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Diario di un malato di Parkinson (1990-1998) - (5)

Da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Diario di un malato di Parkinson (1990-1998) - (5)

Fidenza,  la facciata della Chiesa Parrocchiale

Quello che segue è la quinta parte del Diario di Don Lino pubblicato nel luglio 2005. Seguiranno via via le altre parti del Diario
 (5)
"....... libero da attese progetti sogni, accettando anche possibili fallimenti."   

05 febbraio 1997 (Ritiro a Salso) Punto esperienza della malattia Il procedere, non precipitoso ma inesorabile della malattia mi sembra un dato.    È aumentato il disagio nel camminare a motivo della deviazione del tronco e della maggiore rigidità. Nettamente aumentato il dolore nella zona dorsale e sacrale.    Annoto come semplice constatazione il modo con cui continuo a vivere la malattia. Intanto le gravi, oggettive limitazioni (ora cammino solo in casa!), non le sento soggettivamente tali. Mi ritrovo più impegnato nel valorizzare il tanto che ancora mi è dato, più che a recriminare su quello che mi è stato tolto. Mi sento graziato. Sono sereno. Certamente influisce su questa percezione il fatto di potermi dedicare alla Parola di Dio.    E poi c'è una questione di fondo. L'improvviso apparire del morbo, senza preavvisi (tipo la familiarità...), in un momento topico della mia vita, sciolto dalle responsabilità legate a mia madre, per il suo esodo, e quindi libero per altre esperienze... mi ha lasciato la percezione netta di un preciso intervento, di un segno paradossalmente positivo.    Non argomento, non proclamo, non deduco... semplicemente registro qualcosa di dato.
15 aprile 1997 Non ho ancora ricevuto risposta alla mia lettera di dimissione da Parroco. La salute del Vescovo è gravemente compromessa. La speranza sua e dei Vicari è che io receda.    Ne ho parlato ieri con Mons...    Per quanto sia delicato il momento della Diocesi, non intendo ritirare le dimissioni per evidenza personale delle motivazioni.    Sia l'auctoritas a prendersi la responsabilità di respingerle. Obbedirò.
I giorni volano via. Per me sono molto brevi per la lentezza nelle azioni anche più elementari. Mi è molto difficile trovare il tempo per la tìsiochinesi. Anzi, non lo trovo affatto.    Si è aggiunto il dolore. Non occorre il cilicio.   Trovo molto "importante" moltiplicare gli atti di offerta. Per tutti, ma specialmente per quelli che hanno abbandonato.
18 aprile 1997 La strada della debolezza Una serie di piccole cose mi hanno messo di nuovo di fronte alla mia situazione nelle sue implicazioni pratiche ma soprattutto come visione d'insieme.
   Qual è la volontà di Dio su di me? .:. Tentare di rispondere alle varie richieste, comunque, e a qualsiasi costo? .:. Cercare una presenza quantitativamente fedele, spendendomi fino in fondo, senza preoccuparmi dell'inevitabile logoramento, in una sorta di immolazione, secondo la lettera di tal une forme di spiritualità cristiana? .:. Oppure essere inadempiente, riducendo il fronte dell'impegno, accettando la condizione di nonefficienza, di marginalità, di debolezza ma salvando la integrità e il rispetto della mia persona e la qualità... del mio contributo? Visto che i segnali sono contrastanti, tenendo conto dello spirito del Vangelo e di quanto il Signore mi ha fatto percepire in questi anni, opto per la seconda risposta.
