Dice e risponde… e non dice niente

Creato il 05 febbraio 2015 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

Dice e risponde: due pessime abitudini.

Molti autori, soprattutto alle prime armi, hanno la pessima abitudine di infarcire i loro dialoghi con i vari dice, chiede e risponde, creando una sorta di pesantezza che il lettore, dopo un po’, si stufa di leggere. Il dialogo è una parte fondamentale in un libro, non una fase di passaggio o, peggio ancora, un modo per “allungare il brodo”. Attraverso le conversazioni si possono caratterizzare meglio i personaggi, si possono far dire loro cose che diversamente sarebbe difficile inserire nel contesto della trama, si possono utilizzare per dare maggiore corposità a una determinata situazione, nonché al contesto che viene descritto. Quindi, come vedete, inserire in un libro dei dialoghi deve avere un senso e devono risultare funzionali al testo stesso. Dunque, scrivere al termine di una battuta un dice, un chiede o un risponde, con tutte le altre varianti offerte dalla lingua italiana (sussurra, mormora, ribatte, fa, esclama, etc etc), serve solo a impoverire il brano, rendendolo piatto. Una trama ben congegnata, scritta con una narrazione scorrevole e priva di difetti, può miseramente crollare sotto a dei dialoghi mal costruiti. Non fate l’errore di sottovalutare questo fatto.
Facciamo un esempio concreto.

“Come stai?” dice lui
“Bene” risponde lei
“Cosa fai?” chiede lui
“Compro la verdura” risponde lei

Ebbene, notate come già questi pochi passaggi rendono un dialogo pesante e poco convincente, soprattutto non rendono l’idea dello stato d’animo in cui versano i personaggi. Inoltre, come si può ben vedere, domande e risposte diventano scontate, ovvie, se lui pone una domanda, è evidente che sia “lei” a rispondere, a meno che lui non sia matto e non si risponda da solo. Tuttavia, se partiamo dal presupposto che vi siano due personaggi e che uno ponga una domanda all’altro, allora diventa lampante che sia l’altro a rispondere. Provate a scrivere le stesse frasi dando al lui e alla lei un’impronta diversa, evitando le parole dice, risponde e chiede.

“Come stai?” la voce di lui esprimeva una certa curiosità
“Bene” lei lo osservò perplessa
“Cosa fai?” L’insistenza dell’uomo parve infastidirla
“Compro la verdura” La risposta arrivò puntuale e piccata.

Per prima cosa diventa palese il fatto che la “lei” del dialogo non ha voglia di conversare e che il “lui” non è un personaggio che lei ha voglia di frequentare, quanto meno non in quel momento. In secondo luogo, lo scambio di battute diventa più scorrevole e aiuta a trasmettere il contesto nei quali si muovono i personaggi, offrendo anche un punto di vista più approfondito.
Vediamo un’altra variante.

“Come stai?” lui era evidentemente preoccupato
“Bene” la risposta parve trasmettere l’insicurezza di lei
“Cosa fai?” in quella semplice domanda erano racchiusi altri quesiti più personali
“Compro la verdura” non ci fu altro da dire

Con le stesse frasi si possono costruire diversi scenari, tutti funzionali a una trama più complessa e tutti privi di quei fastidiosi dice, chiede e risponde. Questo non significa che non si possano comunque utilizzare determinate parole, significa solo che vanno usate con molta parsimonia e cautela. Narrazione e fase di dialogo si devono poter integrare alla perfezione e nessuna delle due deve sostituire l’altra, altrimenti una delle due è di troppo. Sicuramente, in questo modo approcciare le conversazioni diventerà più difficile, ma il lettore acquisirà più informazioni e si annoierà di meno. Mettere in moto la fantasia, soprattutto nel momento in cui si fanno interagire i personaggi con battute e risposte, può solo arricchire una trama. Quindi non fate la “lista della spesa”, usando i vari dice, chiede e risponde, ma utilizzate tutte le alternative che la scrittura offre. D’altra parte siete, appunto, scrittori, quindi non dovrebbe risultare un esercizio difficile.


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