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Dichiarazione Internazionale degli Editori Indipendenti 2014

Creato il 25 novembre 2014 da Edizionialtravista

Dichiarazione Internazionale degli Editori Indipendenti 2014,
Insieme per promuovere e sostenere la bibliodiversità

Associazione Internazionale degli Editori Indipendenti

 

Contesto

L’Assemblea Internazionale degli Editori Indipendenti 2012-2014 è durata due anni, durante i
quali hanno avuto luogo sette laboratori preparatori e tematici tenuti a Guadalajara
(Messico), Parigi (Francia), Bologna (Italia), Ouagadougou (Burkina Faso), Francoforte
(Germania) e Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti); l’incontro conclusivo è stato patrocinato
dall’UNESCO e si è svolto a Città del Capo (Sud Africa) presso il Centro per il Libro, dal 18 al
21 settembre 2014.
I laboratori preparatori, arricchiti da lavori di gruppo, si sono focalizzati su temi selezionati e
posti come prioritari dagli editori (editoria digitale, politiche di stampa, modelli economici
per case editrici indipendenti, letteratura giovanile, linguaggi nazionali e locali di
pubblicazione, solidarietà tra partenariati di pubblicazione e “Commercio equo e solidale
editoriale”, donazioni librarie). A partire da tali laboratori e dagli scambi on-line sono stati
sviluppati alcuni strumenti e indicazioni indirizzati a pubbliche autorità, organizzazioni
internazionali e professionisti del libro; gli stessi sono stati poi discussi e sottoscritti dagli
editori riuniti a Città del Capo a settembre 2014. Lo scopo di queste proposte (rese disponibili
prima della fine del 2014 dall’Alliance) è di sostenere e promuovere la bibliodiversità sia a
livello nazionale che internazionale.
L’intero processo ha condotto alla stesura della Dichiarazione Internazionale degli Editori
Indipendenti 2014. Il 20 settembre 2014 i sessanta editori indipendenti, provenienti da 38
Paesi e presenti a Città del Capo, hanno dato vita in tre diverse lingue alla loro
dichiarazione politica. Gli editori hanno redatto tale dichiarazione dopo più di quattro ore di
scambi interlinguistici e interculturali, riflessioni congiunte, confronto e confutazione
reciproci.
La Dichiarazione 2014 è stata inoltre confermata on line dagli editori assenti e attualmente è
in corso un processo di traduzione in diverse lingue (francese, inglese, spagnolo, portoghese,
arabo, farsi, italiano, etc.). A oggi, 400 editori provenienti da 45 Paesi hanno già firmato la
Dichiarazione Internazionale degli Editori Indipendenti. Siete tutti invitati a divulgare tale
Dichiarazione al fine di promuovere e sostenere la bibliodiversità.

Premessa

Il libro è essenziale per la costruzione e la diffusione della conoscenza nel percorso formativo
dell’umanità e per lo sviluppo di una coscienza critica. Non è quindi solo un prodotto, una merce.
Inteso come patrimonio culturale, il libro è parte di un certo tipo di economia, la quale può non
essere soggetta esclusivamente alle leggi del mercato. Il progetto, la produzione e la
commercializzazione di un determinato libro, che sia in formato cartaceo o digitale, potrebbero
metterlo in condizione di durare nel tempo, dal momento che esso può essere fruibile dalle
generazioni future tanto quanto da quelle presenti.
L’editore indipendente ha totale libertà e autonomia nella progettazione della propria politica
editoriale. L’approccio non è unicamente commerciale. Insieme agli altri attori della filiera libraria,
l’editore è garante di creatività, si assicura che storie di oppressione e soppressione siano tenute in
vita, si fa carico della democratizzazione dei libri, oltre che della pubblicazione di volumi di varia e
critica natura. L’editore indipendente è inoltre veicolo di una bibliodiversità essenziale, predilige
qualità e longevità dei testi a discapito di produzioni seriali e di veloce consumo.
Gli editori indipendenti si scontrano con il crescente deprezzamento, dovuto a politiche neo-liberali e
a conseguenti concentrazioni dell’industria editoriale. Negli ultimi anni, la smisurata diffusione dei
supporti digitali ha oltremodo intensificato questa situazione: essi considerano il contenuto culturale
come un mero stumento del quale servirsi a scopi finanziari.
Gli sviluppi politici hanno certamente un grande impatto sulla sorte degli attori culturali. In alcuni
Paesi, i cambiamenti democratici hanno dato vita a programmi politici liberali, permettendo alla
nuova generazione degli editori indipendenti di emergere. In altri Paesi, d’altro canto, i conflitti hanno
severamente intaccato l’attività editoriale e la libertà di esprimere una varietà di opinioni.
All’interno di tale contesto, l’editore indipendente riesce comunque a rinnovare se stesso e a dare
voce a posizioni diverse; l’editore indipendente deve avere vita fiorente non solo per necessità, le
case editrici devono essere capaci di mobilitarsi così da unire le forze e far sentire la propria voce.
Oggi, più che mai, la solidarietà è vitale.

