Se siete forti di stomaco, allora, il romanzo del misterioso Strumm, vi coinvolgerà completamente nella sua trama che ricostruisce, a ritroso, la scala gerarchica della criminalità romana.
Dalla manovalanza dei killer professionisti, Zecchinetta e Sellero, passando per le vicende che hanno portato al potere i boss Dore e Mezzosigaro, fino all‘Imperatore che, malgrado celi la sua vera identità, tira le fila di tutta la mala della capitale.
Ma non lasciatevi ingannare, le distinzioni tra le classi non sono così nette: lì in fondo, in mezzo alla melma e alla merda della strada, ogni personaggio indossa una maschera ulteriore, a quella già cucitagli addosso dall’autore del libro. “C’era bisogno di una maschera attraverso cui raddrizzare la mia vita e raggiungere i miei obiettivi”. Così, nascono l’Imperatore e tutti gli altri personaggi di Diario Pulp.
Un misto tra Romanzo Criminale e un film di Quentin Tarantino, escluso per le volte in cui Strumm decide di indugiare sulle scene di vera e propria tortura, più di quanto abbia mai fatto il maestro del pulp. Anche qui però, non lasciatevi ingannare, la questione è più filosofica di quanto possa sembrare: “la questione è se sia giusto giudicare e punire un boia”.
Ce lo spiega il Chiacchiera, il più letale tra i killer del libro:
La questione è se un boia debba avere dei limiti d’azione; se la pietà abbia un senso; se ci sia differenza tra una morte rapida e una lenta.
Si dice che di un uomo si può imprigionare il corpo e non l’anima. Beh io non torturo certo l’anima, di quella me ne frego.A me interessa vedere le reazioni del corpo, mi interessa vedere la volontà che si piega al dolore, la resistenza divorata dall’incendio delle terminazioni nervose. Mi piace trovare il limite di ognuno e sparandogli in fronte non è possibile. Sperimento sugli uomini, come altri lo fanno sulle cavie.
Qual è la differenza?
Forse le cavie hanno meno diritti di stare al mondo di un uomo? Forse non provano dolore?
Leggi un estratto di Diario Pulp.
foto:flickr