Autore: Marc Augé
Editore: Raffaello Cortina
Anno: 2011
Diario di un senza fissa dimora è uno degli ultimi libri di Marc Augé, etnologo e antropologo francese. Si tratta di un’etnofiction, ovvero l’autore cerca di mettere nero su bianco la realtà sociale attraverso la soggettività di un singolo individuo. Come si intuisce già dal titolo, il testo è scritto sotto forma di diario personale e, pertanto, l’io narrante racconta in prima persona.
Il protagonista, un funzionario di medio livello costretto a lasciare la casa in cui vive poiché l’ affitto è diventato troppo oneroso, inizia la sua nuova vita non più protetto dalle quattro mura confortanti di un’abitazione, bensì all’interno della sua automobile, una Mercedes vecchia di diciotto anni.
Si trova quindi improvvisamente senza più punti fermi nello spazio e nel tempo, realtà che tuttavia ben conoscono i cosiddetti homless. E se per qualcuno vivere senza tv e cellulare è impensabile se non impossibile, per il protagonista, invece, la mancanza di queste tecnologie contribuisce a dargli un senso di libertà.
Si tratta di un vero e proprio viaggio interpersonale attraverso cui il nostro eroe guarda dentro di sé e scopre la follia del mondo, come si evince, per esempio, da questo passo: «Da che sono diventato un SFD, l’aspetto surrealista della politica mi appare ogni giorno più evidente. Ci raccontano i fatti come se fossero le puntate di un romanzo. Ci spingono a concentrare l’attenzione su domande che formulano loro, come se le avessimo poste noi, finché anche noi cominciamo a ripeterle come se fossero farina del nostro sacco».
Entrano in gioco quindi i concetti di nonluogo e di surmodernità, neologismo quest’ultimo creato proprio da Marc Augé per definire quei fenomeni sociali, culturali ed economici che riguardano in particolar modo l’odierna società in cui viviamo, e dovuti alla diffusione della globalizzazione. Insomma, il personaggio attorno cui è costruita l’etnofiction è un simbolo del nostro tempo, dopotutto ciò che viene a mancare oggi non è soltanto uno spazio fisico/temporale, ma anche il senso della relazione e dell’identità e perciò non risulterà difficile immedesimarsi nel funzionario di cui ci parla l’autore francese.