20 maggio 1997 Sto aspettando la risposta del Vescovo alla mia lettera di dimissioni, inviata ormai da sette o otto mesi.    Nel frattempo la salute del Vescovo si è notevolmente aggravata.    Giovedì scorso ha pubblicamente dichiarato di aver dato, a sua volta, le dimissioni e che, come risposta, gli è stato detto di "avere pazienza".    In sagrestia, mi ha detto: "Siamo sulla stessa croce!". Avverto la spinta, il desiderio, la fiducia, l'attrattiva verso la meditazione della Parola, la riflessione, l'animazione, in un contesto di sobrietà e di distacco dall'immediato, nell'ascolto delle persone e della realtà senza pressioni operative, in/con/per questa mia Chiesa/Umanità. Ma ormai ho quasi appreso che niente è garantito e sicuro se non quello che ci è dato. E allora tranquillamente sono ancora qui, vivo qui, giorno dopo giorno, quanto mi è dato, ma con più libertà e rispetto di me stesso, "e aspetto sulla Sua parola".    In fondo, che cosa so io di me?
27 maggio 1997 In data 26 maggio '97 ho rinnovato le dimissioni, rimettendomi, tuttavia, al giudizio del Vescovo. La pastorale è stata di fatto la mia spiritualità, la mia scuola ascetica, ma anche il luogo di forti tensioni interiori. La malattia mi ha in gran parte liberato da questo tormento, mettendomi nella condizione del disabile.
29 maggio 1997 Adorazione Corpus Domini. Da una preghiera di S. Teresa del B.G.: "Comincia una vita nuova: ogni istante, un atto di amore". Proprio così. Comunque si mettano le cose, che io vada o che io resti, è un nuovo mandato, cioè un inizio. Lottare per vivere o vivere per lottare?
15 giugno 1997 Le parole ora stentano ad uscire ora si accavallano. Il testo evangelico odierno mi ha molto illuminato. La forza dell'annuncio non dipende dal predicatore ma dalla parola di Dio annunciata: un predicatore debole può essere per questo veicolo di un annuncio forte. Ho pensato al fatto che per anni il Signore mi ha dato un parlare fluido e molto immediato, mentre tanti miei confratelli penavano per il loro impaccio e venivano per questo non considerati. Trovo giusto che ora ci sia io da questa parte! Avverto che è un dono: sia il vivere una esperienza che mi purifica e mi porta dritto dritto nel cuore del Vangelo; sia il fatto di poterla affrontare con lo spirito giusto e non con l'amara ribellione di chi si sente derubato o ingiustamente colpito.
09 giugno 1997 Lettera del Vescovo Lettera del Vescovo. Non accetta le dimissioni. Come avevo già detto, mi attengo alla sua decisione. Questa, per ora è la mia strada. Posso dire di aver sperato che le dimissioni fossero accolte. Per quanto anche il lasciare non fosse privo di incognite, tuttavia il restare è più duro. Non è come condannare una persona ad assistere ai propri funerali? E tuttavia credo nel mistero legato alla obbedienza. Credo al mistero legato alla debolezza. Credo che ci sia una efficacia legata non alla efficienza ma alla deficienza. Mi sembra perfino di coglierne i segni!
21 settembre 1997 45° Ordinazione Continua il processo del mio oscuramento, che mi si illumina come azione misteriosa di Dio. Non sono io che lo leggo o lo sento così, ma è questo processo che mi si mostra così. Non sono io a volerlo, anzi mi costa, mi brucia ma non posso rifiutarlo, ribellarmi perché sarebbe come ribellarmi e rifiutare la verità di me. Mi è sempre più chiaro (luminoso!) come soltanto nella fedeltà rigorosa ed esigente a questo "mio sentiero" stia la mia identità, la mia riuscita. Il mio peccato sta nello svicolare, tentando piccole puntate in territori più gradevoli, di più promettente successo. Sono come un mulo che va continuamente ricondotto al suo sentiero.
10 ottobre 1997 Ho avvertito, forte, oggettivo, il bisogno che il Signore tornasse a parlarmi. Lo ho espresso in preghiera. E mi sono ritrovato come nella luce. Evidentemente questo bisogno non veniva da me ma da Lui: era già lo Spirito che pregava in me. Che cosa mi ha detto? D'un colpo solo ha fatto sintesi tra: .:. la mia situazione fisica .:. la principale percezione avuta a mio riguardo durante i ritiri sullo Spirito .:. la situazione della Parrocchia .:. l'urgenza di una totale dedizione e affidamento allo Spirito, libero da attese progetti sogni, accettando anche possibili fallimenti.

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