 

Dichiarazione

I sottoscritti, 400 editori da 45 Paesi, riuniti sotto l’Alleanza Internazionale degli Editori Indipendenti
alla terza assemblea, tenutasi a Città del Capo (Sud Africa) a settembre 2014, riaffermano la volontà
di agire insieme per difendere e promuovere la bibliodiversità.
Nel 2005, l’adozione da parte dell’UNESCO della Convenzione sulla protezione e promozione della
diversità dell’espressione culturale, seguita dalla sua ratificazione da numerosi Stati, ha rappresentato
un importate gradino nel riconoscimento della specificità del contenuto culturale e del ruolo degli
editori indipendenti. In ogni caso, allo scopo di essere ascoltati, la Convenzione deve essere tradotta
in manovre politiche pubbliche proattive.Nei Paesi in cui le politiche librarie nazionali sono deboli o inesistenti, chiediamo agli organi di
governo di stabilire senza indugio programmi politici che incoraggino lo sviluppo culturale e la
democratizzazione dei libri e della lettura.
Tutti gli attori della filiera editoriale devono essere strettamente coinvolti nella progettazione e nella
applicazione di tali politiche. Essi devono rinforzare l’industria editoriale in tutti i Paesi e sostenere la
produzione locale, la distribuzione sul territorio e il libero accesso ai libri da parte di tutti; in
particolare stabilendo una normativa adeguata e delle misure fiscali, e fornendo più spazio per la
lettura, specialmente per quanto riguarda le biblioteche pubbliche. Tali scelte politiche dovrebbero
includere l’editoria cartacea così come quella digitale e promuovere la loro complementarietà.
È ulteriormente cruciale, nel contesto della globalizzazione, che le politiche nazionali proseguano poi
all’interno delle politiche regionali e internazionali. Tali norme devono permettere ai libri di circolare
in maniera equa e regolare nel mercato librario, in modo da preservarlo da attacchi predatori dei
grandi gruppi imprenditoriali, sia per quanto riguarda la vendita al dettaglio che quella on line.
È essenziale che siano redatte e applicate leggi imparziali riguardo al copyright, leggi che proteggano i
diritti d’autore garantendo l’accesso alla conoscenza.
È necessario essere doppiamente vigili e doppiamente ingegnosi se si vuole davvero sventare ogni
forma di oppressione della parola. La lotta contro tutte le forme di censura (statale, amministrativa,
religiosa, economica e autocensurante) resta una priorità.
Il pensiero non viene controllato da un’unica censura. In un ambiente di eccessiva informazione,
concentrazione mediatica e standardizzazione dei contenuti, è essenziale accertarsi che la libertà di
espressione non serva solo la voce dei gruppi domininanti o delle autorità. Noi, editori indipendenti,
difendiamo “Fair speech” (equità di espressione), con la quale si assicura la bibliodiversità, affinchè
una molteplicità di voci possa essere ascoltata.
I supporti digitali in posizione egemonica, come Amazon, Google o Apple, dovrebbero essere tenuti
sotto controllo dalle norme e dalle leggi fiscali in vigore in ogni Paese. Noi facciamo appello alle
pubbliche autorità e agli organi internazionali affinchè approvino leggi che incoraggiano la
bibliodiversità, così che editori e librerie continuino a giocare il loro indispensabile ruolo di operatori
e intermediari clturali.
La distribuzione libraria non dovrebbe essere unidirezionale, riproducendo dinamiche di dominio e
impedendo lo sviluppo dei mercati delle imprese locali e nazionali. Noi richiediamo uno scambio equo
fra i grandi Paesi esportatori di libri e quelli che invce li importano.
