Oggi, per curiosità, ho provato a pesare i libri di testo della piccola: diciannove chili.
Nell’era di internet, dei pc/tablet/smartphone, della multimedialità, dei politici che diffondono le decisioni del governo su twitter prima che sulla gazzetta ufficiale o che fanno i dibattiti su facebook, siamo rimasti a diciannove chili di libri che, se avessi intenzione di leggerli tutti entro giugno dell’anno prossimo, non ce la farei nemmeno io, figuriamoci ragazzi/e di undici/dodici anni.
Diciannove chili e oltre 270 euro di spesa (scontateli del 15%, ma rimane una bella cifra, alla quale vanno poi aggiunti i dizionari e tutti gli altri ammenicoli vari).
Diciannove chili di pagine, parole, immagini, numeri, note, grafici che vagheranno per casa, che percorreranno il tragitto casa-scuola-casa, che verranno letti e studiati sì e no per la metà, se va bene.
Se penso a tutti gli strumenti che sarebbero a disposizione per agevolare l’apprendimento degli studenti e che farebbero risparmiare alle famiglie soldi, tempo e spazio…
Se penso all’arretratezza di una scuola che non conosce il tempo pieno e che è rimasta ferma ai compiti a casa…
Se penso all’assurdità di una scuola che da quest’anno non fornisce più i registri agli insegnanti, che se vogliono i registri cartacei se li comprano di tasca loro, oppure se vogliono utilizzare il registro elettronico si devono portare il pc da casa…
Beh, se penso a tutte queste cose, mi si rafforza il desiderio (ora non trovo un sinonimo più forte) di mollare definitivamente questo cazzuto Paese, avendone la possibilità.
E così domani mattina ci porteremo qualche chilo di questi libri fino a scuola, con i bambini che si chiedono: “Ma cosa si porta il primo giorno?” Non diciamo loro che, nel 2013, sarebbe facile scrivere due righe sul sito internet della scuola (se non fosse rimasto fermo all’anno scolastico 2012-2013, ovviamente). Non spieghiamo loro tutte le assurdità di questo cazzuto Paese: le scopriranno presto, molto presto.
Speriamo abbiano la forza di eliminarle.