Magazine Cultura

Diciamo allora gli eroi a cosa servono

Creato il 17 febbraio 2010 da Dallomoantonella

Ciao a tutti,  scusate  infinitamente  per l’orrore delle immagini del precedente articolo,  ma era doveroso testimoniare con la verità degli occhi e non solo delle parole  la presenza continua del male che abita il nostro  mondo reale. 

Detto questo, occorre  dare  anche  il giusto peso ed il giusto spazio  a quella che è la volontà da parte di molti esseri  di non volere appartenere  per nulla  al genere di coloro che si fanno prendere dalla trappola dell’odio.

Ho cercato  di capire come può una persona o un sistema arrivare alla ferocia indiscriminata ed assoluta verso un proprio simile come verso un gruppo di uomini più o meno definiti.

Se questi atti di  inaudita  violenza accadono sistematicamente  nei territori dove si vengono a creare situazioni di conflitto tra diverse etnie, come tra   diverse  culture, come tra diverse  fazioni politiche… una delle cause principali e più logiche potrebbe  essere rinvenuta nel male a propria volta  ricevuto o presumibilmente  imputabile a quello  che viene identificato come il responsabile   di turno. Persone del tutto innocenti sotto un profilo personale finiscono per  diventare i capri espiatori di errori commessi dai loro predecessori nel nome di una giustizia sommaria  e non rimandabile, perchè è giusto fare al prossimo quello che il prossimo ha fatto a noi. Questa è una legge sacrosanta e antica: quello che tu hai fatto a me, io domani lo farò  a te   o  ai tuoi simili, così pareggeremo i conti; quello che i tuoi simili hanno fatto prima di te  ai miei, io oggi lo faccio a te che sei simile ai tuoi simili…

In altre parole è il sentimento della vendetta, del pareggiare  i conti.  Sentimento che ignora completamente la capacità di perdonare, l’esercizio della pietà, l’esercizio del contraccambiare un qualcosa di diverso alla violenza che si è ricevuta.

Non posso evitare di pensare  all’insegnamento di Gandhi  che trasmette  al suo popolo la  capacità di restituire al nemico amore e non guerra, dialogo e non guerra, pazienza e non guerra, autocontrollo e non guerra.  L’esistenza di un uomo come il Mahatma è l’esempio vivente di quanto sia possibile mettere in atto contro il male ricevuto, strategie politiche e d’intervento assolutamente pacifiche, assolutamente diverse, assolutamente civili.

Non si vuole  e non si può e non si deve nè ora nè mai  giustificare  l’odio feroce e indiscriminato  che rimane di per sè senza giustificazione quando si trasforma in tortura verso persone che hanno il solo torto di appartenere   “al credo diverso”.  Si sta solo cercando di comprendere sotto un profilo antropologico, umanistico e psicologico che cosa fa scattare l’aggressione portata a questi livelli, a queste nefandezze, a questi crimini contro l’umanità, umanità che comunemente condividiamo e continuiamo a condividere almeno sotto un profilo biologico.

Quello che si sta cercando di sottolineare  è che nemmeno agli animali di specie inferiore alla specie umana  accade di escogitare e mettere in atto   “ il gioco della tortura”,  mentre questa abilità e competenza appartiene tutta esclusivamente  all’intelligenza umana (l’unica forma di intelligenza per ora che ci è data di conoscere).

Ci sono varie forme di torture; oltre quelle fisiche, strumentali, esteriori o tecniche…ci sono quelle psicologiche, quelle  che devastano il cervello  delle  vittime che le subiscono. queste torture non sono  meno violente  e colpevoli solo perchè sono meno visibili, meno evidenti, meno plausibili.

Si è cercato di documentarle  tutte ( più o meno indicativamente) per non fare torto a nessuno e per rendere testimonianza che la capacità d’odio non conosce razza, colore, partito o ideologia di sorta; conosce solo la forza del potere  che si mette al servizio  del male e più questo potere è indiscriminato e incontrastato, più la sua capacità reale di devastazione è efficace e prolifera.

Contro quest’abito  mentale  e di costume,   se mi si può passare questa scandalosa definizione,  di per sè assolutamente sgradevole  e che nessun individuo sano di mente   vorrebbe  riconoscere per sè,  ma che sistematicamente si ripete nella storia, si possono tracciare delle iniziali   valutazioni di carattere squisitamente filosofico:

