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Dice: vabbè, però

Creato il 16 febbraio 2016 da Malvino
Non date retta a chi vi dice che con letà simpara a tollerare tutto. Non so quanto possa valere in generale, ma direi che accada proprio il contrario, e non parlo per me solo, perché pure in molti miei coetanei, conoscenti e amici, scopro tratti di rigida inclemenza, spazientita insofferenza, ipersensibile tigna, alle quali manca solo la sventatezza della gioventù per appiccare fuochi e scatenare risse. Date retta a me: più si va avanti negli anni, meno si tollera. Sembra tolleranza, ma è stanchezza. La voglia di sfregiare con un coccio di bottiglia chi ti sta sul cazzo è intatta, ma la fiacca ti scoraggia, l’impeto che avrebbe dovuto farti gonfiare il petto riesce solo a farti fare spallucce, e chi ti osserva fraintende: «L’età lo ha reso conciliante – pensa – e quello che un tempo gli avrebbe fatto commettere un omicidio, guarda, ora gli dona quell’adorabile ironia». Stronzo. Non ha capito niente. Ma che volevo dire? Ah, ecco, quasi dimenticavo. Volevo dire: passi che un giornalista raccolga in un volume i propri articoli invece di lasciarlo fare ai posteri, nel caso, ma quello che firma articoli che sono stralci tratti da un suo volume? Madame Bovary e I fratelli Karamazov furono dapprima pubblicati a puntate sulle pagine di un quotidiano, poi raccolte in un volume: non sarebbe stato ridicolo accadesse il contrario? E parliamo di Flaubert e Dostoevski, di due capolavori della letteratura dogni tempo, ma che dire di Filippo Facci che da quattro o cinque settimane firma per Libero degli articoli che sono dei copia-incolla dei capitoli del suo Misteri per orchestra (Mondadori, 2011)? Dice: vabbè, però alla serie è dato il titolo del libro. E chi lo sa che è il titolo del libro? Al lettore non lo si è detto, né alla pubblicazione del primo degli articoli, né a quella dei successivi. Dice: vabbè, ma questo non può essere che un pretesto, dicci cosè che ti ha fatto girare i coglioni; e poi perché venircelo a dire solo adesso? Perché ha twittato il link alla pagina di Dagospia che riportava il testo del suo articolo pubblicato su Libero? Ti sta sul cazzo Libero? Ti sta sul cazzo Dagospia? Ti sta sul cazzo chi da Twitter rimanda a ciò che ha scritto altrove? Un po, un po e un po’, ma, più di tutto, il fatto che stavolta l’articolo era il copia-incolla delle cazzate scritte su Wagner: avevo letto il libro – trovato su una bancarella di libri invenduti a un euro e cinquanta – e rileggere quel capitolo su Libero mi ha fatto venire leczema scrotale. Wagner era persona detestabile, e Facci non ne fa mistero, anzi, riporta in sintesi assai brillante, grano dopo grano, tutto il rosario della sua carriera da mascalzone patentato, però con palpitante simpatia per le sue sconce malefatte. Tutto già noto dai tempi in cui fu pubblicata la monumentale biografia di Robert W. Gutman (Richard Wagner – The Man, His Mind, and His Music – 1968), sicché non si capisce che senso avesse aprire Misteri per orchestra scrivendo: «Questo libro è frutto di ricerche personali e di qualche viaggio». Dice: vabbè, però devesserci dellaltro, è Facci che ti sta sul cazzo? Tuttaltro. Mi piace la sua scrittura, mi piace il suo caratterino, mi piace la sua pettinatura... No, sul cazzo mi stanno Wagner e tutti wagneriani. Musica scritta per lo stomaco, che ormai dovrebbe avere mero valore storico-documentale. In un secolo dallaria greve per il continuo ruttare dello Spirito quella di Wagner era lequivalente della nostra musica da ascensore. Merda, Wagner è merda. E vedere gente che ancora si diverte a metterci le mani dentro per farci pupazzetti in cui insufflare i propri tiramenti esistenziali – ma quale tolleranza, ma quale amabile ironia?

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