Magazine Diario personale
Dopo la batosta di venerdì scorso, ho deciso di prendermi un giorno di vacanza, approfittando della coincidenza con quello concesso ad Apollo, e ho proposto un lunedì al mare.
Mare...bè, se Sottomarina lo chiamiamo mare...ma non sottilizziamo, sempre pacchia è.
Domenica sera c'è stato un temporale con i fiocchi e la mattina successiva il tempo era splendido: la solita cappa di umido che si appiccica a ogni cosa che incontra, che si trasforma in una patina lattiginosa che ti impedisce di vedere l'orizzonte, per quanto vicino, e che solo grazie alle temperature estive non si trasforma in nebbia, se n'era andata, lasciando un paesaggio limpido e frizzante. La giornata era perfetta, sole, vento, caldo ma non troppo, l'ideale per starsene spaparanzati al sole a leggere o dormicchiare, senza soffocare per l'afa o sentire il bisogno del refrigerio dell'ombra sotto il sole di mezzogiorno.
Siamo arrivati a destinazione con calma, verso le undici e mezza: per un giorno abbiamo fatto i signori, affittando ombrellone e due lettini in uno stabilimento piccolino e tranquillo consigliato dai divini suoceri. La perfezione non è di questo mondo, e ovviamente non poteva mancare la coppia di fratellini pestiferi che non ha smesso un attimo di frignare: sperare nella saggezza dei genitori, al giorno d'oggi, è fatica sprecata. Quando io ero piccola, mamy ci teneva lontani dalla spiaggia, ma soprattutto dal caldo, nelle ore a cavallo di mezzogiorno: ore lunghe e noiose, soprattutto se ero costretta a sedere sul dondolo con mamy, mentre lei sonnecchiava, e non potevo dondolare perché le dava fastidio. Ancora non avevo scoperto il magico mondo dei libri, né ero in grado di gustarmi una sana pennica: oggi ringrazio mamy della sua saggezza, che mi ha preservato da colpi di calore e da tentativi di infanticidio da parte dei vicini di ombrellone.
Mi sono divorata gran parte di un romanzo da quattrocento pagine e oltre, iniziato la sera prima e terminato arrivata a casa; mi sono concessa un riposino che non ho cronometrato perché per una volta non avevo impegni impellenti e che mi sono gustata nonostante la scomodità del lettino da spiaggia; dopo pranzo mi sono regalata un'enorme granita alla mela verde, divina. La prossima volta mi ricorderò di non portare i panini, perché ho scoperto un'alternativa al pranzo veramente goduriosa: il carretto super-tecnologico delle granite che passava lungo la spiaggia proponeva anche macedonie con gelato o yogurt e una specialità divina, il biberon. Un bicchiere da birra col fondo ricoperto di cioccolato, riempito di yogurt, con una dose abbondante di gelato di vaniglia e una spruzzata di meringhe per finire. *_*
Avevo proprio bisogno di staccare la spina per un giorno: e il fatto di aver tirato pacco al prof me l'ha fatto gustare ancora di più. Perché non si può avvisare di sabato pomeriggio che il lunedì ci sarebbe stato un ricevimento extra: con tutta l'eleganza di un gentleman inglese, ho fatto il gesto di posare l'ombrello al gomito. Tiè.
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