Riguardo alla manualistica scolastica (libri di testo), lo Stato e i grandi gruppi editoriali internazionali
tendono a dominare i mercati dei Paesi del Sud Globale, malgrado la difesa dei collettivi professionali
e l’esistenza di misure politiche. Urge che gli editori locali indipendenti abbiano la possibilità di
controllare la produzione dei libri di testo, la quale è essenziale per il rafforzamento dell’economia
editoriale locale e per lo sviluppo di altri settori editoriali meno lucrativi ma molto più rischiosi. In
particolare, è di vitale importanza per la crescita dei giovani lettori che essi possano essere in grado di
relazionarsi con il materiale che viene dato loro.
La donazione dei libri cartacei, così come dei contenuti e degli strumenti digitali (e-readers,
tablets…), anche quando motivati da princìpi filantropici, contribuiscono a un certo tipo di egemonia
culturale. Gli avvertimenti dati dai professionisti del Sud e le loro proposte per altri tipi di donazione
libraria hanno contribuito a trasformare alcune abitudini. È importante che questo sistema continui a
essere contestato in tutto il Mondo affinché si possa fornire una risposta sostenibile ai bisogni e alle
aspettative dei lettori.La solidarietà professionale tra editori indipendenti è una forza che combatte tali strutture
predatorie. Abbiamo bisogno di sviluppare strumenti personali e incoraggiare il trasferimento di
abilità, così come la condivisione di competenze e risorse.
Lo scambio di letteratura e idee tra i Paesi attraverso le traduzioni è un importante mezzo di
promozione reciproca di conoscenza e cultura, ed è essenziale per lo sviluppo di un approccio critico
e democratico. I finanziamenti a supporto della traduzione devono essere stabiliti e consolidati. Al
fine di incoraggiare il dialogo interculturale e di preservare la bibliodiversità, le reciproche traduzioni
dovrebbero essere sostenute.
La copubblicazione e il commercio solidale del libro facilitano lo scambio di contenuti e delle idee.
Essi permettono di condividere le attività e i costi di pubblicazione e di proporre i libri al vasto
pubblico a prezzo di mercato. Siamo convinti che queste pratiche debbano essere estese il più
possibile, soprattutto attraverso il ricorso a fondi che offrono assistenza alla copubblicazione.
Malgrado il loro essenziale ruolo nell’educazione sostenibile e nello sviluppo sociale, le pubblicazioni
in lingue locali e nazionali continuano a essere marginalizzate. È necessario promuovere la
trasmissione di conoscenza ed emancipazione, e assicurarsi che ciascuna comunità abbia accesso alla
lettura nella propria lingua d’origine.
Noi chiediamo agli editori indipendenti di tutto il mondo di unirsi, al fianco di autori, librerie
indipendenti, bibliotecari e altri attori della filiera editoriale, e di formare associazioni e collettivi a
sostegno della bibliodiversità per crescere e diventare sempre più forti.
Infine è nostra responsabilità, come editori indipendenti, praticare i princìpi che abbiamo disposto e
difendere un modello di pubblicazione che rispetti i diritti umani e l’ambiente. Inoltre abbiamo una
responsabilità verso i lettori e le persone con scarse possibilità di accesso ai libri, dal momento che un
approccio democratico si basa sull’acquisizione della conoscenza da parte di ognuno di noi. Insieme
dobbiamo puntare sulla capacità di mettere in atto e raddoppiare la nostra creatività.

20 settembre 2014, Città del Capo


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