Dieci anni di dialogo di civiltà

Creato il 19 dicembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Prosegue la traduzioni in italiano dei più interessanti interventi ascoltati quest’anno al X Forum di Rodi, svoltosi lo scorso ottobre nell’isola greca. Quest’oggi proponiamo il messaggio inviato dall’ex presidente iraniano Mohammad Khatami all’assemblea. L’archivio del Forum è visibile cliccando qui.

 
In nome di Dio, Compassionevole, Misericordioso.

In principio, vorrei esprimere i miei più sinceri ringraziamenti ed apprezzamenti per per aver organizzato la sessione del decimo anniversario del World Public Forum “Dialogue of Civilizations”. Per un decennio questo Forum ha beneficiato dell’esperienza e della saggezza dei più importanti pensatori e studiosi riguardo i cambiamenti globali e la promozione del dialogo e della giustizia nel mondo. L’approccio del World Public Forum, che ha permesso di mettere in relazione questioni economiche e globali con una prospettiva umana più ampia, come la giustizia e la moralità, è di massima importanza. Il dialogo tra le culture, le religioni e le civiltà ha dimostrato di essere il più efficiente mezzo, ed al contempo il meno costoso, per il raggiungimento della comprensione, dell’amicizia e della pace.

Dieci anni fa, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato all’unanimità il 2001 come l’anno del “Dialogo tra le Civiltà”. In questo momento critico, è appropriato esplorare la nozione di “Dialogo tra le Civiltà”, il suo significato e la sua rilevanza rispetto all’attuale società umana, ed alla sua storia, per meglio comprendere le tendenze future. Per prendere in considerazione la concomitanza dell’anno del “Dialogo tra le Civiltà” e del famigerato attacco terroristico dell’11 settembre, è necessario valutare la prospettiva del “Dialogo tra le Civiltà”.

Ciò che è avvenuto l’11 settembre 2001 ha origine dalla visione distruttiva che cerca la risoluzione ai problemi dell’uomo attraverso la forza e la violenza. Questa si basa sulla terribile ed intollerabile attitudine contro “l’altro” ed il monopolio nella fede e nell’uso della forza per ottenere i propri obiettivi politici. Il terrore contrasta in modo assoluto la logica della comprensione e del dialogo, e nella sua nuova forma, che rappresenta il fenomeno più pericoloso dell’era moderna, attecchisce nel paradigma che domina il mondo. In questo paradigma, il potente, per raggiungere i propri scopi, impone la dominazione e l’uso della forza in modo disonesto. Tale paradigma si basa sulla logica dell’uso della forza nelle relazioni internazionali e della violenza e dell’imposizione nella risoluzione dei problemi, cosa che contraddice con la logica del dialogo. La logica del dialogo tra le civiltà si fonda su motivazioni e denominatori comuni, piuttosto che su contraddizioni e conflitti. La concomitanza di questi due eventi riflette il fatto che i tragici avvenimenti dell’11 settembre, la guerra e la violenza si trovano da un lato, mentre il “Dialogo tra le Civiltà” dall’altro, quest’ultimo cercando di negare la violenza e di promuovere “una vita migliore per tutti”.

Non è mia intenzione spiegare le basi filosofiche e teoriche del dialogo tra le civiltà, bensì sottolineare il fatto che l’altro paradigma, dominante in modo particolare nel XX secolo, è decisamente pericoloso. Questo è il paradigma della violenza, della guerra e dell’arroganza. Queste sofferenze si sono per lo più riflesse nelle due guerre mondiali, nella guerra fredda, nell’occupazione, nella repressione e nel terrorismo. Può essere introdotto un criterio alternativo per risolvere diversi problemi esistenti.

Il “Dialogo tra le Civiltà”, noncurante di essere una teoria filosofica o politica, un processo o un progetto, si prefiggeva di introdurre un nuovo paradigma per le relazioni umane in un mondo così insicuro e complicato. Nonostante ciò, ogni paradigma si fonda su una visione filosofica e, se messo in pratica, porta con sé effetti politici e sociali. Nonostante lo statuto delle Nazioni Unite e dell’UNESCO e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che si sono focalizzate sulla cultura e sul dialogo, purtroppo la forza, la discriminazione e la violenza alla fine hanno prevalso. Insultare la sacralità di religioni, scuole e sette è fortemente deplorabile ed inoltre va contro il paradigma del “Dialogo tra le Civiltà” che si prefigge lo scopo di avvicinare le persone e salvare il mondo dalla guerra, dalla repressione, dall’ingiustizia e dalla discriminazione. Se la malvagia azione dei circoli estremisti di bruciare il Sacro Corano non fosse rimasta impunita, oggi non assisteremmo alla produzione di un film così offensivo del sublime status del Profeta Maometto (la pace sia su di lui). Dovremmo supportare pienamente le attività internazionali per seguire la questione alle Nazioni Unite e condannare qualsiasi perorazione dell’odio religioso, il quale costituisce un incitamento alla discriminazione, all’ostilità od alla violenza, in ogni tipo di media.

