5 novembre 2012 Lascia un commento
Si da’ il caso che come molti mestieranti chiamati registi, anch’egli si sia preso la briga di fare un film nei pressi del 1968, periodo nel quale non sara’ andata la fantasia al potere ma una bella badilata di spazzatura si.
Oshima che fa quindi? S’inventa una storia di uno studente "cinephile" che svergina commesse tra un libro rubato e l’altro. Hai capito la fantasia al potere? Ovviamente un’ideona siffatta impegnerebbe per dieci minuti di girato quindi ci si infila dentro un po’ di tutto, dall’orrore del marxismo allo stupro, tanto a qualche festival un premio lo si rimedia sempre.
Fosse almeno roba originale, ci si ride su e si applaude chi ha avuto il coraggio a pagare per produrlo e per vederlo ma ben presto il pernicioso bianco e nero, si trasforma in un’accozzaglia di cinema inchiesta alla Rosi, pagliacciate ideologiche alla Godard come non se ne vedevano da "Due o tre cose che so di lei" e non ci facciamo mancare neppure il documentario sul sesso pasoliniano.
E’ quell’atteggiamento blasé che irrita di piu’, l’arroganza di chi ritiene di possedere le chiavi del mondo, la spocchia di chi vince facile puntando sulla maggioranza pecorona, per poi essere sconfitto dal tempo, dalla storia e dagli uomini perche’ diciamocelo, di Oshima oggi non resta quasi piu’ nulla e non certo questa roba qui, spazzato via dalla noia, dall’ipocrisia e ricordato forse da quegli stessi "amici" di un tempo che direbbero bene comunque pur di non ammettere di aver buttato la vita in emerite fesserie.