  1. ogni essere è direttamente responsabile del proprio operato in quanto libero di scegliere come agire, come rispondere alle azioni a sua volta ricevute per opera di altri che saranno chiamati a loro volta a rispondere di questo (chiamati dalla giustizia degli uomini, se atei, chiamati anche dalla giustizia di Dio, se credenti)
  2. ogni essere è  chiamato ad un sentimento di solidarietà verso i propri simili se non vuole contribuire a costruire società dove l’odio può arrivare ad esplodere in maniera incontrollata
  3. ogni sistema in quanto sistema è chiamato ad esprimersi   in merito ai crimini che direttamente o indirettamente lo riguardano, non solo ad esprimersi ma anche a modificarsi e a rivedere le proprie posizioni, visto che in quanto sistema operativo e operante  si pone verso la società che lo osserva, lo vive e  lo subisce, come un presumibile esempio ancora parlante, ancora attivo, ancora presente, ancora utile.  Sempre  se desidera continuare a ritenersi parlante, attivo, presente e utile al prossimo.
  4. ogni essere è a sua volta chiamato a prendere coscienza dei limiti che sottostanno a un sistema; nessun sistema in quanto tale può essere santificato, nessun sistema in quanto tale può essere concepito come statico ed immutabile, tutto nel sociale come   in natura  è soggetto alle evoluzioni del pensiero, così come il pensiero è soggetto alle evoluzioni della Società in cui opera.
  5. gli eroi che costellano la storia del pensiero, e n’abbiamo avuti diversi nel corso del tempo ( non solo Marx e Cristo), sono le nostre stelle mattutine, sono i nostri fari notturni, sono le vette della nostra capacità speculativa e non solo, sono  gli universali che superano la prova della contingenza, la prova delle incomprensioni, la prova dei conflitti e dei contrasti  che ripetutamente  si ripetono in forme diverse, ma sempre  costanti perchè immutabile  è la natura umana.   Sono in altre parole la nostra capacità di sperare, di continuare a sperare senza appunto lasciarsi intrappolare dalle viscere oscure  della violenza
  6. la scelta di un eroe è il primo antidoto  alla malattia  dell’odio; avere un modello a cui ispirarsi  ci fa sentire appartenenti  ad una famiglia, ad un gruppo umanitario, ad un ceppo  che costituisce le nostre radici, il nostro cammino, il nostro senso collettivo nella Storia. In altre parole ci permette il superamento dello stato d’abbandono e di solitudine profonda in cui, di fatto, a volte ci si trova a doversi riconoscere.
  7. L’elenco dei possibili eroi è davvero lunga e senza limite di scelta,  ma allora definiamo precisamente chi è un eroe:
  • è qualcuno che crede fermamente  nella bontà di qualcosa ed è pronto a tutto per perseguirla
  • è qualcuno che trasmette il proprio credo al prossimo perchè non vuole e non può tenere questo bene così prezioso  solo per sè
  • è qualcuno che conserva in sè un’anima fondamentalmente infantile nel senso di rimasta  legata al tempo della bontà spontanea, quando il mondo era visto appunto con gli occhi di un bambino che si affida alle parole amorevoli del proprio genitore minimamente dubitando  della loro verità
  • è qualcuno che non sa e non vuole  essere  affatto eroico,  semplicemente crede di fare l’unica cosa giusta da realizzare, l’unica cosa  razionale, l’unica cosa possibile
  • è qualcuno che si pone senza averlo programmato e scelto   come modello al prossimo che lo guarda
  • è qualcuno che sarà ricordato dopo la sua morte da quei simili che hanno avuto la ventura di incontrarlo e di conoscerlo, divenendo con questo immortale  se non altro nel pensiero
  • è qualcuno che non si arrende davanti a nulla, a nessuna difficoltà, perchè convinto della bontà della propria causa e quindi sostenuto dalla forza che gli perviene da questa convinzione
  • è qualcuno che sa  riconoscere nel prossimo  chi  è portatore di valori  e decide di sposare le cause  conseguenti  e connesse ( ossia anche gli amici degli eroi diventano per la proprietà transitiva essi stessi  piccoli eroi  o figli adottivi  degli eroi stessi)
  •  

Non possiamo concludere questa disanima  senza precisare di conseguenza cosa non è un eroe:

  • non è un esaltato che si auto incarna il salvatore o il giudice  del prossimo
  • non è un folle che decide di trascinare con sè  l’umanità nel baratro delle proprie follie e perversioni
  • non è un frustrato che si aggancia  alla bandiera dominate  di turno solo per avere il proprio attimo di gloria
  • non è un ambizioso  che vuole entrare nei libri di storia  a seguito delle proprie imprese
  • non è un  anello del potere  che  si mette al servizio del potere solo perchè il potere glielo chiede e perchè in questo potere lui si riconosce
  • non è qualcuno che non sappia  chi sia, cosa voglia e dove voglia  arrivare perchè ne è consapevole
  • non è qualcuno  che  crede  di potere essere indispensabile, è  la circostanza della vita  che pone questa  persona nella condizione di   trovarsi  a svolgere un ruolo centrale e prioritario, che potremmo definire in una semplice parola, rivoluzionario

 


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog