Ho sempre fame, non riesco a riempire lo stomaco, mi fanno voglia le schifezze, tipo patatine e cioccolatini e cose migliori come pasta al pomodoro, carne, verdura e mele e arance, basta che mangi, ora per esempio avevo finito i cioccolatini ma pur di masticare ho preso una palla rotonda rosa, una gomma da masticare credevo, e invece sorpresa era un cioccolatino col cuore di torroncino, buono!
Ieri è stata una giornata assolutamente normale, assolutamente noiosa, neanche un piccolo colpo di scena, finchè si è aperto la porta del bar, alle diciannove, ed è entrata una signora bionda, era una cara amica che non vedevo da cinque anni: Mariarosa
Mariarosa divenne maestra di ruolo, nella scuola del nostro paese, trent'anni fa e cinque anni fa è andata in pensione, se fosse rimasta la pensione sarebbe quasi andata in fumo, sappiamo tutti i tagli dell'Inps di questi ultimi anni.
Baci, abbracci e ricordi, fra i tanti quelli relativi al periodo in cui andavamo a prendere lezioni di equitazione, in un maneggio che si trovava sulle prime colline di Forlì, era un posto bellissimo, isolato e pieno di verde.
Le prime lezioni si tenevano in un luogo al chiuso, rotondo, col pavimento di sabbia, qui si tenevano le lezioni di postura e di trotto.
Le lezioni di trotto causavano inizialmente un male terribile al sedere e alle gambe, il giorno dopo praticamente non camminavi.
Qui dentro Mariarosa andava spedita, ma quando facevamo le splendide passeggiate nei boschi e nelle colline, il suo cavallo si fermava a brucare l'erba e non si muoveva, doveva intervenire l'istruttore col frustino, Mariarosa non voleva usare il frustino sul cavallo, anche se ci era stato detto che il cavallo ha la pelle dura e spessa, Mariarosa si ostinava pure ad accarezzarlo gentilmente ben sapendo che per fare una carezza al cavallo bisogna dargli una pacca, altrimenti non sente niente.
Ah, la prima cosa che ci hanno insegnato è di non passare mai dietro al cavallo, altrimenti la zoccolata te l'ha sei voluta.
Mariarosa mi abbracciava e mi diceva che quando è triste, la neurologa l'ha trovata depressa, pensa a quei momenti felici, io non l'ho detto a nessuno, ma a voi voglio confessarlo, quei ricordi sono legati anche ad un mio egoismo che ancora mi tormenta e mi fa sentire in colpa.
Le lezioni di equitazione erano care, non potevo certo pagare due lezioni alla volta, eppure le voleva fare anche mio figlio, che allora aveva otto anni, mi diceva, "vengo anch'io mamma, vengo anch'io", io lo prendevo con me, ma lui stava a guardare i cavalli e io cavalcavo, il desiderio era troppo forte, sul cavallo mi sentivo libera e una specie di empatia si instaurava fra me e la mia cavalcatura, ciò non toglie che ho pensato prima al mio piacere che a quello di mio figlio, e poi se obbligavo a rinunciare lui, dovevo farlo anch'io...una mamma snaturata.
Due volte ho pensato prima a me stessa e non mio figlio, una è questa, l'altra accadde ad una serata di fine anno a Portorose, io persa nel ballo, mio figlio che dormiva al tavolino, poco più che decenne, e io ballavo, non riuscivo a smettere di ballare, per lavarmi la coscienza andavo ogni tanto da lui: "Ti porto a letto?" e lui:
"no, no, mi piace guardare ballare", secondo me lui aveva il timore che lo portassi a letto, all'hotel e poi tornassi indietro a ballare.
Alle quattro finalmente smisi di ballare, gli altri sarebbero andati al casinò, io portai a letto mio figlio, aspettai che si addormentasse e sgaiattolai al casinò...una mamma snaturata.
immagine di Teoderica