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Sono più o meno ubriaca, di un buon Tocai rosso del Conte Piovene e sto divinamente. Ora.
Perché oggi pomeriggio verso le tre e mezza non stavo tanto bene. Ma è meglio cominciare dal principio.
Mattinata proficuamente trascorsa da Giorgio il parrucchiere pazzo, che mi ha domato la folta chioma acconciata all'uopo. Pranzo al volo, trucco e vestito, e via verso Venezia.
Arrivo sul luogo del delitto con mezz'ora di anticipo, con famiglia mia e di Apollo al seguito, condita da zia e cugini; a sorpresa, più o meno annunciata ma non garantita, un collega Wikipediano che scopro seduta stante essere niente po' po' di meno che docente nella mia facoltà (bacio accademico garantito).
Una campanella annuncia il mio turno, entro, consegno la tesi (lilla, in pendant con l'abito) e mi accomodo. Ero tranquillissima, l'emozione era dovuta unicamente al fatto di dover parlare di fronte a tante persone: il presidente di commissione è stato carinissimo e cortese, alcuni commissari non mi hanno cagata di striscio e il mio terrore, l'uomo che mi ha tolto il saluto per motivi solo a lui noti, ha cazzeggiato col cellulare per tutto il tempo, per concludere con stretta di mano e sorriso.
Il mio relatore era più preoccupato di fare bella figura lui, lo stronzo. Per fortuna ho avuto una bella soddisfazione dalla correlatrice esterna, una squisitezza impeccabile, che mi incoraggiava con lo sguardo e che pur potendo mettermi in difficoltà non l'ha fatto, e un'altra soddisfazione la devo al sosia di Babbo Natale (già citato in questo blog con nome e cognome ma non vorrei rischiare troppo) che dall'alto del suo sapere onnisciente mi sorrideva compiaciuto.
La mazzata è arrivata dalla correlatrice d'ufficio, che non si è presentata e codarda bastarda ha lasciato una missiva al presidente di commissione, criticando aspramente il mio lavoro per scelte che alla fine non sono dipese da me (1000 e passa note su 130 pagine di scritto sono effettivamente un'esagerazione, ma sua maestà Papillon non mi permetteva di scrivere una virgola senza la relativa citazione).
Con 4 miseri punti me ne sono uscita da quella facoltà di vecchi bacchettoni, senza rimpianti ma anche senza soddisfazioni - per ora.
Adesso resta l'amarezza per non essermi potuta difendere, perché non avrei potuto controbattere in alcun modo alle accuse mosse dalla stronza. Rabbia perché chi avrebbe dovuto difendermi sono sicura che non ha mosso un dito, forse perché era troppo impegnato a sbavare dietro mio fratello. Avvilimento perché quel deficiente non mi ha mai capita né ha mai fatto il minimo sforzo per ascoltarmi e darmi retta, etichettandomi fin dall'inizio come una stupida quando stupida proprio non lo sono e per questo penalizzandomi lungo tutto il mio percorso.
Adesso mi lascerò cullare dall'ebbrezza del Tocai del Conte, dormirò il sonno del giusto e domani finalmente gioirò.
Buonanotte cari oracolanti: libiamo i lieti calici e lasciamoci alle spalle ciò che è stato. Domani è un altro giorno.
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