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La Scienza ed il problema della Comunicazione dell'OggettoProprio a questo proposito si era affermato precedentemente che la scienza, in quanto basata su una serie di rappresentazioni simboliche, non può rappresentare adeguatamente gli oggetti reali. Essa, infatti, nella ricerca incessante di certezze, produce delle continue astrazioni che, se da un lato riescono a definire leggi fisiche e concettualizzazioni sempre più approfondite, dall'altro si allontanano sensibilmente dall'oggetto reale. Vi è, infatti, una grande differenza tra il fornire le leggi fisico-matematiche di un evento e vivere l'evento, cioè possedere una visione totale dell'oggetto reale. In questo senso la "spiegazione di un oggetto reale", anche se approfondita e comprendente le leggi fisiche ad esso relative, non potrà mai essere così "totale" come l'oggetto reale stesso. Esiste, quindi, una differenza tra oggetto reale ed oggetto rappresentato, che non potrà essere mai colmata.
Questa differenza viene parzialmente assottigliata dalla produzione di spiegazioni più approfondite, esse danno luogo, così, a quello che si può definire come un sistema delle mediazioni, in cui il rendersi conto della differenza si pone alla base della conoscenza stessa ed in cui la convinzione inerente la incapacità di rendere l'oggetto rappresentato uguale all'oggetto reale diviene costituzione formale della scienza stessa.In sintesi, nella impossibilità di superare la differenza, si accettano delle convenzioni simboliche attraverso le quali si instaura un sistema che si pone come mediatore tra il reale ed il rappresentato. Questi tentativi di mediazione si risolvono in una serie di processi di riduzione della complessità del reale formalmente accettati. Vista la incapacità oggettiva della scienza di poter rappresentare adeguatamente il reale, si demanda ad altro il tentativo di ridurre la differenza, questo "altro" è il supporto tecnologico.Il supporto tecnologico, come sistema rappresentativo, diminuisce la differenza tra oggetto reale ed oggetto rappresentato. Nel campo strettamente didattico, ad esempio, l'introduzione dei mezzi audiovisivi ha portato ad un miglioramento qualitativo nell'esposizione degli eventi. Parlando degli audiovisivi, Giugni afferma:"La loro suggestione deriva soprattutto dal ruolo che ha assunto l'immagine della nostra civiltà in seguito alla rivoluzione tecnica del XIX e XX secolo. Oggi, come non mai, il fanciullo è esposto all'immagine che è dappertutto (nella strada, sui giornali, sulle riviste, nei libri, nelle sale di spettacolo, nelle case) e s'impone anche quando non è sollecitata, costantemente disponibile nella sua triplice forma: fotografica, cinematografica, televisiva."ed ancora:"L'educazione, oggi, può disporre di tutti i tipi d'immagini e di tutti gli strumenti di registrazione e di riproduzione. E' nata, anzi, una metodologia relativa all'utilizzazione dei mezzi audiovisivi, fondata su questi due principi: che l'uso ne aumenta l'efficacia; e che l'uso combinato e coordinato di questi mezzi è, nella maggior parte dei casi, preferibile all'utilizzazione continua di uno solo di essi."Ma anche questo non risolve completamente il problema della comunicazione didattica; manca, infatti, agli audiovisivi (fotografia, cinema, videoregistrazioni, ecc.) la capacità di instaurare un dialogo con lo spettatore. Queste forme di riproduzione del reale comunicano, infatti, a senso unico, possono, cioè, solo emettere messaggi e non possono ricevere risposte, in sintesi, mancano della capacità di "ricevere" messaggi e di "regolarsi" in conseguenza. Quindi essi non possono svolgere, da soli, la funzione di interattività, necessaria all'interno dell'ambiente educativo.
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