Regia: George Romero
Interpreti: Michelle Morgan, Joshua Close, Shawn Roberts
Trama: Jason Creed ed i suoi amici stanno girando in un bosco gli esterni per un film horror universitario sotto la supervisione del professor Andrew Maxwell quando il gruppo è raggiunto dalla notizia che i morti hanno ripreso a vivere e danno la caccia ai vivi, per divorarli. Dopo essere tornati al dormitorio del college per prendere la fidanzata di Jason, Debra, e senza una chiara visione delle cose, i ragazzi e il professore saltano su un camper e si dirigono alle case delle proprie famiglie.
"meritiamo davvero di essere salvati?"
C'è stato un periodo in cui non potevo guardare un film di George Romero senza restare terrorizzata per giorni, gli zombie mi facevano una paura folle. Poi, dopo aver visto diversi film con i "non morti" protagonisti , gli zombie, ammetto, mi fanno un pò meno effetto.Così un paio di sere fa sono riuscita a recuperare uno degli ultimi film diretti dal grande maestro (si, perché Romero è un maestro, su questo non ci piove...).Piaciuto? Insomma...Il found footage nella sua versione più colta...più o meno.
Con "Diary of the dead" Romero pare voler riazzerare tutto. L'Apocalisse, ne "La terra dei morti viventi" gli zombie avevano imparato ad organizzarsi, ricomincia.
Il film inizia con Debra che monta gli ultimi pezzi del lungo filmato realizzato da Jason, "le sue memorie" per raccontare come si sono svolte realmente le cose. Partendo da un video scaricato da internet che documentava una normale missione di soccorso trasformarsi in tragedia, le vittime di una sparatoria mentre vengono trasportate in barella si risvegliano azzannando soccorritori e giornalisti, il film si trasforma in una soggettiva sulla tragedia.
Romero sfrutta l'espediente per una critica all'informazione. Quella ufficiale, manipolata, le notizie diffuse non sono confuse, si parla ovviamente anche di un attacco terroristico; contrapposta a quella che, in un mondo dove basta un telefonino dotato di videocamera per trasformarsi in (spesso) morbosi narratori della realtà.
Efficace?Sulla carta si, a conti fatti un pochino meno.
Jason, alternandosi con i suo compagni, non molla mai la telecamera.
Ma proprio mai.
Nemmeno quando qualcuno viene morso, né quando Debra scopre quello che è capitato alla sua famiglia, forse il momento migliore del film, neppure quando lui stesso sta per essere ucciso...il tutto sarà anche sociologicamente feroce ma a lungo andare diventa incredibile, come succede in "Cloverfield" documentare tutto a costo della propria sopravvivenza è a dir poco surreale, quando non francamente irritante, chiunque si trovasse costantemente una telecamera sotto il naso in una situazione del genere la prenderebbe e frantumerebbe dopo pochi secondi.
Il risultato è un film, come si conviene alla tematica, cupo nonché privo di qualsiasi forma di speranza come si addice a Romero (si, "the walking dead" non abita qui....).
Disgraziatamente, "Diary of the dead" è però soprattutto un film piatto...mortalmente, la battuta era involontaria, piatto..Gli interpreti sono anonimi, forse troppo prigionieri di personaggi eccessivamente stereotipati, la bionda scema, il prof alternativo, il riccone, Jason (stereotipo perfetto)...Quel senso di angoscia che ti restava attaccato mentre guardavi i suoi film precedenti qui affoga in un mare di noia. Continuo a ritenere "La notte dei morti viventi" uno dei film più terrificanti della storia del cinema. Questo no.
Nonostante un paio di momenti abbastanza validi, spesso l'attenzione calava, e per un film di questo tipo non è certo un bene.
Sul genere "filmchevorrebbenonsembrareunfilm", a livello ansiogeno, ha fatto decisamente meglio, Levinson con il recente "The Bay".
Sarà che abbiam già visto un pò di tutto, ma questo "Diary of the dead" passa senza lasciare traccia. E parlando di Romero è un vero peccato.