2009: Diciotto anni dopo di Edoardo Leo
Accolto positivamente dalla maggioranza dei critici questo film che ha aspettato ben dieci anni (dalla prima sceneggiatura alla realizzazione definitiva) per vedere la luce.
“Una dolce, delicata commedia all’italiana, divertente e amara, in cui tutti i componenti del cast fanno la cosa giusta” (Liberazione), “Il film rivela un nuovo regista” (Il Messaggero), “Scritto con brio e ben recitato” (Movieplayer), “Un road movie ben strutturato e ben interpretato” (35MM).
Non mancano però le voci discordanti.
“L’esordiente Edoardo Leo procede con una discreta dimestichezza nell’evidente intento di realizzare una sorta di commedia all’italiana dai toni agrodolci, seminando lungo il percorso dei due protagonisti imprevisti tragicomici e singolari incontri, ma si accontenta di muoversi sul terreno sicuro del bozzetto comico e dello scontro catartico, e raggiunge solo a tratti il giusto equilibrio tra realismo, malinconia e umorismo nero”, così scrive Sara Orazi su Sentieriselvaggi. Sono sostanzialmente d’accordo. Unire armoniosamente dramma e ironia, fare di due opposti un tutt’uno è tra le cose più difficili da realizzare. Occorrono mestiere, esperienza, maestria più che notevoli: pochi gli esempi veramente riusciti, molti i tentativi naufragati.
Diciotto anni dopo funziona finché si rimane sul registro «serio»: il racconto appare ben congegnato e ben delineato, coinvolge e interessa. Ma all’improvviso si aprono (e sempre di più man mano che si procede) siparietti comici che stridono con il resto: tante scenette di stampo televisivo (con abbondanza di stereotipi, caricature, figure folcloristiche e typique) di cui non si sentiva il bisogno e che spezzano l’unitarietà della narrazione. Il «serio» e il «comico» rimangono uno di fronte all’altro senza convivere, uno stride con l’altro, disturbandosi a vicenda. Il risultato è che sembra di assistere a due film diversi malamente unificati.
Peccato, un’occasione persa di rinnovare il nostro cinema con un prodotto semplice e sincero che parlasse di cose vere e reali in cui rispecchiarsi e immedesimarsi.
Edoardo Leo (al suo debutto dietro la macchina da presa) appare bravo più come attore che come regista. La caratterizzazione del personaggio che interpreta è ottima ma come «direttore» mostra lacune sia nel padroneggiare la materia che si trova davanti che nel guidare il cast (peraltro buono) che dà l’impressione di essere lasciato un po’ a se stesso e di dovere ricorrere unicamente al proprio talento naturale.
Da lodare senza riserve l’assenza dei ricorrenti e mai troppo vituperati contenuti di tante commedie italiane (turpiloquio, volgarità gratuite, erotismo di facile lega…).
p.s.
Diciotto anni dopo ha vinto la menzione come migliore opera prima al Roma Independent Film Festival.
Il 10 Giugno, ad Hollywood, vi è stata l’anteprima americana del film (a Los Anegels, presso il Mann Chinese Theatre).
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