Dicembre: l'editoriale

Creato il 01 dicembre 2010 da Manuel


MENTRE I CICLISTI SI PREPARANO A RISALIRE IN SELLA, IL PRO-TOUR SALUTA TUTTI PER DIVENTARE L’UCI WORLD TOUR. E TROVIAMO GIA’ UNA NOVITA’ CHE LASCIA PERPLESSI.
POI LE “ASSOCORRIDORI”, ITALIANA E MONDIALE, CHE CHIEDONO UNA SISTEMATA DEL PASSAPORTO BIOLOGICO.
Diversi anni fa l’Italia faceva la parte del leone nella vecchia Coppa del Mondo. Da Maurizio Fondriest a Michele Bartoli, da Gianni Bugno a Paolo Bettini. Poi ecco l’UCI Pro-Tour con l’affermazione di Danilo Di Luca. Intanto però iniziavano le beghe tra gli organizzatori delle corse storiche e i gran capi dell’UCI. Il Pro-Tour così è andato avanti a forza di compromessi, creando scetticismo tra gli addetti ai lavori. Ora si cambia ancora una volta – almeno il nome – nonostante i criteri siano rimasti praticamente invariati. E una novità in tal senso desta qualche perplessità.
Ci sono dei cambiamenti per i punteggi che danno il valore dei singoli Gruppi Sportivi (il punteggio UCI per il cosiddetto “ranking”). La stima verrà costruita con i punteggi relativi alla squadra per quella che sarà la stagione nell’anno successivo e non in quella appena conclusa. Vedere la Liquigas che ha concluso il 2010 al 2° posto, e all’inizio del prossimo non dovrebbe essere nemmeno tra le prime cinque, causa alcuni atleti che hanno cambiato casacca. Sarebbe giusto creare almeno un minimo di compromesso del tipo; il ciclista che cambia squadra “lascia” in maniera automatica il 30% dei punti conquistati nella stagione al suo GS. Così facendo, un GS avrebbe almeno una giusta “parcella minima di punti” per aver magari fatto crescere un corridore, ed averlo fatto diventare un vincente.
Da qui si spiega la scelta della Geox per l’ingaggio di Sastre e Menchov. Con i loro punti speravano di avere il posto quasi sicuro nelle corse importanti, e non dover fare la fatica di guadagnarselo con i risultati. Ricordo quando alla fine del decennio ’90 l’allora US Postal di Armstrong voleva a tutti i costi correre il Tour, ma era una formazione nuova. Per il discorso dei punteggi dovette correre un gran numero di corse per “maturare” un punteggio sufficiente a meritarsi la partecipazione alla corsa transalpina. Riuscirono poi a guadagnarsi l’invito (al Tour si è invitati e non si partecipa di diritto), aprendo la stagione d’oro per il texano.
Altro discorso che viene fuori è il passaporto biologico. La questione che ha coinvolto l’italiano Pellizotti ha fatto discutere. Fermare un ciclista per mesi, fargli perdere la stagione, per poi ritrovarsi di fronte all’evidenza di non aver elementi sufficienti per fermare l’atleta. Intanto la stagione del ciclista della Liquigas è andata in malora. Non per niente Alberto Contador si è rivolto allo studio legale che aveva assistito il nostro scalatore.
Le associazione dei corridori, italiana e internazionale, chiedono all’UCI di poter avere più parte in causa in caso di provvedimenti nei confronti di ciclisti o cicliste interessati da guai con il doping. Le associazioni dei corridori hanno a disposizione 9 medici esperti per queste beghe medico-sportive, che possono fare da “periti” davanti al giudice sportivo. Ma vorrebbero che l’UCI non facesse più da filtro nella selezione degli atleti, e che questi 9 esperti possano avere i dati di tutti gli atleti coinvolti nell’Assocorridori mondiale (850), e non solamente i dati degli atleti anomali. Ci sarà un aumento della parte burocratica, che quindi andrà ad ingarbugliare ancora di più le cose? L’ultima cosa che serve al ciclismo, che si ritroverebbe ad avere nell’acqua delle borracce l’unica cosa ancora totalmente trasparente.
Chiudiamo con la notizia che la WADA (l’Agenzia Mondiale Anti-doping), sembra abbia in testa la mezza idea di portare a 4 anni la squalifica per i casi più gravi di doping. Non sarebbe male avessero proposto anche l’idea della radiazione in caso di spaccio di sostanze dopanti. Già doparsi è grave, ma collaborare perché anche altri possano farlo è troppo.


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