Il “Dialogo tra le Civiltà” sottolinea il bisogno di costruire relazioni umane basate sulla dignità umana, sui diritti così come sulla giustizia per tutti e la risoluzione dei problemi attraverso la logica, il ragionamento, la correttezza, la promozione della consapevolezza e lo sviluppo dello spirito umano. Non è necessario ripetere che la nozione di dialogo non è nuova, ma dai Dialoghi di Platone fino ai giorni nostri è stata una preoccupazione comune a tutti gli uomini. Il Sacro Corano promuove il ragionamento migliore: se leggiamo con attenzione il Sacro Libro musulmano ci renderemo conto che nell’Islam la guerra è ammissibile solo con fini difensivi ed esso raccomanda al meglio il modello della discussione.

Il vasto consenso sulla designazione dell’anno 2001 come l’anno del “Dialogo tra le Civiltà”, anche da parte di coloro che non si trovavano in accordo con questa idea o con il suo iniziatore, così come l’accoglienza accademica, sono stati di grande importanza. Rilevante inoltre la risposta positiva dell’opinione pubblica: in modo particolare di intellettuali, pensatori, accademici e politici, così come delle istituzioni sociali, è stata decisamente impressionante. È stato notevole che il “Dialogo tra le Civiltà” abbia attratto una sostanziale attenzione nel mondo: la formazione di istituzioni di dialogo; libri e saggi scritti in questo campo; l’istituzione di cattedre universitarie, le quali hanno ospitato numerose conferenze internazionali in Occidente e in Oriente, nel mondo cristiano ed in quello musulmano.

Tuttavia, ad un ispezione più accurata, tutto ciò non è così sorprendente. Perché certe osservazioni a volte si sentono ed altre volte no? Se il mondo dell’uomo e la sua storia sentissero in profondità il bisogno della sua coscienza, la parola che incontra tale bisogno sarebbe sentita. Quel mondo era così desideroso di sentire questa chiamata. Ciò è legato alla preoccupazione ed alla paura riguardo l’insicurezza materiale e spirituale derivante dal paradigma dominante. Nonostante la diffusione e la promozione di tale idea appaia diminuita, è ancora importante e risulta interessante per il pensiero e la storia dell’uomo ed io credo che rappresenti una luce che non si spegnerà mai.

Più tardi due governi, uno occidentale ed uno orientale, la Spagna e la Turchia, hanno affrontato la questione dell’Alleanza tra le Civiltà. Come uno dei 18 high ranking group scelti dal Segretario Generale dell’ONU, ho annunciato che il “Dialogo tra le Civiltà” non era finito e che l’Alleanza tra le Civiltà non poteva rimpiazzare il dialogo. Prima di tutto le civiltà devono essere in grado di comunicare e di trovare delle caratteristiche in comune, mantenendo la propria identità. L’idea dell’Alleanza tra le Civiltà, nel senso che tutte le civiltà si fondono insieme, è impossibile e differisce totalmente dall’idea che è stata promossa in questi anni. In ogni caso rappresenta un’iniziativa ben accetta ed indica che l’idea del dialogo tra le civiltà è ancora capace di indicare traiettorie e mezzi adeguati per affrontare gli attuali problemi dell’uomo.

Mi sono sempre preoccupato di proteggere il dialogo tra le civiltà dai giochi politici. Ciò che avevo in mente era quello che avrebbe dovuto essere fatto per ottenere un mondo migliore. Apparentemente questo mondo migliore può essere realizzato cambiando i punti di vista ed io credo che sia possibile. Il dialogo tra le civiltà rappresentava la ricerca delle basi e dei concetti delle civiltà in modo da definire nuove politiche, un nuovo potere e creare una nuova serie di relazioni. Di certo la politica non può essere ignorata. Utilizzando il criterio del dialogo, possiamo criticare la politica, non giustificarla. In questo modo, il dialogo tra le civiltà avrebbe un effetto costruttivo sulla politica.

Dopo l’adozione della Risoluzione riguardo il “Dialogo tra le Civiltà”, le Nazioni Unite hanno nominato un rappresentante speciale per seguire la questione. Sfortunatamente la missione non è stata pienamente realizzata. Adesso, grazie al ruolo importante che può giocare per rimediare e trasformare le presenti e future insicurezza e violenza, è imperativo stabilire un istituto affiliato alle Nazioni Unite per facilitare la promozione del dialogo nel mondo.

(Traduzione dall’inglese di Riccardo Gavrioli)


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