.
Fame… sono le 21.20 e non ho ancora pensato al cibo, ingrediente essenziale di questa magica visita in terra inglese.
Ma sì, fermiamoci un po’… ci sarà tempo per scrivere anche prima di andare a dormire.
28/01/2011
Ore 00.15, GMT +00.00
Cena tarda e piuttosto lunga questa sera.
Risate ed aneddoti in compagnia.
Per domani mattina ci aspetta Buckingham Palace.
Forse è meglio andare a dormire.
Buonanotte diario, stampa dei viaggi miei.
E.