15 settembre 2015 Lascia un commento
E’ il ladro Martin LaSalle quello che scrive ed e’ una lettera indirizzata ad una misteriosa Jeanne alla quale racconta la sua storia.
Egli, scrittore gia’ fallito in partenza, ruba per vivere ma ruba anche per una strana forma di ribellione o forse riscatto sulla vita. Di lui sappiamo che ha la madre malata che per pudore non vuole vedere e un amico che biasima il suo stile di vita ma cerca comunque di aiutarlo.
Sospettato dalla polizia, egli non si sente in colpa, anzi rivendica un ruolo che la societa’ gli dovrebbe, nella curiosa teoria che individui superiori avrebbero il diritto di rubare di quando in quando.
Ad ogni modo si perfezionera’ nei furti sempre di piu’ anche grazie l’alleanza con altri due borseggiatori che in sinergia razziano il prossimo.
Nel frattempo impariamo che Jeanne e’ la vicina di casa della madre e che con altrettanta apprensione dell’amico, tiene molto alla sua vita.
E cosi’ di furto in furto, con la polizia sempre piu’ vicina, si giunge ad una conclusione che potremmo definire come, diciamo giusta e buona.
Iin fondo l’inizio e’ simile a "Il diario di un curato di campagna" ma se in quest’ultimo la scrittura accompagna la narrazione, in "Diario di un ladro" ascoltiamo un racconto percio’ tutta la vicenda e’ un lungo flashback i cui estremi di inizio e fine si uniscono combaciando alla perfezione.
Amato da molta gente del cinema, in tutta onesta’ non sono rimasto particolarmente impressionato della regia e dal testo come invece e’ accaduto con molti altri lavori del regista ma riconosco di ragionare a posteriori dove la narrazione fuori campo e la struttura episodica fanno ormai parte del bagaglio drlla settima arte che deve anche a Bresson la definizione ultima.
Anche lo stile meno intimista e riflessivo segna un passo diverso del regista adopera una sintassi piu’ propriamente noir piuttosto che minimalista e se vi e’ apparente indifferenza nei protagonisti, questa si mesce di giusta misura con la loro determinazione che rende praticamente ineluttabile il loro destino o quasi, perlomeno sino al finale. Uno dei film piu’ importanti di Bresson, comunque preferisco altro.
Egli, scrittore gia’ fallito in partenza, ruba per vivere ma ruba anche per una strana forma di ribellione o forse riscatto sulla vita. Di lui sappiamo che ha la madre malata che per pudore non vuole vedere e un amico che biasima il suo stile di vita ma cerca comunque di aiutarlo.
Sospettato dalla polizia, egli non si sente in colpa, anzi rivendica un ruolo che la societa’ gli dovrebbe, nella curiosa teoria che individui superiori avrebbero il diritto di rubare di quando in quando.
Ad ogni modo si perfezionera’ nei furti sempre di piu’ anche grazie l’alleanza con altri due borseggiatori che in sinergia razziano il prossimo.
Nel frattempo impariamo che Jeanne e’ la vicina di casa della madre e che con altrettanta apprensione dell’amico, tiene molto alla sua vita.
E cosi’ di furto in furto, con la polizia sempre piu’ vicina, si giunge ad una conclusione che potremmo definire come, diciamo giusta e buona.
Iin fondo l’inizio e’ simile a "Il diario di un curato di campagna" ma se in quest’ultimo la scrittura accompagna la narrazione, in "Diario di un ladro" ascoltiamo un racconto percio’ tutta la vicenda e’ un lungo flashback i cui estremi di inizio e fine si uniscono combaciando alla perfezione.
Amato da molta gente del cinema, in tutta onesta’ non sono rimasto particolarmente impressionato della regia e dal testo come invece e’ accaduto con molti altri lavori del regista ma riconosco di ragionare a posteriori dove la narrazione fuori campo e la struttura episodica fanno ormai parte del bagaglio drlla settima arte che deve anche a Bresson la definizione ultima.
Anche lo stile meno intimista e riflessivo segna un passo diverso del regista adopera una sintassi piu’ propriamente noir piuttosto che minimalista e se vi e’ apparente indifferenza nei protagonisti, questa si mesce di giusta misura con la loro determinazione che rende praticamente ineluttabile il loro destino o quasi, perlomeno sino al finale. Uno dei film piu’ importanti di Bresson, comunque preferisco altro.