"Suonano le campane e le salve esplodono.
Rendete grazie a Dio come assassino e come Cristo!
Ci ha dato il fuoco per attizzare il fuoco.
Ascoltate: il popolo è feccia, dio è fascista."
- Bertolt Brecht - "L'Abicì della guerra" -
E' il 20 febbraio del 1939, nella Plaza de Cataluña, a Barcellona, sacerdoti e vescovi insieme al generale Yagüe, delle truppe franchiste, celebrano un Te Deum di ringraziamento per la conquista della capitale catalana. "Un'arma contro la verità", così Bertolt Brecht definiva l'uso strumentale della fotografia, e per questo nel 1938 cominciò a raccogliere, insieme a questa, le fotografie che venivano pubblicate sui giornali, accompagnandole con una didascalia sua. Fotogrammi simili a poesie, la voce che manca ai volti, ed ai luoghi, che le fotografie ci hanno consegnato. A volte un commento supplementare, assai più spesso una sorta di voce fuori campo che zittisce il fotografo, davanti al dolore degli altri, anche quello che non è mostrato ma è intrinseco, ad una foto come questa. Un'immagine cliché, per dirla con Deleuze, un'immagine che ci obbliga a vedere le cose come "dobbiamo" vederle, e non come potremmo vederle. Immagini che servono ad illuderci che possiamo "vedere tutto", mentre invece "rendono invisibili mille cose" (Godard). Una sovra-esposizione di immagini. Immagini che ci impediscono di vedere, anche perché ci nascondono così molto meglio quelle immagini che vengono censurate.