Die Päpstin di Sönke Wortmann. 2009

Creato il 14 ottobre 2014 da Barbara2011
814 dopo cristo. Johanna è la figlia di un prete britannico, che ha altri due maschi, Johannes e Matthias. Il padre è un violento,tiranneggia la famiglia, costringe la moglie a una vita da schiava e picchia la figlia che si dimostra desiderosa di imparare a leggere e scrivere. "Le donne non possiedono l’abilità naturale di trarre conclusioni logiche... Le sezioni cerebrali femminili utili sono di dimensione tanto ridotta che le donne sono incapaci di comprendere idee o concetti elevati", sostiene il suo maestro presso la cattedrale di Dorstadt. A causa della morte del fratello maggiore, Johanna riesce a farsi ammettere col fratello minore nella scuola del monastero di Dorstadt. Lì viene accolta da Gerold, un gentiluomo della corte vescovile, di cui si innamora. Dopo una strage ad opera dei pirati vichinghi, fugge, si spaccia per uomo ed entra come monaco benedettino nel monastero di Fulda, dove esercita le arti mediche. La sua fama è tale che da Fulda Johanna/Johannes arriva direttamente a Roma, dove guarisce Papa Sergio e ne diventa medico personale. Alla morte di Sergio, a causa delle inimicizie tra i vescovi, viene proposta e acclamata papa dal popolo, che ignora la sua vera identità. Ma dato che ha ritrovato Gerold e ne è diventata l’amante, Johanna è incinta e non sa per quanto potrà continuare nell’inganno. Stralci di storia: quel che resta dell'impero di Carlo Magno è conteso tra i figli di Ludovico il Pio che è il suo unico erede. Una storia interessante ma che si dilunga troppo e non è all'latezza delle aspettative. Tanti i tagli nella versione italiana: la scena in cui il prete missionario presso il popolo sassone sferza la figlia sulla schiena fino a farla svenire; resta solo l'immagine del primo colpo di frusta. Non volesse il cielo che si pensasse che i cristiani usavano mezzi pedagogici violenti.Tagliata la frase in cui il priore rivolto ad un gruppo di lebbrosi pone il divieto di mangiare e bere in presenza di persone sane.Ci si augura che in futuro il regista Sönke Wortmann riesca a trovare una sua identità, senza costrizioni né esercizi di stile.

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